Alle
OGR – Officine Grandi
Riparazioni di Torino, una nuova mostra che unisce diverse discipline
e che offre tante suggestioni.
Carousel è un lavoro commissionato all'artista anglo-argentino
Pablo Bronstein, nato a
Buenos Aires e cresciuto a Londra, curato da
Catherine Wood,
curatrice dell'International Art della
Tate Modern di Londra.
Lungo
il Binario 1, la grande sala espositiva delle OGR, si mescolano
danza, video, musica
in un percorso che è come una fiaba. Il centro
del progetto di Bronstein è lo
zootropio, un dispositivo ottico che
dà l'illusione di immagini in movimento (il
Carousel del titolo della mostra); nella mostra è sistemato
al termine del percorso, all'interno di
una torre di reminiscenze
rinascimentali, visibile come una meta da raggiungere e misteriosa,
perché tutto vede, ma lascia solo intravedere. All'interno della Torre, forse anche la
Strega Grigia, una figura enigmatica, ispirata alla lastra metallica
che c'è dietro a ogni specchio, quindi
invisibile perché
riflettente, ma, allo stesso tempo,
esistente, perché nella sezione
di uno specchio è visibile; così la Strega Grigia
tutto vede, ma
poco si vede: nella Torre Grigia (forse) e, di tanto in tanto, nei
video disseminati lungo il percorso.
Un
percorso labirintico,
definito da bassi pannelli su cui sono disegnati
mattoni e pixel,
curiosa
metafora della relazione tra lo spazio fisico e la nostra
società sempre più tecnologica e dominata, per l'appunto, dai
pixel, senza i quali non esisterebbero
selfie e social. Di tanto in
tanto il percorso si apre in spazi in cui
si esibiscono i ballerini
professionisti, che ripetono una coreografia studiata da Bronstein e
da
Rosalie Wahlfrid, per ricordare
l'evoluzione della danza, dai
balli tribali e folkloristici a quelli barocchi fino alla nostra
epoca, in un crescendo via via sempre più sofisticato, accompagnato
da musiche scritte da Bronstein. Si arriva
al grande cerchio finale,
oltre il quale non si può andare e davanti al quale c'è la Torre
Grigia: diventano più intuibili i movimenti in
loop dello zootropio
e ci si sente
in mezzo a tante possibili suggestioni. Il Labirinto
appena passato, che
ricorda i miti greci e i giardini barocchi, il
cerchio invalicabile,
come la cella di un tempio greco, oltre il
quale c'erano il Dio e i suoi sacerdoti, la musica di ispirazione
barocca che produce gentilezza in un'architettura grandiosa, la danza
come in un loop dei ballerini, indifferenti a tutto quello che si
muove intorno a loro.
Il
loop, ovvero la ripetizione continua di
un movimento, è un concetto che
torna continuamente nella mostra:
definisce la danza, i video, lo zootropio. Ma, nelle intenzioni di
Bronstein è anche
una metafora delle dinamiche e delle fascinazioni
"del
voyerismo, del guardare e dell'essere guardato, attraverso
una ripetizione seriale di movimenti spezzati i che ricordano da
vicino
il linguaggio post-digitale delle GIF e allo stesso tempo i
tic sintomatici
della bassa soglia di attenzione caratteristica
dell'era contemporanea".
Dal 7 maggio 2019, le OGR presenteranno un nuovo lavoro di Bronstein, a
Venezia, nella Sala della Musica del Complesso dell'Ospedaletto Vecchio, trasformato in
avamposto lagunare dell'istituzione torinese nell'ambito della Biennale d'Arte. Per le OGR, un modo di ribadire la capacità di creare
collaborazioni internazionali e di c
onsolidare il legame con istituzioni prestigiose come il Tate e in eventi come la Biennale veneziana.
Carousel è alle
OGR, in corso
Castelfidardo 22,
fino al 6 giugno 2019. L'
orario di apertura è
venerdì-domenica ore 11-19. Il
biglietto costa 4 euro, ridotto 2
euro.
Tutte le info su
www.ogrtorino.it.
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