Qualche giorno fa sono passata in una
piazza San Carlo che si stava preparando a prendere il testimone da
piazza Castello e a diventare il
centro dei festeggiamenti natalizi
cittadini (se vi passate in questi giorni, e vi suggerisco di farlo
alla sera, potrete ammirare l'albero di Natale e il calendario
dell'Avvento, che negli anni scorsi erano davanti a Palazzo Reale e a
Palazzo Madama). Poco dopo, nella Rete, ho visto
le immagini di
piazza San Carlo di qualche decennio fa.
Io
me la ricordo quando
era così, aperta al
traffico e con
ampli parcheggi ai lati. La
statua di Emanuele Filiberto, al centro della piazza e del principale
asse prospettico cittadino, da Palazzo Reale a Porta Nuova, era
assediata dalle auto, praticamente irraggiungibile dai pedoni e dai
turisti che avessero voluto osservarla da vicino, mentre il Duca,
vincitore di San Quintino, inguaina la spada e inizia l'era di pace su
cui rifondare il suo Stato. Erano
gli anni '80, Torino non aveva
ancora scoperto di essere bella (o meglio, lo sapeva, ma non lo
comunicava al mondo), sulle facciate dei palazzi, compreso Palazzo
Reale, impazzava ancora
il giallo Torino e tante piazze cittadine
erano parcheggi a cielo aperto, non si immaginava neanche potessero
essere isole pedonali. Mi ricordo come la città sembrava
dipendere
dalle automobili, in tutti i sensi, non solo per la grande industria
che dai quartieri meridionali dava lavoro e benessere a migliaia di
persone.
Poi le maggiori consapevolezze ambientali, la crisi
dell'auto e la ricerca di nuove vocazioni per il futuro, hanno spinto
a
rivalorizzare la bellezza artistica e storica di Torino, a
riprendersi il suo centro storico. Ed è iniziata la
pedonalizzazione
delle grandi piazze, compresa piazza San Carlo. Oggi Emanuele
Filiberto non è più assediato dal traffico, nella nuova piazza
lastricata di sanpietrini, con
le facciate castellamontiane
tinteggiate di delicati crema e le due chiese (quasi) gemelle di San
Carlo e Santa Cristina a prendersi
il giusto protagonismo
prospettico. Si può passeggiare fino ad arrivare al Duca e osservare
il suo volto sereno, mentre inguaina la spada e sa che il lavoro più
duro (ma anche più appassionante) è ancora tutto da fare; si può apprezzare finalmente il senso della piazza chiusa, il salotto di Torino,
la prima Place Royale al di qua delle Alpi.
Si
guardano
le foto del passato, di quell'immenso parcheggio che faceva
impazzire i papà che portavano i figli in centro, e ci si chiede
come abbiamo potuto permettere che le piazze auliche di Torino
fossero questo, grandi parcheggi a cielo aperto,
noi che adesso non
tolleriamo neanche le Fiere e i mercatini che di tanto in tanto le
abitano, perché mancano di rispetto alla loro storia e al loro
splendore.
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