Potenza di
Instagram. Vedi fotografie
di outfit preparati in modo da incuriosirti, leggi una storia che sa
di soddisfazione e orgoglio e non puoi che cercare di saperne di più. È successo con
Moi.To, uno dei tanti negozi
torinesi che usano il social più fotogenico e amato per promuovere
la propria attività.
Qualche giorno fa, ha celebrato i suoi primi 3 anni con
un post di sano orgoglio femminile e mi
sono detta ok, bisogna conoscere queste due ragazze! Nel loro
negozio, ho incontrato
Micaela (lei e
Ylenia fanno i turni) e questo
è quello di cui abbiamo parlato, tra il viavai di clienti, le prove
di una wedding planner in cerca di vestito per una sessione
fotografica, una vivacissima bambina tenuta a bada da mamma e nonna.
- Come nasce Moi.to?
Nasce dal desiderio di cambiare vita di
Micaela e Ylenia. Siamo ex compagne di liceo, non ci siamo mai perse
di vista, anche se lei ha fatto il Politecnico e io Lettere. Io
volevo insegnare, lei voleva fare design, ma dopo la laurea abbiamo
conosciuto il precariato, come capita a tutti, abbiamo anche pensato di lasciare l'Italia,
abbiamo tanti amici all'estero. Fino a quando abbiamo detto davvero basta, eravamo a ridosso
dei trenta, non vedevamo un futuro e abbiamo deciso di svoltare,
senza andare all'estero, perché i nostri legami sono qui. Anche il
nome del negozio, Moi.to, da moi, francese, e To di Torino, indica il
nostro legame con la città e il desiderio di rimanere; in realtà
gioca anche con la pronuncia, che assomiglia a
mojito, ricordando che
siamo vicini a piazza Vittorio Veneto e ai cocktail, rendendo così
più facile memorizzare il nome.
- Ed è venuta l'idea di un negozio tutto
vostro
Un'idea che mi frullava in testa da un po'. Siamo state
entrambe all'estero, abbiamo fatto l'Erasmus in Spagna e avevo già
visto cose che mi erano piaciute.
(Parentesi obbligatoria:
- In Spagna dove?
Io a Siviglia e Ilenia a
Valencia
- Ti prego, Siviglia è la
mia città preferita, ci andrei a vivere domani!
Non ne parliamo,
ci ho lasciato il cuore
Omaggio sivigliano terminato e chiusa
parentesi)
In Spagna, avevo già visto realtà piccoline, molto
curate, con brand interessanti, mai visti qui. Facevano cose belle, ben disegnate e ben rifinite a prezzi
accessibili a tutti, anche alle studentesse. Finiva che compravo a
Siviglia: quando avevo la possibilità di tornare lì, avevo i miei
negozi di riferimento in cui mi fiondavo e acquistavo le cose che mi
piacevano. Possibile che per fare acquisti devo aspettare una volta
all'anno? Mi dicevo. E infatti in Moi.to la maggior parte dei brand
che abbiamo sono spagnoli, portati da noi in Italia anche per la
prima volta. Il primo anno siamo andate proprio fisicamente a
prenderci le cose in Spagna.
- Come li avete selezionati?
Molto
banalmente: perché li conoscevo, mi piacevano ed erano quelli che
compravo. Quando apri una tua attività devi rispondere anche a un
tuo bisogno, vendere quello di cui tu per prima senti la mancanza. Per avere questi brand, abbiamo semplicemente scritto,
spiegando chi eravamo e cosa volevamo. Ci hanno risposto, in alcuni
casi siamo state le prime a portarli in Italia, non avevano
neanche una rappresentanza e questo ci ha dato anche alcuni
vantaggi nella loro distribuzione qui.
- Un negozio di
abbigliamento, con la concorrenza spietata delle grandi catene
low-cost, come riesce a funzionare?
Funziona se tu sai vestire le
clienti e le segui. Chi viene qui è in cerca di consigli, che non trovi nelle grandi catene: lì non c'è la commessa che ti segue e che ti dice,
mentre provi il maglione rosa, che te ne porta anche un altro, che
magari ti sta meglio e costa pure meno. L'obiettivo non è
venderti qualcosa, ma darti qualcosa che ti stia bene; tu non sai come
detesto, da cliente, la commessa che ti dice che ti sta benissimo,
per vendere, quando è palese che non ti stia bene! Noi volevamo offrire alle ragazze la stessa sicurezza di uscire ben
vestite da questo negozio, che i negozi di alto livello offrono alle
signore più ricche. I nostri camerini hanno uno spazio
salotto in cui mamme e fidanzati possono aspettare e consigliare.
Sono piccole cure che in un negozio di prezzi accessibili non sempre
ci sono. Si creano anche bei rapporti personali, le clienti che
passano a salutare, per fare due chiacchiere, per prendere un caffè
insieme.
- Le vostre clienti sono solo ragazze?
Sai che no?
Noi temevamo che venissero solo le ragazzine, perché avevamo sempre
cose un po' strane, vestiti con zebre giganti, cose fumettose,
colorate. Invece no. Non solo le
giovanissime tendono a omologarsi, quindi non indosserebbero gonne
con i pomodori, ma il nostro zoccolo duro è risultato essere di
donne tra i 25 e i 40 anni. Ma ci sono ovviamente anche le donne più
mature e le più giovani. Abbiamo il target che speravamo.
- Quanto contano i social per Moi.to?
Moltissimo! Ti faccio un
esempio: il primo anno di attività è stato come previsto, senza
troppi scossoni. Poi a giugno un boom incredibile, andava via tutto
con una velocità che non ci aspettavamo, temevamo di non avere più niente per i saldi! E niente mi toglie dalla testa
che sia stato Instagram. In tante arrivano perché hanno visto una foto su Instagram e cercano quell'outfit. Instagram più di Facebook.
- Io vi ho scoperte su Instagram
"Anch'io!" esclama
la wedding planner in cerca di vestito dal camerino, dove sta
provando i vari outfit proposti da Michela. Questa è stata
un'intervista così, tra una chiacchierata con clienti di passaggio e
continui scambi di commenti sugli outfit provati dalla wedding planner. E, a proposito, mi piacerebbe vedere le sue fotografie, dopo aver
assistito alla costruzione del look: che lo sappia se mai passasse da qui e si riconoscesse!
Moi.to è in via delle Rosine
1A, ovviamente lo trovate anche
su instagram
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