Nelle città di origine romana, capita
spesso: si iniziano gli scavi per le fondamenta di un nuovo edificio
e si trovano
i resti della città antica. È successo anche qualche
anno fa,
durante i lavori di costruzione della Nuvola di Lavazza. Si
stava scavando nell'angolo tra corso Palermo e via Ancona, per
realizzare i parcheggi sotterranei, e sono state rinvenute le tracce
di quella che fu
una delle più importanti necropoli della Augusta
Taurinorum appena cristianizzata. I lavori del cantiere sono stati
fermati, per permettere
lo scavo e la lettura del sito archeologico,
e, una volta completati, l'intera area è stata
coperta di ghiaia e di
tavolati resistenti, in grado di sopportare i
mezzi pesanti che
avrebbero costruito la Nuvola.
Terminata la costruzione dell'edificio, la ghiaia dell'area archeologica è stata
aspirata con potenti mezzi aspiratori e si è proceduto alla
musealizzazione dei resti romani. Una musealizzazione per la quale la
Soprintendenza e la
famiglia Lavazza hanno lavorato in perfetto
accordo: da buoni torinesi, i Lavazza hanno voluto
valorizzare questo
potente ritrovamento e lasciarlo visibile alla città. Se passate tra
corso Palermo e via Ancona, una
parete vetrata vi permetterà di
osservare
l'area archeologica dall'esterno. Di tanto in tanto, c'è
la possibilità, però,
di entrare e di visitare il sito dall'interno
con una guida, che ne spiega originalità e particolarità. Le visite
guidate sono
a cura di Turin Tour, che le abbina alla visita al
Museo
Lavazza, uno dei Musei più multimediali di Torino (e non per modo di
dire, tutte le aree fanno largo uso di strumenti multimediali, che
danno al visitatore grande libertà nella ricerca di informazioni).
Ne ho approfittato la scorsa domenica e vi consiglio di fare altrettanto, appena potete: all'area archeologica si può accedere
solo
con visita guidata, il Museo Lavazza è il
racconto di una saga
familiare torinese, diventata
eccellenza del made in Italy
riconosciuta in tutto il mondo, le
guide di Turin Tour sono
preparate, appassionate e disponibili.
L'area archeologica della
Nuvola si trova
a poche centinaia di metri dalla Porta Palatina ed è
una delle più importanti necropoli paleo-cristiane arrivate a noi. È stata scavata in sei mesi e ha riportato alla luce
un centinaio di tombe,
tre mausolei, due a pianta rettangolare e
uno a pianta rettangolare con abside, e
una chiesa funeraria a
navata unica con abside; poco dopo l'entrata in funzione della necropoli, due dei mausolei conservati sono stati sacrificati, certamente con il consenso delle famiglie, per la costruzione della chiesa, così i muri dei loro resti si intersecano e rendono la loro
lettura più complicata ai profani. Si cammina su un sentiero di lastre di pietra, su un piano di calpestio più basso rispetto a
quello romano, le tombe sono individuate da
strati
di malta rosata, le mura sono state consolidate con malte e
le luci
colorate danno un primo orientamento (la luce verde illumina i mausolei,
quella rossa la chiesa); l'aiuto di
una guida rende tutto
più chiaro e leggibile. Per esempio, grazie a lei si scopre che
l'abside
della chiesa era orientato a ovest, e non a est, come prevede la
tradizione cristiana: probabilmente c'era già una strada che
impediva il giusto orientamento, probabilmente la necropoli era per
personalità abbienti, che potevano scegliere la direzione più utile
per la loro chiesa. Fatto sta che in epoca paleocristiana erano
orientate verso Ovest solo
la prima chiesa di San Pietro, a Roma, e,
nell'Italia settentrionale, di 30 chiese ritrovate, solo 3 erano
rivolte verso occidente.
È
una vera e propria città dei
morti, sembra banale dirlo, ma colpisce. L'intera superficie interna della chiesa aveva lastre che
segnalavano le sepolture, la vicinanza all'abside era un vero e
proprio privilegio, visto il significato simbolico. Non ci sono grandi tracce del passaggio dell'uomo, se non nel tenero
simbolo dell'orante, visibile in un mattone e diventato logo dell'area archeologica: è una figura umana con le braccia alzate, che prega senza arrendersi, fino a raggiungere il suo scopo. È un'
eredità di epoca pagana, come tante che si scoprono in questa necropoli, è un
segno di speranza, di fiducia, di quel sogno di immortalità che ci rende
tutti uguali, in tutte le epoche e in tutte le classi sociali.
La necropoli fu
attiva
fino al XII secolo, con diverse pause dovute alle invasioni e,
probabilmente, alle ricorrenti inondazioni della vicina Dora. Vi si
può leggere
la storia della Torino romana e poi medievale: se le
tombe della chiesa sono state trovate vuote, probabilmente per il
continuo ricambio, quelle esterne hanno
conservato resti umani, che
sono stati studiati
per scoprire le abitudini di quei primi torinesi
cristiani.
Pochi i reperti, esposti nelle belle vetrine che accompagnano nel percorso museale: ci sono frammenti di marmi, che fanno immaginare una decorazione raffinata, in linea con questa città di morti benestanti, e, soprattutto, c'è
una bella anfora in vetro, trovata nella tomba di un bambino, un segnale dei vivi, in questo spazio per i morti. Sono state trovate
molte
monete, perché anche i primi cristiani
usavano pagare Caronte, il
traghettatore verso l'Aldilà, una tradizione pagana che in certe
aree dell'Italia meridionale si conserva ancora.
Una cosa curiosa. Dopo l'abbandono, la necropoli fu
probabilmente dimenticata, ma nei suoi pressi nel Cinquecento fu costruita una
calcara, cioè un forno per la calce:
forse le inondazioni della Dora riportavano alla luce
resti di marmi
e di pietre appartenenti alla chiesa e alla sua necropoli, che
venivano
utilizzati per fare la calce. Accanto al pozzo della
calcara, perfettamente visibile, ci sono
due vasche, che avevano lo
stesso scopo, ma costruite
nell'Ottocento, forse già per la centrale
elettrica, il cui posto è stato preso dalla Nuvola. Le epoche di
Torino che si sovrappongono e la cui memoria
si perde e poi si
ritrova. Ed è emozionante pensarlo e pensarci, mentre si visita questa
preziosa area archeologica. Dalla parete vetrata si vede scorrere il traffico di corso Palermo, in un contrasto stridente tra la città dei morti e quella dei vivi, tra la città passata e quella contemporanea (e vabbe', vengono in mente tante cose tra le morte stagioni, la presente e vita e il suon di lei, ma il naufragare non è così dolce, stavolta). Poi si esce e ci sono
le curve morbide della Nuvola di Cino Zucchi, i
suoni della Torino contemporanea e ci si immerge
in una storia di 2000 anni dopo, raccontata al Museo Lavazza. È la vita di Torino che continua.
Le visite all'Area Archeologica della Nuvola sono
periodiche, ma
non hanno una regolarità precisa, conviene tenere
d'occhio
il sito di Turin Tour (o, ancora più comodo, iscriversi
alla sua newsletter); la prossima, però, è
domenica 24 febbraio 2019,
alle
ore 10. Come sempre è abbinata anche
la visita al Museo
Lavazza, di cui vi racconterò, perché vale la pena scoprirlo.
Entrambe
le visite guidate costano 10 euro a persona e
non comprendono
l'ingresso al Museo Lavazza (se possedete la tessera Abbonamento
Musei, l'ingresso è gratuito).
Tutte le info su turin-tour.com.
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