Secondo il rapporto dell'
Istituto per
l'ambiente Ispra, Torino è
l'unica città italiana che non continua
a cedere territorio verde al cemento. Merito anche della sua
politica, che preferisce
valorizzare gli edifici esistenti,
ristrutturandoli per stili di vita più contemporanei, o che
preferisce
riutilizzare le aree ex industriali, sia riqualificando
gli antichi complessi sia demolendoli per nuove costruzioni. Un nuovo
esempio di questa scelta torinese è la trasformazione del P
alazzo
che fu sede dell'Italgas, in via XX settembre,
in appartamenti di
target medio-alto.
Palazzo Grondana fu costruito nel Seicento,
secondo il gusto dell'epoca: facciata simmetrica con portone centrale
monumentale, sormontato da un balcone a sottolineare l'importanza
della fascia centrale verticale. Fu sede della Pallacorda, uno sport
che ricorda vagamente il tennis, prima di passare, nel Settecento, al
Conte d'Harcourt, a cui fu donato per i servizi resi ai Savoia.
Nell'Ottocento divenne l'
Hotel Victoria, uno dei più apprezzati
della città e, nel Novecento,
sede dell'Italgas. Si potrebbe dire
che
ogni secolo ha riservato un ruolo diverso a questo bel palazzo
aristocratico, collocato
alle spalle di piazza San Carlo, in una
posizione dunque centralissima.
La ristrutturazione di cui è oggetto
attualmente lo sta trasformando in
Casa Vélo, ovvero in un palazzo
con
appartamenti di diversa tipologia, dal monolocale fino
all'attico, tutti dotati dei comfort più contemporanei: gli attici
hanno anche ampie terrazze con belle viste sulle Alpi; tutti gli
appartamenti hanno
balconi all'interno dell'isolato, angoli di quiete
per riscoprire la vita all'aperto (con le porte aperte diventano
facilmente un ulteriore ambiente dell'appartamento, nella bella
stagione). Si tratta per lo più di spazi di
nuova costruzione, ma il progetto prevede
il restauro delle sale
auliche: studi e approfondimenti riscopriranno cornici, volte e
decorazioni,
valorizzandole nel nuovo sentire del XXI secolo.
Il nome del nuovo complesso, Casa Vélo, è rintracciabile nella
lunga storia dell'edificio. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nei
suoi sotterranei c'era un
rifugio antiaereo, in cui sono state
ritrovate
due biciclette: pedalando si manteneva
in funzione la
dinamo, che dava luce al rifugio e ne permetteva, in qualche modo,
l'aerazione. Tanti decenni dopo, si è voluto
rendere omaggio a quelle
biciclette, chiamando Vélo, bicicletta in francese, il nuovo
edificio. La bicicletta è intesa "come
immagine di protezione e
resilienza" ed è diventata
simbolo del nuovo edificio; si
potrebbe aggiungere che la bicicletta sta diventando un mezzo di
locomozione sempre più comune,
ecologico e intelligente, anche lei
in linea con questi nuovi tempi.
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