La
Cittadella, chi legge Rotta su
Torino lo sa, era
una delle fortezze militari più avanzate d'Europa,
gioiello dell'ingegneria militare del Cinquecento e del Seicento,
fortemente voluta dal
Duca Emanuele Filiberto per difendere la sua
capitale dalle ambizioni delle potenze dell'epoca. Tanto che la
costruzione della Cittadella fu la
priorità assoluta del suo Ducato
da ricostruire. Tale opera d'arte, ingegneria e tecnica fu
abbattuta nell'Ottocento: ormai in disuso, privata da
Napoleone delle
mura che contribuivano alla difesa di Torino, non fu considerata come
testimonianza del passato da salvaguardare, ma come inutile complesso
che frenava l'espansione della città. Della sua enorme estensione
(potete averne idea in una delle immagini più in basso) rimane, solo
testimone, il
Maschio, al cui interno si trova il
Museo Pietro Micca.
Di tanto in tanto,
emergono accidentalmente, dagli scavi compiuti
per altre ragioni, le tracce dell'antica Cittadella, si tratti
del Pastiss o del famoso
Cisternone, un pozzo profondo che scendeva fino a oltre 20 metri, per raggiungere
la falda acquifera. Fu
un'intuizione degli architetti di Emanuele Filiberto, edificio
fondamentale per la
sopravvivenza di Torino in un ipotetico assedio: serviva a garantire
l'acqua alla Cittadella;
nessun'altra fortezza militare contemporanea vantava una struttura del genere. Le stampe dell'epoca
ci rilanciano l'immagine di un
edificio cilindrico, dall'impianto
simile a quello del
Pozzo di San Patrizio, con due
rampe elicoidali
con coperture a botte, che scendevano verso la falda: una serviva per
la discesa e l'altra per la risalita, così da garantire un ordinato
movimento di persone.
In superficie, il Cisternone si presentava con
una forma cilindrica
su due piani, con un
doppio ordine colonnato, il
primo era in muratura, il superiore in marmo.
Un classico edificio
rinascimentale, in cui matematica, funzionalità e reminiscenze
romane erano elementi essenziali della progettazione. All'interno del cerchio, era
a cielo aperto, così le rampe di discesa e risalita, larghe circa 1,5 metri ognuna, potevano essere
illuminate da grandi finestroni, che facilitavano le operazioni con gli animali.
L'
inizio
della fine del Cisternone ha una data:
20 agosto 1698. Quel giorno,
alle 3 di notte, un fulmine
colpì la polveriera della Cittadella,
causando una
strage in città, con un centinaio di morti, e
distruggendo buona parte degli edifici vicini. Tra questi anche il
Cisternone, che non fu
mai più interamente ricostruito. Si decise
infatti che l'anello superiore era troppo visibile dall'esterno e che
sarebbe stato
nel punto di mira dei nemici in caso di assedio, per
cui non si ricostruì. Il XVIII secolo fu fatale:
durante l'assedio del
1706, l'edificio compì
perfettamente la propria funzione e garantì
l'acqua ai torinesi per mesi. Ma poi
finì quasi abbandonato, per
subire l'onta dei cannoneggiamenti delle truppe napoleoniche; nel
1799, dopo la resa delle truppe napoleoniche all'assedio
austro-russo, i resti dei soldati francesi furono buttati nel pozzo
del Cisternone, che fu quindi
chiuso con calce.
L'abbattimento
avvenne a metà dell'Ottocento, quando la Cittadella fu considerata
terreno da lottizzare. Così tra le nuove vie, lungo le quali si
affacciano oggi eleganti palazzi ottocenteschi, costruite per lo
sfruttamento di redditi da locazione, la memoria della Cittadella e
del suo Cisternone si perse.
Nel 1898, durante i lavori di
costruzione della
Scuola Elementare Ricardi di Netro di via Valfrè
si recuperarono
i livelli inferiori del Cisternone, con i loro muri
perimetrali, ma fu solo un secolo dopo che si iniziò a pensare
alla
loro musealizzazione. Una nuova sensibilità verso il passato di
Torino e verso il patrimonio che la Cittadella rappresenta ancora
oggi, fa sì che
anche la città sotterranea acquisti valore di
testimonianza;
tra il Maschio della Cittadella e corso Galileo
Ferraris, sono stati ritrovati
i resti del Pastiss e, durante i
lavori di costruzione del parcheggio di corso Galileo Ferraris,
del Rivellino degli Invalidi. Insieme costituiscono la più importante ed
eccezionale testimonianza dell'arte e della strategia militare di tre
secoli, dal Cinquecento al Settecento. Non sappiamo se e quando
verranno aperti al pubblico in modo organico, per questo approfittate
di
Open House Torino. L'
8 e 9 giugno 2019, la manifestazione, che per
un weekend all'anno apre architetture generalmente chiuse al
pubblico, permetterà di
visitare il Pastiss, il
Cisternone (entrambi
l'8 dalle ore 14 alle 18) e il
Rivellino degli Innocenti (il 9 dalle
ore 14 alle 18), con
i volontari dell'Associazione Amici del Museo
Pietro Micca, che accompagneranno lungo i percorsi. Un modo
eccezionale di scoprire la Torino sotterranea, quella vera, storia e
reale, non immaginaria e leggendaria. Tutte le informazioni per le
visite, gratuite, su
www.openhousetorino.it
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