Susa è una delle città più antiche
del Piemonte. Al centro della valle che porta il suo nome, là dove
si biforca per andare a incontrare il Monginevro a sud e il Moncenisio
a nord, la sua lunga storia
inizia con i Cozii, ben prima di Roma. In età augustea, si alleò con Roma e, grazie al leggendario
re Cozio, entrò nel suo impero
senza essere mai stata sconfitta in battaglia (lo sottolinea
Stefano
Paschero, durante la visita al
Castello della Contessa Adelaide, a
testimoniare, due millenni dopo, l'orgoglio dei segusini).
Sono
stata a Susa per una giornata, per la
passeggiata fotografica Susa
Sotto Sopra, che ha coinvolto tre dei grandi monumenti dell'identità
segusina, la
Cattedrale di San Giusto, il
Castello della
Contessa Adelaide e il
Museo Diocesano, visti sia dai
sotterranei
(sotto) che dai
tetti (sopra), in
visite in esclusiva in luoghi
generalmente chiusi al pubblico. Ed è stata una
gran bella
giornata, una di quelle che ti mostrano, ce ne fosse mai bisogno, che
tanti tesori sono alle porte di casa e basta solo prendere un treno
per scoprirli, a un'ora da Torino.
Sono tra le più importanti cose da vedere a Susa, per capire la sua storia affascinante. Ma Susa offre
paesaggi alpini e
torri medievali,
tetti in lose e mosaici romani, in una mescola
continua e sorprendente, che affascina. Si inizia sin
dall'ingresso
nel centro storico, che può avvenire
dalla porta romana, chiamata
Porta Savoia e affiancata
dalla Cattedrale di San Giusto. La prima, in pietra, è
ancora oggi luogo di passaggio di pedoni e
auto; la seconda ha una
facciata sobria, bianca, appena illuminata
dalle decorazioni in cotto e dai tre pinnacoli nella parte superiore. La loro vicinanza dà un'idea di cosa aspettarsi a
Susa:
i millenni che si affiancano e dialogano. Al suo interno, la Cattedrale è
buia (peccato, dovrebbe
esserci un sistema che permetta ai turisti un'
illuminazione
temporanea a pagamento, per ammirarne le volte a crociera, che
riproducono il cielo stellato, e le opere d'arte), ma lascia
intravedere la forte spiritualità della Valle e un'abside con grande
altare barocco. Se potete, visitatela
in prossimità delle funzioni religiose, quando le luci rendono giustizia alla sua bellezza.
Al suo esterno, sull'ingresso affacciato su piazza
San Giusto, i
resti degli affreschi medievali: come doveva essere in
origine, questa chiesa, tra affreschi, pinnacoli, archetti in cotto?
Il suo
campanile,
alto 51 metri, è visibile da lontano, una sorta
di annuncio di Susa per i viandanti. Generalmente
chiuso al pubblico, ha aperto per
Susa Sotto Sopra. Quando si arriva ai
piedi della cuspide, in un
balcone dai passaggi strettissimi, tutto
decorato in cotto all'esterno,
la vista non potrebbe essere migliore.
Le cime delle Alpi ancora imbiancate, i boschi dei loro versanti
valligiani, il disegno chiaro della Valle, la porta romana là sotto,
il Castello di Adelaide, nel punto più alto della città, i tetti
grigi delle lose in pietra: tutto è
magnifico.
All'uscita della Cattedrale, la
piazza San Giusto, sembra
un piccolo borgo, con edifici bassi dalle tinte calde, i fiori sui balconi lignei, i portici antichi e le montagne a chiudere l'orizzonte. Sa tutto di
cose buone, anche la sede della
Valsusa, storico giornale locale, a far sentire la forza di una comunità.
Il
Castello della
Contessa Adelaide è a pochi minuti di passeggiata dalla Cattedrale, ci si arriva da un parco, che è anche un'importante area archeologica, con l'
Arco di Augusto, che sancì l'accordo tra l'Imperatore e Cozio. Adelaide fu
moglie di
Oddone di Savoia, figlio di
Umberto Biancamano, e introdusse la dinastia, nelle valli italiane; il Castello, in cui visse a lungo, è quasi una
sintesi della storia millenaria della città.
Sorge sul
punto più alto e fu sempre il
luogo del comando a Susa. Oggi ha
una forma a L, è circondato da rovine romane e si propone come
Museo
Civico e
Centro di interpretazione della Valle di Susa; in questa
funzione ha aperto le porte poco più di un anno fa,. Nel suo percorso museale, ci sono mostre temporanee e collezioni permanenti. Reperti archeologici, una curiosa
Wunderkammer, con collezioni di minerali, animali e persino statuette egizie, un ultimo piano spettacolare per gli amanti dell'architettura, con analisi della storia della Valle e con pannelli in cui si parla del riscaldamento globale e delle sue conseguenze. Dal suo
camminamento, generalmente chiuso al
pubblico,
una nuova vista sulla città, a scoprire il suo cardo e il
suo decumano, ancora leggibili, nonostante i cambiamenti dei secoli.
A chiudere la triade dei tre
monumenti da non perdere, il
Museo Diocesano, che sorge
accanto alla chiesa della
Madonna del Ponte, così chiamata perché
costruita accanto al ponte su una vivacissima
Dora Riparia. Ospita alcuni degli
oggetti d'arte religiosa più preziosi della Valle, tra cui, oltre ai
Tesori della Cattedrale e della Madonna del Ponte, anche il
Trittico
del Rocciamelone, che
Bonifacio Roero, ricco mercante astigiano fece
realizzare a Bruges, per portarlo,
ex voto, sul Rocciamelone nel
1358, dove rimase per 300 anni, prima di essere portato a Susa. Ci
sono poi
statue lignee medievali e barocche, l'evoluzione del gusto e
dei costumi della Valle di Susa, fino a
opere contemporanee, che
parlano delle Alpi, del mare, dei migranti, nuovi viandanti dell'eterno viaggio tra Italia e Francia, attraverso la Valle.
Tre
visite speciali, che
torneranno su Rotta su Torino, perché ogni monumento merita un post di approfondimento e perché Susa merita un
ritorno, per tutto quello che c'è
ancora da vedere, dall'anfiteatro alle pasticcerie, dalle stradine strette ai caffè, in cui sedersi, in mezzo ai francesi affascinati (ma quanti turisti francesi ci sono, a Susa?). Un grazie al
Centro Culturale Diocesano di Susa che ha organizzato la giornata con
Fogg Torino, coinvolgendo un pubblico eterogeneo di appassionati e curiosi, dalla Valle di Susa, da Torino e dalle Valli di Lanzo! Iniziative come queste, nate
da reti di collaborazioni e dalla passione per il proprio territorio, dovrebbero essere sempre numerose in Piemonte, per tutte le cose belle che vale la pena valorizzare. Un grazie anche a
Silvia Badriotto, che conduce i social della Valle di Susa (@tesorivallesusa
su Instagram e
su Twitter) e, da appassionata promotrice dei territori valligiani, mi segnala sempre le cose belle che si organizzano.
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