Il
Parco del Valentino è uno di quei
posti torinesi che ci sono sempre, sono lì
sullo sfondo e magari li
frequenti meno del solito, proprio perché sono sempre lì. C'è
stato un periodo della mia vita, quando studiavo alla
Facoltà di
Architettura, in cui era il posto più familiare delle mie giornate,
per ovvie ragioni (il
Castello del Valentino, sede di Architettura, è
nel cuore del Parco), poi l'ho un po' perso di vista, ci torno sempre
casualmente e ogni volta è
un pieno di aria fresca e di belle emozioni.
Non vi parlerò del
Castello, del
Borgo Medievale,
della
Fontana dei 12 Mesi, del
Giardino Roccioso, della
Promotrice
delle Belle Arti o dell'
Orto Botanico, che in questo magnifico Parco
hanno la loro sede e meritano una visita per se stessi (ma,
diciamolo, che passeggiata al Valentino sarebbe, senza attraversare
il ponte levatoio e immergersi nelle atmosfere medievali del Borgo?).
Preferisco concentrarmi proprio
sulla piacevole sensazione di
passeggiare tra le strade del parco. Sia sul lungo viale che affianca
corso Massimo d'Azeglio che lungo le vie interne che portano al Po.
Ecco, se c'è una cosa da sottolineare è
il rapporto straordinario
con il fiume. Inizia
dal Borgo Medievale: uno dei suoi ingressi si
affaccia infatti sulla riva del Po e offre
magnifici scorci tra la collina e
le architetture medievali, regalando un'atmosfera senza tempo, carica
di armonia e serenità. Un tempo, proprio qui davanti, attraccavano
Valentino e
Valentina, le due imbarcazioni che navigavano sul Po da
piazza Vittorio Veneto a Moncalieri, avendo qui uno degli scali più
richiesti. Torneranno? Speriamo, la città e i turisti se lo
meritano.
Partendo dal Borgo, c'è
una lunga strada che segue il
fiume e che offre
belle viste sulla collina e sul centro cittadino,
in tutte le stagioni. Ci sono le sensazioni lattiginose e la leggera
foschia dell'inverno, i fiori di primavera, la bellezza
lussureggiante dell'estate, il fascino del
foliage in autunno;
non
c'è davvero stagione in cui questa strada non valga la pena. E
bisogna prendersi tutto il tempo (un pomeriggio? una mattina?) per
lasciarsi avvolgere dalle sensazioni. A me piace molto
scendere sulla
riva del fiume, a pochi cm dall'acqua: questo
è uno dei pochi posti
torinesi in cui si può quasi toccare l'acqua con mano (magari è
meglio non farlo perché non si sa mai, però volendo, si può
giocare con il Po). Ci sono
piccole panchine di pietra su cui
sedersi, per guardare la collina riflessa nel fiume, le canoe che
passano per gli allenamenti (quando sono andata c'era un istruttore
che spiegava come tenere i remi, sempre paralleli!), gli uccelli e
gli scoiattoli. Torino è a poca distanza, la si vede passare sui
ponti, ma non arrivano i suoi suoni, contano solo la natura, il ritmo
lento del fiume, la collina, gli alberi che circondano.
Davanti al
Castello del Valentino, c'è uno di questi posti speciali: due
scalinate simmetriche scendono alla riva del fiume e una piccola
scala porta proprio fino alle acque, in fondo era da qui che
partivano
le gite in barca della Corte sabauda, quando, in trasferta
al Castello, voleva divertirsi e lasciarsi vedere sul Po. Sono
scesa
in cerca di un angolo da cui fotografare l'intera facciata del
Castello (non cercatelo, in primavera, con la fioritura degli alberi,
non c'è, forse si riesce a fotografare d'inverno, anche se l'altra
riva del Po, su corso Moncalieri, è sempre la soluzione migliore);
sui gradini che scendono in acqua, c'era seduta
una ragazza che
leggeva un libro. L'incontro più bello al Parco: cosa c'è di meglio
che arrivare con un libro e godersi le sue pagine davanti al fiume e
alla collina?
Poi, ho attraversato i prati, pieni di turisti e
torinesi che si godevano il sole, e sono arrivata
in corso Massimo
d'Azeglio, alla Torino del XXI secolo,
il cui ritmo è scandito dai semafori. Quanto sarò rimasta nel Parco? Non
lo so, ogni tanto è bello non dare tanta importanza alla dimensione
temporale!
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