È stata appena riaperta al pubblico la
chiesa della
Santissima Trinità, restaurata grazie al finanziamento della
Compagnia di San Paolo, nell'ambito del progetto di
recupero degli
edifici sacri del centro storico di Torino. È una delle chiese di
via Garibaldi (è al numero 6, all'altezza di via XX settembre), la sua
facciata sobria e ottocentesca nasconde una
delle
chiese barocche più sontuose della città. Sontuosa non tanto
per le decorazioni, quanto per la concezione e per l'impianto. È a
pianta centrale (e già questo me la fa molto apprezzare, dato il mio
debole per le chiese di questo tipo), con chiari riferimenti alla
Santissima Trinità: la sua forma è infatti ispirata a
un triangolo
equilatero inscritto in una circonferenza, con tre ingressi, tre
altari, tre fasce di decorazione e tre cantorie.
Il primo disegno dell'edificio è
di
Ascanio Vitozzi e conta su
numeri grandiosi: il diametro è di 17
metri, l'altezza della cupola è 47 metri. Alla sua decorazione
interna, divisa in fasce orizzontali, hanno lavorato i
migliori
architetti di corte, una sorta di compendio dell'architettura
religiosa sabauda, dal Ducato fino al Regno di Sardegna. L'altare
maggiore è stato progettato da
Michelangelo Garove tra il XVII e il
XVIII secolo, alle sue spalle, il coro dei confratelli Teatini, a cui
era affidata la chiesa, gravemente danneggiato durante la Seconda
Guerra Mondiale. L'altare sulla sinistra è stato realizzato su
progetto di
Carlo di Castellamonte, con un'immagine di Santa Maria
del Popolo del pittore fiammingo Jean Kraeck, artista di corte di
Emanuele Filiberto (il quadro mariano ha accompagnato i confratelli
dal 1595, attraverso i diversi trasferimenti di sede, ed è stato
restaurato nel 2014, spiegano dalla Compagnia di San Paolo); l'altare
a destra, infine, appartiene all'
epoca juvarriana, con una pala con la
Vergine e i santi Agnese, Stefano e Filippo Neri di Ignazio Nepote.
Ma ciò che attira tutti gli sguardi è
la grandiosa cupola,
appoggiata su un tamburo illuminato da sei finestre (sei, multiplo di tre) e con
meravigliosi affreschi
ottocenteschi di
Luigi Vacca e Francesco Gonin sulla gloria della
Santissima Trinità in Paradiso.
Il restauro ha riportato i
colori
al loro aspetto originario, rimuovendo sporco, tracce degli
incendi e dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e
consolidando pareti, decorazioni, marmi; la straordinaria bellezza
dell'architettura è
sottolineata dall'illuminazione a led, che
valorizza i marmi e tutto l'apparato decorativo della cupola, un vero
e proprio effetto wow, da provare, entrando nella chiesa in un sabato pomeriggio di passeggiata in via Garibaldi.
Riaperta al pubblico, con i suoi
colori originari, la chiesa sottolinea il
suo ruolo di cerniera tra il Palazzo
Ducale, poi Reale, e la città. Un ruolo che la Compagnia di San
Paolo intende valorizzare inserendo la chiesa della Santissima
Trinità nei
percorsi culturali del centro storico (l'edificio entra
di diritto nei percorsi che la Compagnia ha realizzato tra le chiese
restaurate, realizzando una sorta di Museo diffuso, tra Palazzo Reale
e via Garibaldi) e attivando
un programma di eventi culturali con cui aprirla.
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