A un certo punto,
nei primi trent'anni
del XX secolo, sembrava non ci fosse settore economico in cui
Riccardo
Gualino non avesse interessi: trasporti, energia, automobili, il suo
impero era tra i più differenziati d'Italia. Grazie a questa ricchezza e vastità di interessi fu anche
uno dei più importanti mecenati del Novecento italiano e
proprietario di una collezione d'arte di valore inestimabile.
Riccardo Gualino (sin) con la moglie Cesarina (des)
Imprenditore
biellese, classe 1879, Gualino colpisce per
l'audacia negli affari,
con l'indebitamento e le decisioni spericolate come caratteristiche
principali; così fu in grado di muoversi in tanti settori e
di essere spesso decisivo, ma, allo stesso tempo, il suo impero fu
piuttosto
fragile. La sua famiglia d'origine era attiva
nell'oreficeria, ma il giovane Riccardo iniziò a dedicarsi presto ad
altri settori, in particolare
all'import-export di legnami pregiati e
carbone. Dopo cadute e rinascite, dovute agli
indebitamenti con cui finanziava le sue espansioni, nel 1917, iniziò
a interessarsi ai
trasporti degli aiuti americani all'Europa in
stretta collaborazione con
Giovanni Agnelli; fondò così la
SNIA (Società di Navigazione Italo-Americana), diventata poi
SNIA-Viscosa,
primo polo italiano della produzione di filati artificiali. Gli anni
di vicinanza con Agnelli misero Gualino al centro di operazioni
finanziarie e lotte per il controllo delle prime industrie italiane,
così, in una di queste battaglie, si schierò al lato degli Agnelli
e divenne vicepresidente della Fiat (mentre Giovanni Agnelli lo fu
della SNIA). In questo primo scorcio del secolo, Gualino fondò anche
la
Rumianca, nel settore chimico, la
Unica, poi
Venchi-Unica, nel
cioccolato, e quindi la
Lux Film, nel cinema.
La continua
esposizione finanziaria e la sostanziale indifferenza al fascismo
causarono la sua
caduta e il confino. Tornato in libertà,
lasciata
Torino per Roma, si dedicò soprattutto al cinema (produsse alcuni
dei film più importanti degli anni 30 e 40 e la Lux Film fu
palestra dei grandi produttori del cinema italiano uscito dalla
guerra, da Carlo Ponti in poi). Ma non è questa fase della sua vita
che interessa Rotta su Torino, essendo spostata su Roma. La
parte interessante per questo blog è quella
torinese, precedente
alla caduta e al confino. L'uomo d'affari che si divideva tra scalate
finanziarie, espansioni all'estero e intuizioni straordinarie (come
si fa a essere contemporaneamente attivi in settori che oggi
identificano l'industria piemontese, dall'automobile al tessile,
dall'alimentare al chimico?) fu anche un
grande appassionato d'arte e cultura.
La sua
casa di via Galliari
(precursore anche in questo, a San Salvario!) fu restaurata e poi
ampliata da
Felice Casorati e da
Alberto Sartoris e divenne uno
"
straordinario cenacolo culturale e artistico cui Riccardo e
Cesarina seppero dar vita, aggregando musicisti, compositori,
direttori d'orchestra, danzatori, attori, scrittori, pittori,
scultori e architetti di fama internazionale, provenienti da tutta
Europa" come
scrive Adele Marini. A fare da padrona di casa,
Cesarina, la cugina che Gualino aveva sposato nel 1907 e che lo aveva
seguito e appoggiato nelle avventure imprenditoriali e nelle
inquietudini artistiche, artista anche lei, soprattutto pittrice. Ma
non fu solo il loro salotto o il teatrino privato in cui allestivano
spettacoli: nel 1925 fondarono il
Teatro di Torino, che presentava un
cartellone ricco di proposte internazionali e di grande versatilità.
Nei suoi cinque anni di attività ospitò "i Ballets Russes di
Sergei Diaghilev, le danze di Mary Wigman e di Clotilde e Alexandre
Sakharoff, la prosa dei Pitoèff, Jacques Copeau del Vieux-Colombier,
Richard Strauss, Gaston Baty, Luigi Pirandello, Gian Francesco
Malipiero e tantissimi altri".
Villa Gualino, sulla collina torinese
E poi c'era
la straordinaria
collezione d'arte, che i Gualino riunirono guidati dall'amico
critico e storico dell'arte
Lionello Venturi. Comprendeva
capolavori
di ogni secolo, dall'arte antica a quella contemporanea, la Venere
attribuita al
Botticelli o alla sua bottega, la Venere con la
tartaruga attribuita a
Sebastiano del Piombo, sette
Modigliani, uno
studio per l'Olympia di
Manet, opere di
Cimabue e ceramiche statue,
oreficerie di ogni epoca. Una collezione di valore inestimabile, che
fu conservata nelle varie residenze dei Gualino, il
Castello di
Cereseto Monferrato, la casa di
Sestri Levante e quella di Torino,
fino all'idea finale, la costruzione di una vera e propria
Casa-Museo, sulla collina torinese. La conosciamo come
Villa Gualino, non fu mai terminata e non ospitò mai
la collezione. Anche il progetto di questo edificio,
commissionato
nel 1929 agli architetti romani
Andrea, Clemente e
Michele Busiri Vici, fu all'avanguardia per quell'epoca e per quella
Torino. L'idea era quella di
un grande corpo centrale, che sarebbe
stato l'abitazione dei Gualino, da cui partivano
due ali a un piano,
destinate a un teatro e a un vero e proprio museo. Di quel progetto
non rimane molto: l'edificio fu ampiamente
rimaneggiato dopo la
cessione a cui Gualino fu obbligato a causa del suo crollo
finanziario, nel 1931. Divenne colonia elioterapica, quindi centro di
formazione, hotel e centro congressi. Adesso, in attesa di nuova
destinazione, è in
disuso. La collezione dei Gualino è stata
dispersa, sempre a causa dei fallimenti finanziari; un'ampia sezione
è al terzo piano della
Galleria Sabauda, a Torino.
Secondo il libro “ Il grande Gualino” di Giorgio Caponetti, non vi fu alcun crollo finanziario di Gualino, bensì la confisca di tutti i suoi beni a seguito del suo arresto e del successivo confino
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