Un giorno di maggio che si vede il
Monviso, si prende e si va a
Saluzzo, in provincia di Cuneo. Era
un'idea di anni, ma per una storia o per un'altra, sempre rimandata.
Da Torino si arriva a Saluzzo facilmente, anche senza auto. Non solo
gli autobus di linea, ma anche il treno:
la linea 7 del SFM fino a
Savigliano (CN) e di lì, secondo l'orario, l'apposito
autobus
diretto o il treno fino a Saluzzo; in tutto poco più di un'ora di viaggio.
L'
arrivo è davvero bello: la grande pianura che va incontro alle
Alpi e, in particolare, al Monviso, mentre, a un lato, emerge
la
collina con le torri medievali di Saluzzo. La
posizione strategica, a
controllare l'imbocco delle valli alpine e il territorio circostante,
è evidente. Ma diventa ancora più evidente alla
Castiglia, l'antico
castello dei Marchesi di Saluzzo, oggi diventato un centro culturale
di fascinosa importanza. Si trova in cima alla collina, nella sua
lunga storia è stato fortezza militare, residenza nobiliare e
carcere. Una storia lunga quasi mille anni, che adesso si riassume in
diversi Musei.
Il
Museo della Memoria Carceraria è sotterraneo e
mostra le celle in cui vivevano i carcerati, mentre articoli di
giornale e video raccontano le condizioni di vita, le storie dei
carcerati più noti, da pericolosi banditi che hanno terrorizzato il
loro tempo ai terroristi di tutti i colori degli anni 70; un Museo
claustrofobico per le dimensioni, ma che dà una
chiara idea di
quello che doveva essere un carcere (anche se, girando tra i
corridoi, ci si chiede più di una volta se i Marchesi avrebbero
apprezzato la trasformazione della loro residenza in una prigione di
criminali comuni). Il
Museo della Civiltà Cavalleresca è forse
lo
spazio più bello della Castiglia, perché ricostruisce
gli anni
dello splendore del Marchesato: non conserva nessun reperto di nota,
ma, attraverso video, riproduzioni, multimedialità e tanta
informazione, riporta ai tempi di
Tommaso I e di
Ludovico II, alle difficoltà e
alla grandezza di un territorio di confine e alla
genialità di
sovrani che, attraverso il proprio talento, le politiche matrimoniali
e le intuizioni politiche, sono riusciti a sopravvivere tra il
Delfinato e i Savoia, fino alla resa e all'annessione al Ducato
sabaudo. C'è anche u
n bell'omaggio alle donne del Marchesato,
signore forti e intelligenti, che favorirono le lettere e la cultura
e che furono governanti brillanti con i mariti in guerra. Nel
cortile, alcune sale sono riservate all'
Esposizione permanente della
Collezione dell'Istituto Garuzzo per le Arti Visive, che porta l'arte
contemporanea tra questi pesanti muri e il rapporto non potrebbe essere più affascinante.
La
Castiglia è in una posizione strategica, dal vertice della collina
di Saluzzo guarda
alla pianura circostante e al Monviso, dialoga con
la
Rocca di Cavour, a poca distanza, mentre l'orizzonte a nord-est è
chiuso dalla collina di Torino e alle sue spalle
veglia il Monviso.
Tutto è vicino e a portata di mano, peccato si possa solo sbirciare
dalle poche finestre che l'allestimento del Museo della Civiltà
Cavalleresca lascia visibili. La vista magnifica sul territorio
dovrebbe essere
valorizzata, uno dei punti di forza della Castiglia,
per
spiegare la potenza medievale del Marchesato, invece pare che ci
sia la possibilità di raggiungere i camminamenti per ammirarla solo
pagando un ulteriore biglietto (e giusto perché lo dice il
personale, gentilissimo, davvero disponibile come raramente capita di
incontrare oggi nei Musei). Peccato.
Dalla Stazione Ferroviaria,
appena al lato del centro storico, si arriva alla Castiglia in una
ventina di minuti, camminando su
strade antiche in salita e
begli
scorci di casette basse e cortili segreti; dimenticate i tacchi, le
strade sono di acciottolato! Sono come lunghissime vie parallele a
tornante, unite di tanto in tanto da
scale-scorciatoia, che
permettono di arrivare in cima alla collina più velocemente; più
volte mi è capitato di pensare "Lisbona, levate proprio!".
Eppure
vale la pena, soprattutto nella
Salita al Castello, dove la
Castiglia chiude l'orizzonte e le
facciate medievali dei palazzi
signorili fanno da
quinta fino alla residenza dei Marchesi. Tra
questi palazzi,
l'antico Municipio, con la sua
torre civica, che
svetta nel cielo di Saluzzo e a me porta ricordi universitari (il suo
studio fu oggetto di un esame ad Architettura).
A poca distanza,
in via San Giovanni, l'omonima chiesa, silenziosa e gotica, con le
nervature delle volte a crociera dipinte di rosso. Dalla
Casa
Cavassa, lì vicino, il campanile della chiesa di San Giovanni e
quello della Torre Civica appaiono vicinissimi, il potere politico e
religioso in pochi metri, come accadeva spesso nel Medio Evo, non
solo piemontese. Casa Cavassa è un Museo Civico, probabilmente
il
monumento saluzzese che più mi ha colpito, perché non me
l'aspettavo così bello, pur conoscendone la fama. È un
edificio
medievale, residenza di una delle più importanti famiglie del
Marchesato, come testimonia anche la sua vicinanza alla Castiglia;
anche qui, come nella residenza dei Marchesi,
il tempo ha trasformato
arredi e pitture originarie, ma, mentre nella Castiglia non ci sono tracce del passato, causa trasformazione in carcere e uffici, a Casa
Cavassa l'intervento di
Ernesto Tapparelli d'Azeglio, che la acquistò
per salvarla, ha dato vita a un
singolare edificio tra Quattrocento e
Ottocento. Nel XIX secolo, il restauro era inteso non in modo
conservativo, ma ricostruttivo, dunque, fedele a quel pensiero, il
diplomatico piemontese fece restaurare le sale della residenza e
acquistò gli arredi che potevano riportare l'edificio
al fascino
quattrocentesco. Chi visita oggi Casa Cavassa si muove in sale di
affreschi e pitture, di mobili e camini che raccontano
come
l'Ottocento vedeva il Quattrocento. Il risultato è uno
straordinario
incontro di atmosfere, luci e colori, esaltati anche dalle viste
magnifiche sulla pianura padana.
La Saluzzo storica è sulla
collina,
scendendo verso la pianura si trova la città ottocentesca,
con i portici e le vie ampie che sanno sempre di benessere di
provincia sana. In corso Italia c'è la
Cattedrale medievale, che ricorda
l'antica grandezza del Marchesato e, sulla piazza accanto, la
monumentale Porta che dà accesso alla città storica e alle salite
verso la Castiglia. Un'escursione piacevole, in una cittadina che ha
una lunghissima storia da raccontare e che ha
una vivace vita
culturale. Approfittando della sua
posizione di raccordo tra le valli
e la pianura, tra l'Italia e la Francia, tra l'italiano e l'occitano,
Saluzzo è anche la capitale di
Occit'amo, Festival multiculturale
che quest'estate porterà musica, spettacoli e cultura nel suo
territorio. E ogni weekend mostre, fiere, attività, tra la Castiglia
e i suoi dintorni. Non perdete di vista
la pagina del turismo del Comune, con tutte le informazioni e i link.
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