Poco più di un anno fa è arrivato al
Museo Nazionale della
Montagna, al Monte dei Cappuccini, l'
Archivio di Walter Bonatti,
uno dei più grandi alpinisti del Novecento. Mi ha sempre incuriosito questa notizia:
un simile
patrimonio storico e culturale a Torino, per raccontare alcune delle
imprese più importanti dell'alpinismo degli scorsi decenni e per
rivelare gli aneddoti e i lati nascosti di
una delle personalità più
vulcaniche che la montagna abbia espresso. Il legame tra la città e la montagna che si rinnova ancora, in uno dei modi migliori, attraverso la cultura e la memoria di uomini e imprese straordinari.
Walter Bonatti al Museo Nazionale della Montagna, in occasione della mostra “La
Stampa” - Pagine di Montagna. Dagli archivi di un grande
quotidiano.accanto a una sua immagine sagomata, ricavata da una fotografia del 1955 al
ritorno dal Dru (sin) - Walter Bonatti con Andrea Oggioni ai
Resinelli, nel 1948 (des).
In questo momento il Museo sta lavorando all'Archivio, per
inventariare tutto quello che contiene, e per
valorizzare poi i suoi documenti più importanti. Il vicedirettore del Museo
Marco Ribetti e la curatrice
Veronica
Lisino, che da poco più di un anno, insieme al giornalista e storico
dell'alpinismo
Roberto Mantovani, stanno scoprendo
carte e documenti
raccolti in una vita da Bonatti, mi hanno raccontato segreti e curiosità di questo primo anno di studio. Lavorano in una piccola stanza, con vista su Torino e 'invasa' dalle
oltre 80 scatole di cartone che contengono il tesoro di Walter
Bonatti. Pensate solo a questi numeri:
oltre 170mila diapositive e
5mila stampe, i
libri con
annotazioni personali, le
pagelle di scuola (e anche il bigliettino
della compagna di banco delle elementari che gli raccomandava di
essere ordinato, altrimenti la suora avrebbe sgridato anche lei), le
audiocassette delle conferenze, i
diari delle spedizioni, le
corrispondenze con i colleghi alpinisti. "Avere tra le mani la
sua vita è un'emozione grandissima" hanno detto più volte Marco Ribetti e
Veronica Lisino.
Come i suoi documenti siano arrivati al Museo
torinese è presto detto: "Il rapporto con Walter Bonatti è
nato negli anni '90, grazie all'allora direttore
Aldo Audisio. Qui
abbiamo organizzato due mostre dei suoi lavori,
Fermare le emozioni,
mostra fotografica sulle imprese alpinistiche e i reportage con
Epoca, nel 1996, e
Solitudini australi, collegata a un film in
Patagonia,
Finis terrae, da lui realizzato sulle orme di Padre Alberto Maria De
Agostini. Questo ha fatto sì che nascesse una vera e propria
amicizia con lui, che, nell'ultima fase della sua vita, aveva spesso
accennato
alla possibilità di lasciare l'archivio al Museo. La sua
compagna
Rossana Podestà era d'accordo e, alla sua morte, i figli di lei, eredi di entrambi, hanno poi deciso in questo senso, con una
donazione che ci
impegna a terminare i lavoro sull'archivio
entro il 2020, a
realizzare
una grande mostra e a pubblicare
un volume".
Durante la traversata delle Alpi del 1956, Bonatti incontra Toni Gobbi sopra Saas Fee (sin) - In treno con il padre Angelo nel
1958, al ritorno dalla spedizione al Gasherbrum IV
Nell'archivio c'è la storia di
un uomo
non comune, molto amato ancora oggi, a otto anni dalla sua morte:
"Vengono anche
i più giovani, ci chiedono dell'Archivio. Perché
la sua leggenda supera le generazioni? Ci sono punti delle
vie aperte
da Bonatti che sono ancora difficili, nonostante le moderne
tecnologie. E lui non si è mai tirato indietro al confronto con gli
appassionati: dopo le conferenze era capace di stare
ore a firmare
autografi o a
chiacchierare con chi aveva seguito una sua via in
montagna. Commentavano come se fossero di ritorno da una scalata
insieme. E questo lo faceva amare tantissimo" dice Ribetti, che
ha conosciuto Bonatti "Leggere le sue carte, mi ha confermato quello
che pensavo di lui, un uomo
sanguigno e appassionato, ma anche
curioso ed estremamente corretto. Mi ha colpito come fosse
consapevole della sua grandezza sin da ragazzo, documentando e
conservando tutto". Veronica Lisino, che Bonatti non ha
conosciuto, ma si è appassionata alla sua figura lavorando
all'archivio, lo descrive come "un uomo
molto attento alla sua
immagine e, allo stesso tempo, molto
disponibile e molto
rigoroso. Durante tutta la
vita ha ricevuto
lettere dei fans, che ha catalogato insieme alla
risposta. Rispondeva a tutti. Persino alla ragazza che gli chiedeva
di telefonare al suo fidanzato per fargli una sorpresa di compleanno:
Bonatti l'ha chiamato e si è segnato data e ora".
Ritagli di giornale (sin) - Bonatti fotografato da Cosimo Zappelli
nel settembre 1963 sul Dente del Gigante
Nella bella conversazione che abbiamo
avuto, Ribetti ha sottolineato come lavorare all'Archivio del celebre
scalatore sia
ripercorrere un po' la storia d'Italia: "Riceveva
lettere e complimenti, telegrammi e riconoscimenti dai Presidenti
della Repubblica e del Governo, da Saragat a Moro, nella sua
corrispondenza ci sono le grandi personalità della nostra storia e
spesso anche straniere, ci si rende conto anche del cammino fatto
dall'Italia in questi decenni".
Tante le chicche trovate nell'archivio.
Come i
menabò dei fumetti delle sue imprese: due volumi sono stati
pubblicati da Baldini&Castoldi, Bonatti forniva il soggetto e le
diapositive, che poi i disegnatori sviluppavano; gli altri conservati sono inediti e potrebbero essere pubblicati in futuro. O il
pupazzo Zizì, un
peluche che lo accompagnava nelle sue solitarie, e
il
casco con l'adesivo di Gambadilegno. Un archivio prezioso, che
offre tanti filoni di indagine, per mostre e libri. C'è già stata una pubblicazione ed è stata un successo: il libro
La montagna scintillante,
pubblicato quest'estate per i 60 anni dalla conquista del
Gasherbrum
IV, è in ristampa. Cosa sarà di questo prezioso tesoro, al termine dell'inventario? "La parte
più interessante sarà
digitalizzata e pubblicata online; la
documentazione cartacea sarà qui in sede. Sarà un lavoro molto
impegnativo, anche a livello economico, per il quale contiamo anche
sul sostegno del CAI nazionale. Nel nuovo allestimento del Museo
dedicheremo
un'intera area alle attrezzature che Bonatti ci ha lasciato
nell'Archivio. E poi ci piacerebbe avere i fondi per
organizzare
mostre e divulgare la grandezza delle sue imprese" dice Ribetti.
Speriamo che
questi fondi arrivino: un gioiello che
potrebbe portare a Torino
tanti appassionati di montagna e di epiche imprese merita tutta la
visibilità possibile. E la merita anche Walter Bonatti, con la sua
storia leggendaria.
Tutte le foto qui pubblicate appartengono all'Archivio di Walter Bonatti, conservato al Museo Nazionale della Montagna, grazie a Marco Ribetti e a Veronica Lisino, anche per le didascalie.
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