Alcuni giorni fa ho visitato il
Castello di Moncalieri, di cui
racconto qui. Mi è
molto piaciuto e mi sono piaciute
le donne che lo hanno abitato.
Nonostante sia il Castello del
Proclama di Moncalieri, con cui
Vittorio Emanuele II chiese agli elettori del Regno di scegliere una
maggioranza in grado di firmare
la pace con l'Austria e le sue
conseguenze, questa residenza sabauda è legata soprattutto a tre
dame,
Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena, moglie del Re Galantuomo e
ultima Regina di Sardegna, la di loro figlia
Maria Clotilde di Savoia
e la di lei figlia
Maria Letizia Bonaparte.
Di Maria Clotilde, quasi
santa, e di
Maria Letizia Bonaparte, una sorta di Maria Olympia di
Grecia
ante litteram, ho già raccontato nel blog. Rimane Maria Adelaide
d'Asburgo-Lorena, che, a leggere le sue biografie, ha tutte le
caratteristiche di
sofferenza, fede e discrezione che si chiedevano a
una donna dell'Ottocento e a una regina.
Tutto inizia a
Milano, dove
la futura sovrana di Sardegna nacque
nel 1822, figlia dell'
arciduca
Ranieri, vicerè del Lombardo-Veneto, e di
Maria Elisabetta di
Savoia, sorella di re Carlo Alberto. Come tante principesse dal
possibile matrimonio regale, venne educata per essere
una buona
moglie e una buona madre: di suo amava leggere e ricamare, sapeva
ballare, conosceva le lingue e aveva una buona conversazione. Quali
aspirazioni personali avesse, non è dato sapere, del resto
cosa
volesse davvero una donna non è mai stato importante, fino a pochi
decenni fa. Sappiamo però che era molto religiosa, come si conveniva
alle ragazze bene del suo tempo. A 18 anni, nel Castello di
Racconigi, incontrò il
principe Vittorio Emanuele, suo cugino di
primo grado, per una riunione familiare che doveva stabilire
le
possibilità di matrimonio tra cugini. Maria Carolina o Maria
Adelaide, per il giovane principe? Pare che l'erede al trono avesse
una predilezione per la prima, mentre sua madre Maria Teresa
preferiva la seconda. Vinse la madre. Il problema di Maria Adelaide
fu che
si innamorò sul serio del futuro marito, scrivendogli lettere
affettuose nei due anni che durò il fidanzamento, a causa dei lunghi
negoziati.
Quando, il
12 aprile 1842, sposò Vittorio Emanuele,
nella Cappella Reale della Palazzina di Caccia di Stupinigi, Maria
Adelaide portava con sé
un corredo nuziale di oltre 2200 capi e una
dote di 200mila fiorini. A tanta ricchezza, non corrispose però
altrettanta felicità. Il giovane principe, che divenne re nel 1849,
dopo il disastro di Novara della Prima Guerra di Indipendenza, e che
presto fu assorbito dalle strategie politiche per arrivare all'Unità
d'Italia,
non fu un buon marito. Fu
sinceramente affezionato alla
moglie, ma
non innamorato: correva dietro a ogni gonnella, aveva
figli sparsi per tutto il Regno, scappava da
Rosa Vercellana, la
Bela Rosin, ogni volta che poteva. Senza dimenticarsi di
lasciare incinta la povera Maria Adelaide: tra il 1843 e il 1855 mise
al mondo
ben otto figli. Così la giovane regina di Sardegna,
educata, docile e remissiva, come si chiedeva a una perfetta signora
dell'Ottocento,
subiva in silenzio i tradimenti del focoso marito e
si rifugiava nella preghiera, nelle opere benefiche e nell'educazione
dei figli.
Maria Adelaide mi fa pensare a una di quelle
eroine
dei romanzi d'appendice cari alle giovani lettrici dell'Ottocento: pallida, di salute cagionevole, innamorata dell'amore, più che
dell'uomo che aveva accanto, pronta a sacrificarsi, per garantire il
buon nome e il benessere della famiglia, fossero quella di origine o
quella creata con il marito. Per decenni ci hanno spiegato che quello
doveva essere
il modello di riferimento femminile, per secoli una
vera regina è stata quella che ha sopportato in silenzio i
tradimenti del marito, guardandosi bene dal rendere pan per focaccia
(quanto ho amato, invece, le duchesse e le regine che si sono
altrettanto divertite!). Ancora oggi, regine come
Sofia di Spagna o
Silvia di Svezia, che hanno accettato per anni le corna dei
rispettivi sposi, Juan Carlos e Carl Gustav, nel nome del bene
superiore della Corona e dei figli (o dei privilegi garantiti dalla
posizione sociale?), sono state additate come "vere regine"
o come "sovrane modello",
contrapposte alle loro eredi più
ruspanti, come Letizia, nella stessa Spagna, o Máxima nei Paesi Bassi
e Mary in Danimarca, che probabilmente tali tradimenti non
sopporterebbero con altrettanto
aplomb.
Ma tornando a Maria
Adelaide: che eroina dell'Ottocento sarebbe
se non fosse morta
giovane, a causa della salute cagionevole?
A soli 33 anni, devastata
dalle otto gravidanze, troppe per la sua salute malferma, iniziò a
deperire. Il suo
declino fisico fu impressionante: perse i capelli e
poi i denti, fino a quando la debolezza costante, la febbre e infine
una forte gastroenterite se la portarono via, tra grandi sofferenze.
Al suo fianco, a tenerle la mano, fino all'ultimo respiro, re
Vittorio Emanuele II. I principi di Savoia
non sono stati dei grandi
mariti, ma molti di loro hanno avuto
grande lealtà verso le loro
mogli, penso a
Emanuele Filiberto, che non si sposò più dopo aver
perso
Margherita di Valois, ovviamente tradita con qualunque cosa si
muovesse nel Ducato, o a suo figlio
Carlo Emanuele I con l'
Infanta
Catalina, passando per re
Vittorio Amedeo II e la regina
Anna Maria
di Borbone Orleans. E anche Vittorio Emanuele II, sempre infedele, si
distinse per l'affetto verso la moglie agonizzante. Dopo di lei, che
fu sepolta
nella Basilica di Superga, non volle più sposarsi. Se per
fedeltà al suo ricordo o a Rosa Vercellana, da cui tornava sempre,
dopo le avventure galanti, non è dato sapere, ma è certo che
rifiutò il matrimonio con principesse britanniche e tedesche,
persino con la cognata Elisabetta di Sassonia, vedova del fratello
Fernando. Il secondo matrimonio, morganatico, arrivò solo negli
ultimi anni della sua vita, e fu una sorta di risarcimento per la
bela Rosin.
Maria Adelaide è
rimasta nella memoria dei torinesi
attraverso diversi toponimi. Se visitate la
Basilica
della Consolata, però, non perdetevi la
Cappella delle due regine, in cui
sono ospitate due statue della regina e di sua suocera, Maria Teresa,
che era anche sua zia: morte a pochi giorni di distanza l'una
dall'altra (probabilmente la scomparsa di Maria Teresa fu il colpo
definitivo per la giovane regina già minata nel fisico), sono
ritratte da
Vincenzo Vela in preghiera; splendide nel loro
raccoglimento e nella definizione dei loro volti e dei loro vestiti.
Commenti
Posta un commento