Diceva
re Luigi
XIV di Francia, il Re Sole, che le
principesse erano proprietà della
Corona. E come tali venivano trattate, spedite come strumenti di
riproduzione nelle diverse Corti europee, secondo gli interessi della
dinastia in cui erano nate. Difficile per le principesse del sangue
sfuggire a questo destino, spesso infelice: straniere e giovanissime,
nelle loro nuove città erano spesso sposate a principi più
anziani e dovevano convivere con amanti più o meno ufficiali, alle
quali andavano spesso maggiori riconoscimenti e molto più potere. La
Storia si è occupata
pochissimo di loro e poco sappiamo, al di là
di qualche ritratto e qualche documento conservato negli Archivi
Storici.
A questo destino non è sfuggita
Anne Marie d'Orléans,
prima regina di Sardegna in quanto moglie di
Vittorio Amedeo II. Di
lei si può almeno dire che fu scelta dall'allora giovanissimo
principe sabaudo. Per lui sua madre, la seconda Madama Reale,
Maria
Giovanna Battista di Savoia-Nemours, voleva un matrimonio portoghese,
con l'
Infanta Isabella, così da assicurarsi sia il
controllo del potere a Torino (secondo gli accordi matrimoniali, il principe si sarebbe dovuto trasferire a Lisbona fino alla nascita dell'erede) sia il rapporto privilegiato
con le
rotte commerciali dell'allora esteso impero lusitano (a
Palazzo Madama, non perdetevi la bella mostra
Madame Reali: cultura e potere da Parigi a Torino, dedicata
anche a Maria Giovanna Battista). Vittorio Amedeo si
ribellò al progetto materno e si rivolse a
Parigi,
prendendo in moglie la
principessa del sangue di più alto grado,
così da stringere ulteriormente il legame con la Francia del Re Sole
(la nonna di Vittorio Amedeo, Cristina, prima Madama Reale, era
sorella di Luigi XIII, padre del Re Sole: i legami familiari erano
quindi già strettissimi).
Luigi XIV non aveva figlie femmine, le sole principesse dei Borboni erano le figlie di Philippe, il Duca d'Orléans, unico fratello del sovrano.
Anne Marie, nata il 27 agosto 1669, era la sua secondogenita, nata dal travagliato matrimonio con
Henriette d'Inghilterra, figlia di
Carlo I. A me al leggere questi
nomi viene subito in mente
Versailles, la bella, ma romanzatissima
serie di Canal+, con Luigi e Philippe bellissimi, uniti e separati da
un legame di amore-odio e, sostanzialmente, da una profonda lealtà
del secondo verso il primo, in quanto Re. Ma
Versailles e la Storia non hanno grandi rapporti.
Henriette, principessa di
educazione più francese che britannica, fu piuttosto libera e fu
uno
degli amori di Luigi XIV, anche dopo il matrimonio con Philippe,
che da parte sua aveva diverse storie omosessuali. Anne Marie non
visse però gli alti e bassi del matrimonio dei suoi genitori:
Henriette morì giovanissima, pochi mesi dopo averla data alla luce.
Il padre si risposò presto con
Elisabeth Charlotte, principessa
Palatina, che ebbe per le figlie di primo letto del marito
un amore
materno mai venuto meno; di fatto le
lettere che Anne Marie si
scambiò con lei sono tra i pochi documenti rimasti della prima
regina dei Savoia. A 15 anni,
Anne Marie sposò Vittorio Amedeo, che
aveva solo 3 anni più di lei, ma era già, come abbiamo visto, un giovane uomo
determinato e vulcanico. Dopo le nozze per procura a Parigi, la
giovane principessa raggiunse
Chambéry, accompagnata dal padre fino
a Juvisy-sur-Orge, poco più a sud di Parigi, e fino a destinazione
dalla
contessa di Lillebonne (la principessa palatina aveva
accompagnato la primogenita del marito, Marie Louise, sposa di Carlo
II di Spagna, fino a Bordeaux). Nell'antica capitale del Ducato,
Vittorio Amedeo e Anne Marie si sposarono nuovamente e un paio di
giorni dopo arrivarono a Torino; lei aveva già compiuto
l'errore
della sua vita: si era innamorata del marito.
Nella sua nuova
città, la principessa non trovò una situazione migliore di quella
lasciata a Versailles. Anche il Palazzo Ducale, nel suo piccolo, era
il
centro del potere, degli intrighi e dell'amore, come lo era
Versailles in Francia. Il giovane sovrano aveva r
apporti piuttosto
tesi con la madre, Maria Giovanna Battista, che, visto fallire il
piano matrimoniale per il figlio, fu costretta a rinunciare alla Reggenza. Non solo, Vittorio
Amedeo, come ogni buon sovrano dell'epoca, non si faceva mancare le
amanti, non solo quelle occasionali, ma anche quelle di lunga durata,
come
Jeanne Baptiste, contessa di Verrua, a lungo corteggiata e poi
al suo fianco per una decina d'anni, per un malsano rapporto di
gelosia, passione e sfruttamento reciproco. E, non fosse sufficiente,
Anne Marie si mise subito all'opera per quella che era la sua
principale funzione, ovvero garantire
la continuità della Dinastia.
Dal 1685 al 1705, mise al mondo
sei figli, di questi
quattro superarono l'infanzia:
Maria Adelaide, la primogenita, sposò
poi il principe Luigi di Francia e fu madre di Luigi XV,
Maria Luisa
fu regina di Spagna, accanto a Filippo V,
Vittorio Amedeo, l'erede al
trono, morì a 16 anni, nel 1715, lasciando nella disperazione il
padre, e
Carlo Emanuele ereditò il Regno di Sardegna.
Anche se
poco si sa di lei e sembra che non ebbe ruoli politici né grande
influenza sul marito, Anne Marie doveva avere
una personalità
piuttosto forte e
una grande capacità di non farsi sopraffare dagli
eventi, spesso dolorosi, della sua vita, in questo aiutata, molto
probabilmente, sia dall'educazione regale che dalla fede religiosa.
Fu un'
ottima madre: per tutta la vita ebbe corrispondenza con le
figlie spose all'estero e con la matrigna Elisabeth Charlotte. È lei
che, quando Maria Adelaide arrivò alla Corte di Francia, per
prepararsi a sposare l'erede Luigi, le scrisse per complimentarsi dell'ottima
educazione della principessina, allora solo 11enne; l'altra sua figlia, Maria Luisa, in una delle sue corrispondenze, si chiedeva come fosse possibile, per chi la conosceva, non amare sua madre. I suoi
sentimenti nobili le fecero
superare gelosie e umiliazioni private: quando la Contessa di Verrua
fuggì da Torino e riparò a Parigi, Anne Marie
si prese cura dei due
figli nati dalla relazione con Vittorio Amedeo. E curò lo stesso
sovrano quando, in Francia, durante una delle sue guerre, si ammalò
di vaiolo: gli chiese il permesso di raggiungerlo per prendersi cura
di lui, il permesso le fu accordato e lei non lasciò il capezzale
del marito fedifrago fino a quando non fu guarito. Fu lei a
mediare
nei rapporti tesi che il Duca intratteneva con la madre e fu ancora
lei a
non voler essere pedina del Regno di Francia, al rispondere
agli emissari che i suoi interessi coincidevano con quelli del Duca
di Savoia.
A lei, trasparente per tante cose,
Vittorio Amedeo
affidava la Reggenza quando le numerose guerre lo portavano via da
Torino e dagli affari correnti del Ducato. Segno di un rispetto e di
un valore di cui la Storia non ha riportato grandi tracce.
Nel
1714, con il Trattato di Utrecht,
Vittorio Amedeo divenne Re di
Sicilia e volle visitare il nuovo possedimento
in compagnia della
moglie, elegante, impeccabile e regale; qui conobbe
Filippo Juvarra, che lo convinse a portarlo con sé a Torino,
disegnando una sontuosa carrozza per Anne Marie. Per lei, il brillante architetto siciliano ridisegnò
Villa della Regina, che era la Vigna del Cardinal Maurizio, prozio di
Vittorio Amedeo, e che Anne Marie ebbe poi come propria residenza del
cuore (qui morì, nel 1728, il giorno prima del 59° compleanno):
sono passati tre secoli, ma quel nome, Villa della Regina, parla
ancora di lei, di Anne Marie,
prima regina della dinastia sabauda.
Sulla regina Anna Maria, di cui così poco si sa, c'è un bel libro,
Anna Maria d'Orléans. Regina di Sardegna Duchessa di Savoia di Maria Teresa Reineri, ripubblicato dal Centro Studi Piemontesi recentemente.
Commenti
Posta un commento