Aspettavo questa mostra,
Goccia a
goccia dal cielo cade la vita. Acqua, Islam e Arte, da quando mi è
stata annunciata, qualche settimana fa, stuzzicando la mia curiosità.
E, come sempre accade quando si tratta delle mostre del
MAO,
non sono
rimasta delusa. Acqua e Islam: e subito pensi ai
giardini orientali
o, da appassionata di Andalusia, all'
Alhambra di Granada e ai
Reales
Alcázares di Siviglia e di Córdoba. Un rapporto antico e intenso, che
potremmo far nascere addirittura dalle
influenze della domus romana
sulla casa islamica o
delle terme romane sugli
Hammam, o dal fatto
che, come scrive
Guido Curatola nel suo approfondimento,
tutte le
grandi civiltà antiche sono nate lungo le sponde di un fiume.
Fatto
sta che
l'acqua è uno degli elementi indispensabili nella vita di un
buon musulmano, sia da un punto di vista
religioso (le abluzioni
prima della preghiera) che
estetico (i giardini) e
sociale (gli
hammam). Lungo il percorso espositivo,
manufatti come brocche, vasi,
coppe ricostruiscono il rapporto con l'acqua. Il legame con l'arte è presto stabilito: si tratta di oggetti finemente cesellati ed elegantemente decorati, portino i colori della porcellana o le incisioni sui metalli. Si vede anche la
capacità di adattamento di una religione, arrivata a culture così lontane e differenti, tra Mediterraneo, altipiani
iranici e Asia Orientale, e capace di assecondarle, creando stili diversi. Stili che l'Occidente confinante ha sempre guardato
con curiosità e ammirazione, con scambi commerciali che hanno anche creato
un immaginario fiabesco, di
grande raffinatezza. E, al guardare questi continui scambi e queste
continue influenze, come si può dire che la civiltà occidentale non
debba ai vicini musulmani tanto
del suo gusto estetico e del suo
stile?
L'esigenza d'acqua ha creato anche
straordinarie infrastrutture: nel deserto siriano, nei
preziosi giardini spagnoli, nei grandiosi bagni pubblici di Istanbul.
Siria, Andalusia, Istanbul. E alzi la mano chi non si è mai sentito
affascinato dalle millenarie culture che l'Islam ha saputo esprimere
in questi
tre posti della sua geografia. La mostra si conclude nei
giardini, costruiti secondo il
modello
del Paradiso immaginato. Rispondono a tante esigenze diverse: da una
parte c'è il
simbolismo religioso, dall'altra il
richiamo all'oasi
del deserto, che la civiltà nata nella Penisola Arabica non ha mai
dimenticato; ma a realizzarli ci sono
l'architettura e i saperi
tecnici. Quadri, stampe, incisioni e tanti
tappeti, che
ricostruiscono i giardini del Paradiso,
raccontano la passione della cultura musulmana per il verde e
l'acqua. Se c'è un'osservazione da fare a questa bella mostra è
nell'accompagnamento sonoro: l'idea di far sentire
il suono
dell'acqua e il suo gorgoglio, come se si fosse in un giardino, è
bella (ed è ancora più bella la seconda parte del percorso, con un
canale d'acqua ricostruito sul pavimento grazie alla multimedialità);
ma
quella goccia che cade ritmicamente rischia di diventare
un'ossessione e di non
far godere appieno le prime sale.
Goccia a goccia dal cielo cade
la vita. Acqua, Islam e Arte è al
MAO, in via San Domenico 11,
fino
al 1° settembre 2019. L'
orario di apertura è martedì a venerdì
10-18; sabato e domenica 11-19; lunedì chiuso; aperture
straordinarie, Pasqua, Pasquetta, 25 e 30 aprile, 1 maggio, 2 e 24
giugno, 15 agosto 2019. Il
biglietto costa 10 euro, ridotto 8 euro,
gratuito per i possessori della tessera Abbonamento Musei Torino
Piemonte; Mostra + Museo costano 14 euro, ridotto 12 euro, gratuito
per Abbonamento Musei.
Info al numero di telefono 0114436927, e-mail
mao@fondazionetorinomusei.it.
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