Alzate lo sguardo,
sotto i portici di
piazza Palazzo di Città: una settantina di foto in bianco e nero vi
raccontano
Torino, vista dall'alto. Sono state scattate da
Michele
D'Ottavio e sono parte di una mostra curata dall'
Urban Lab in
vista
della Biennale della Democrazia (27-31 marzo 2019), dedicata a
Visibile Invisibile. E una città vista dall'alto offre
nuovi spunti di riflessione, rendendo 'visibile' quello che da terra è
'invisibile'. Secondo Urban Lab, Torino vista dall'alto
offre anche "prospettive e angolature diverse", che scoprono luoghi
diversi dai prediletti di social e narrazione turistica e che,
quindi, invitano a nuove visioni della città.
E vi invito
davvero a passeggiare sotto i portici alzando lo sguardo. Le foto
sono
bellissime e fanno scoprire dettagli a cui non pensiamo. Le
tante zone verdi della città: intorno ai fiumi, nei quartieri
residenziali, persino nei quartieri operai sorti in fretta negli anni
del boom, persino nelle aree ex industriali, diventate parchi, sulla
Dora. L'incontro tra il Po e la Stura avviene in un parco e forma un'isola che il
direttore dell'Urban Center Valentina Campana chiama "
la nostra
Manhattan"; a guardarla bene, ha la stessa forma dell'isola newyorkese, prima dei grattacieli. Anche intorno alla città, il verde ha
un ruolo straordinario: estesi campi agricoli, ma anche i boschi, che
arrivano fino alle rive dei torrenti alpini, con letti di grandi
sassi e la città sullo sfondo; ricordano un po' il Nord America,
come dicono Michele D'Ottavio e la curatrice della mostra
Giulietta
Fassino, che giurano senza essersi messi d'accordo prima (e al vedere le
foto sì,
un po' di America sembra esserci tra Torino e il suo nord
più immediato, visto dall'alto).
L'importanza dei grandi assi viari nel tessuto cittadino: i
viali ottocenteschi e le spine di oggi segnano il territorio, intorno a loro
una città che cambia e le diverse epoche, che, dal centro alla periferia, si rincorrono. Tra le vie di
comunicazione ci sono anche le
reti ferroviarie, oggi quasi tutte
sotterranee, ma in superficie in periferia: nei pressi di Moncalieri,
il fiume compie un'ansa tra la ferrovia e un'arteria viaria, con gli
spazi riempiti dalle costruzioni un po' casuali: quell'ansa, tra
linee rettilinee sembra anche un po'
un segno artistico. Le
linee rettilinee sono
la grande caratteristica di Torino, città cresciuta in fretta dopo
la Seconda Guerra Mondiale, tanto da raggiungere velocemente le
grandi fabbriche delle borgate. E oggi, che quelle fabbriche sono
state dismesse, si trova a dover dare loro un nuovo ruolo. Ci sono il
Parco Dora, al posto delle industrie pesanti, tra Borgo Vittoria e
San Donato, l'enorme segno della Thyssen, ai bordi del Parco della
Pellerina, la Fiat Mirafiori, inglobata dal quartiere che le è nato
intorno e che sta cambiando, seguendo le sue trasformazioni.
C'è
una
città tutta da scoprire, guardando queste magnifiche fotografie. E
dall'alto
cambiano anche le prospettive: la Palazzina di Caccia di
Stupinigi, di solito fotografata guardando alle Alpi, è invece vista
verso la città da Michele D'Ottavio, così come la Reggia di Venaria Reale; si scopre così quanto le Dimore Sabaude siano vicine alla città. Furono costruite come luoghi del
loisir, richiedevano un vero
e proprio viaggio per essere raggiunte dai sovrani, oggi sono
nell'immediata periferia torinese.
Se il
cambiamento delle prospettive sorprende e
incuriosisce, all'interno dell'Urban Lab (piazza Palazzo di Città
8f) le grandi fotografie sono accompagnate
dalle viste aeree degli
stessi luoghi scattate dal 1936 a oggi; un confronto intrigante, che
racconta i cambiamenti della città e offre begli spunti di
riflessione sul cammino compiuto e su
come continuare le
trasformazioni.
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