Il
Kappa Futurfestival, oggi e domani
(6-7 luglio 2019) al
Parco Dora, ha portato a Torino
un bell'articolo su The Guardian, quotidiano britannico che ama citarla spesso per
ricordarne storia e ricco patrimonio culturale. L'inizio del testo,
scritto da
Colin O'Brien, è già
seducente per i torinesi: "Senza
Torino, l'Italia sarebbe un Paese completamente diverso". Non
solo per città che ha guidato l'
Unificazione, ma anche il
lascito di Casa Savoia e
le
industrie, "parte integrante del miracolo economico che
ricostruì e trasformò il Paese". Certo, c'è qualche
libertà
storica, tipo che Torino ha "echi di Parigi" nei suoi
boulevard, attribuiti al dominio di Napoleone, "sostituito dal
Regno di Piemonte-Sardegna" (non è esattamente così, Napoleone
fu una parentesi nel lungo dominio dei Savoia sul Piemonte e
l'influenza del gusto parigino è precedente a Bonaparte). Dopo il
declino economico, Torino è tornata attraente con le
Olimpiadi invernali del
2006, "da allora la città ha goduto di un periodo di
rigenerazione e reinvenzione,
riempiendo il vuoto post-industriale di
attrazioni culturali e sociali".
E in questa città
rigenerata, il Kappa Futurfestival è "uno dei maggiori festival
europei di musica elettronica" (sono attesi per questo weekend
oltre 50mila persone!). La sua sede è il Parco Dora "
una delle
meraviglie postindustriali di Torino", "uno splendido
spazio pubblico creato in una zona di produzione abbandonata lungo il
fiume Dora, che ospitava un'acciaieria Fiat e un impianto di
pneumatici Michelin. Combina aree verdi, passaggi pedonali e impianti
sportivi con elementi delle vecchie fabbriche. Come il più famoso
centro Lingotto, una volta una fabbrica Fiat tanto grande da avere
una pista di collaudo sul tetto, il risultato è
uno spazio vibrante
e moderno che abbraccia il passato industriale della città,
piuttosto che cercare di cancellarlo".
Cosa fare nel weekend
del Kappa Futurfestival a Torino?
The Guardian non esce dagli
stereotipi e cita una visita alla
Mole Antonelliana e la
Museo
Nazionale del Cinema, con una considerazione curiosa: "Roma è
più sinonimo di industria cinematografica italiana, ma questa è
costantemente considerata una delle attrazioni più visitate in
Italia, il che è impressionante se si considera la competizione".
Anche il
Museo Egizio è oggetto di apparente controsenso, "ci
si potrebbe chiedere perché il secondo museo egizio più importante
del mondo (dopo quello del Cairo) si trovi nell'Italia
settentrionale", poi la spiegazione sul collezionismo sabaudo e sul grande lavoro di
Ernesto Schiaparelli. "Gli ampi lavori di
ristrutturazione effettuati negli ultimi anni offrono un'esperienza
piacevole, e c'è un
piacevole contrasto tra l'edificio del 17 °
secolo, i suoi contenuti antichi e l'approccio moderno del museo alla
narrazione" sottolinea l'articolo. L'altro Museo da non perdere
è il
Museo dell'Auto, "raccomandazione ovvia, data la storia
della città"; un museo che è stato ristrutturato nel 2011 e
"ora è opportunamente futuristico".
Quando si tratta di
consigli per mangiare, O'Brien si muove verso il centro e San
Salvario:
Cianci Piola Caffè, nel Quadrilatero Romano, "è uno
dei miei ristoranti preferiti in tutto il nord Italia"; a San
Salvario,
SiVuPlè, per chi è "interessato a esplorare il lato
francofilo di Torino", e
Orso Laboratorio del Caffè, che per il
caffè ha un'ampia lista di miscele da tutto il mondo e una vasta
selezione di preparazioni.
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