Non mi piace il caffè: non mangio il
tiramisù e non bevo il bicerin. Dunque, il
Museo Lavazza dovrebbe essere ben lontano dai
miei itinerari! Invece no,
mi considero la prova che non è obbligatorio bere caffè per ammirare
la storia straordinaria di una famiglia, che
in cinque generazioni ha saputo
trasformarlo in un prodotto
italiano d'eccellenza e che
non ha mai rinunciato ai suoi sani valori
di provincia. Nella storia dei Lavazza, anzi, c'è proprio
una sintesi tra il
forte legame con il proprio territorio e le proprie radici e
l'
apertura ai mercati internazionali, alla ricerca innovativa e alle
sperimentazioni.
Il Museo, progettato dallo
Studio di Ralph Appelbaum, uno dei più prestigiosi del mondo nell'ideazione dei Musei, è esso stesso una
sintesi di questi concetti: attraverso
strumenti innovativi, che rendono il visitatore protagonista, racconta una
saga familiare di successo planetario. L'ho
visitato circa un anno fa, quando è stata inaugurata la Nuvola, nuova sede del gruppo, ci sono tornata
domenica scorsa, nell'ambito di
una visita guidata, che
comprendeva
anche l'Area Archeologica, in compagnia delle
guide di
Turin Tour. Il percorso museale è articolato in
cinque sezioni, Casa
Lavazza, la Fabbrica, la Piazza, l'Atelier e l'Universo; sono tutte
riconoscibili e sono
tutte dotate di spazi multimediali. In
biglietteria, i visitatori ricevono
una tazzina, che, appoggiata
sugli schermi multimediali, permette di costruirsi
percorsi
informativi personali, seguendo le proprie curiosità. Si inizia in
Casa Lavazza, che ricostruisce la prima bottega di
Luigi Lavazza, il
capostipite della famiglia: i sacchi del caffè, le bilance e le
casse del primo Novecento, le prime prove
di torrefazione e di
miscela; sulle pareti, la cronologia della storia familiare, con
tanto di
albero genealogico in cui si rischia di perdersi. Il modello
di un transatlantico, preso da un Luigi 75enne, a testimoniare che
la
passione per il proprio lavoro non scema con l'età, porta alla
Fabbrica. E qui si respira
l'amore per il caffè: dal profumo della
pianta e del fiore, tutto da scoprire, alle spiegazioni multimediali
sulle diverse fasi che portano dai semi alla confezione della
Lavazza. Se c'è
una cosa che si impara in questo Museo è la
passione: la cura per i dettagli, l'attenzione per la qualità,
l'interesse per la sperimentazione. Un lungo bancone in cui scorrono
i diversi chicchi del caffè, se ne possono sentire i profumi e se ne
scopre la lavorazione, dà l'idea della fabbrica; alle pareti
i visi
di chi lavora il caffè, dalla tradizione all'innovazione, continua a
dare un
volto umano e familiare alla Lavazza.
Si arriva così
alla
Piazza, dove si scoprono le diverse macchine da caffè di questi
ultimi decenni e si rende omaggio all'espresso, il più famoso caffè
italiano nel mondo. Dalle prime, quasi artigianali, fino alla più
sofisticata di tutte: la Lavazza è stata la prima casa a
portare
l'espresso sulla Stazione Spaziale Internazionale! Ed è tempo di
salire le scale a spirale, come le volute del fumo, come il manico di
una tazzina di caffè, per arrivare all'
Atelier. Ed è qui che ci si
rende conto
quanto la Lavazza sia presente nel nostro immaginario:
Carmencita e Caballero, che fanno illuminare i più maturi, i tanti
testimonial, dal più famoso di tutti,
Nino Manfredi (chi non ha mai
detto nella vita "il caffè è un piacere, se non è buono che
piacere è?" o "più lo mandi giù più ti tira su"?), fino al San Pietro di
Riccardo Garrone, che porta il caffè anche in Paradiso. Ci
sono i decenni di collaborazione con lo
Studio Testa, pure lui
torinese, ci sono le bellissime, da Sofia Loren a Carla Bruni,
con in mano una tazza di caffè, fino al
calendario Lavazza, uno dei più ambiti del mondo.
L'
Universo, l'ultimo spazio del percorso museale, è un po'
onirico. Sulle pareti sono proiettati a 360 gradi paesaggi
di nuvole e cieli, ma non è tutto: da un grande schermo multimediale orizzontale, usando la tazzina, si possono scegliere i video da proiettare. Il
momento wow, lo definisce Carlo di Turin Tour, quello che lascia sorpresi. E, siccome dev'essere un momento wow, non lo racconterò, dirò solo che è divertente e che sì, è il momento wow. Se avete tempo e opportunità (il Museo è piuttosto frequentato e non si può monopolizzare il momento wow!), cercate di vedere
tutti i video proposti, giocando con lo schermo e con la tazzina. All'uscita c'è
un piccolo bar, che offre ovviamente il caffè e diversi prodotti a base di caffè. Io qui posso dire solo di aver apprezzato le
patatine avvolte in polvere di caffè, di cui si sente un lontano e piacevole retrogusto, e anche una
bibita, a base di caffè e sciroppo di frutta, che pensavo di non poter bere, causa presenza di caffè e invece no,
buonissima! Gli amanti del caffè vivranno un altro momento wow: u
no degli espressi più famosi del mondo gustato nel suo tempio.
Con Turin Tour, il
Museo Lavazza è abbinato spesso all'
Area
Archeologica della Nuvola, accessibile solo con visite guidate (di qui l'occasione irripetibile!). Sono
poco meno di due ore che scorrono via velocemente
e che lasciano
tante informazioni su cui riflettere, merito degli
spazi visti e delle guide, che
non annoiano mai e hanno sempre un
dettaglio
curioso e divertente da raccontare. Un'esperienza che vale la pena, in un
isolato di Torino, dalla
storia millenaria e adesso sede di un marchio che rende
il
nome della città amato e conosciuto nel mondo.
Il
Museo Lavazza
è in via Bologna 32a, con ingresso dall'atrio della Nuvola; l'
orario
di apertura è da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle ore 18. Il
biglietto costa 10 euro, ridotto 8 euro (over 65 e under 26),
gratuito per i possessori della tessera Abbonamento Musei. Tutte le info su
museo.lavazza.com.
La visita
con Turin Tour costa 10 euro, escluso il biglietto d'ingresso al
Museo, e compresa l'Area Archeologica (per gli orari e il calendario
delle visite, il sito è
www.turin-tour.com).
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