L'
estate è un buon momento per
rivisitare Musei torinesi che si conoscono e in cui non si entra da
un po'. Qualche giorno fa sono stata ai
Musei Reali (piazzetta Reale 1), perché volevo
finalmente ritornare al
Museo d'Antichità, dove è in corso la
mostra
Carlo Alberto archeologo in Sardegna (ne scriverò la prossima settimana). Una
passeggiata tra
vetrine di vetri, monili, vasellame, sculture,
bassorilievi un po' romani e un po' longobardi, provenienti da
diversi siti archeologici piemontesi, a testimoniare l'antichità
della nostra storia e il ruolo di
crocevia di culture che questa
terra ai piedi delle Alpi ha sempre avuto, e poi il
Tesoro di
Marengo.
Tutti i Musei hanno un luogo che è sempre wow. La
Galleria Grande alla Venaria Reale, la Galleria dei Re al Museo
Egizio, l'ingresso all'Armeria Reale da Palazzo Reale ai Musei Reali,
la Camera del Parlamento al Museo del Risorgimento, la terrazza del
Museo della Montagna, sicuramente tutti avete un luogo wow nei Musei
che avete visitato. Al Museo di Antichità, questo luogo sono
le sale
del Tesoro di Marengo. Il fascino di questa vetrina sapientemente
illuminata, per rimandare
lo splendore degli argenti e delle
decorazioni a sbalzo, è indescrivibile. Così come il
busto argenteo
dell'imperatore Lucio Vero, che condivise l'Impero con
Marco Aurelio
(siamo già nell'era della decadenza, in quel momento in cui, direbbe
Marguerite Yourcenar, gli dei antichi non c'erano più, il nuovo dio
non si era ancora affermato e l'uomo era solo, davanti a se stesso e
all'immensità). Un busto splendido, che riprende la folta chioma
dell'imperatore, lo sguardo strabico, e gli dona una regalità che sa
superare i secoli. Da ovunque lo guardiate, lo
sguardo severo di
Lucio vi segue e fa sentire
la forza di Roma.
Nella vetrina che
conserva il resto del tesoro, ci sono
sottili lamine d'argento decorate a
sbalzo, che probabilmente ricoprivano mobili e arredi di legno. Si
tratta di fasce, fregi, dischi, decorati con motivi geometrici o
floreali, con figure di divinità e colpiscono l'eleganza, la forza,
la maestria degli artigiani e artisti.
Il corredo è stato
trovato
nel 1928, durante i lavori in una tenuta agricola di
Marengo,
in provincia di
Alessandria. Probabilmente era stato nascosto dai
proprietari, o magari dai ladri, in tempi inquieti come erano quelli
tra la metà del III secolo e l'inizio del IV, con le incursioni dei
barbari e i confini sempre più insicuri. Ha mantenuto
intatto il suo
mistero: a chi appartenevano davvero questi reperti così preziosi e
raffinati, in grado di squarciare una luce sui secoli bui del declino
di Roma? Chi li ha commissionati e quali case abitava e quale stile di vita aveva chi ne ha goduto? Se visitate il Museo d'Antichità, prendetevi
tutto il tempo
che il Tesoro merita.
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