Mirafiori dopo il Mito è il titolo di
una
mostra che colpisce al cuore chi a Mirafiori è cresciuto e vi ha
trascorso tanti anni. Di ritorno a Torino, dopo nove anni di Molise,
il mio
primo ricordo di Mirafiori Sud è il lungo muro di via
Biscaretti, in un'uggiosa giornata d'inverno: la mia famiglia stava
andando a vedere la casa dove poi avrei trascorso l'adolescenza e
parte della mia vita di adulta e pensavo "mamma mia,
sembra il
muro di Berlino!" E quella è sempre stata la sensazione, la
separazione fisica e metaforica del quartiere dalla grande fabbrica
che ne condizionava sviluppo economico, sociale e anche geografico. Come un muro di Berlino, vicini senza conoscersi e senza frequentarsi
(devo essere una dei pochi torinesi a non aver mai avuto rapporti con la
FIAT, nonostante sia cresciuta ai bordi degli
stabilimenti di Mirafiori).
Al
Polo del '900 (via del Carmine 14),
fino al 25 ottobre 2019, la mostra
propone i risultati di
un lungo studio nel quartiere guidato dalla
Fondazione Comunità di Mirafiori onlus, con il sostegno di
Compagnia
di San Paolo e con il coordinamento scientifico del
professore
Giuseppe Berta, per scoprire
cosa è rimasto dopo la
fine della
produzione negli stabilimenti della FIAT, con
l'
invecchiamento della popolazione, la
fuga dei più giovani e il
progressivo allontanamento dal centro storico, voluto dalle autorità
cittadine con la
riduzione delle linee di autobus che collegano con
il centro della città (quando io vivevo a Mirafiori Sud in mezz'ora
si arrivava a Porta Nuova, oggi ci vuole quasi il doppio del tempo,
perché il 63 passa ogni mezz'ora e in piazza Caio Mario bisogna
prendere il lentissimo e mastodontico 4... poi dicono lasciate la
macchina in garage). Il lungo studio ha
coinvolto gli abitanti del
quartiere, gli studenti, le realtà produttive. "Come vivono
i suoi abitanti, quali sono i modi di fruire il territorio, quali
sono gli indicatori economici e sociali, quali i ricordi legati al
cambiamento del quartiere e quali le prospettive. Emerge
l'immagine
di un quartiere oggi focalizzato alla rigenerazione e alla
trasformazione, attraverso la tecnologia, lo sviluppo di una nuova
coscienza
green, la ricerca, la moltitudine di realtà aggregative e
la vivacità delle forme di associazione".
Le sezioni della
mostra sono
sette, bello l'uso dei video, per far raccontare agli
stessi mirafiorini cosa abbia voluto dire
arrivare nel quartiere, da
immigrati, e
cosa significhi adesso vivere lì. Si parla di lavoro,
si parla di storie, di esplorazioni, di valorizzazione. Bello il
coinvolgimento dei cittadini, con
un'intera parete di fotografie, "un
Living Lab realizzato con gli abitanti del quartiere con la
diffusione di macchine fotografiche usa e getta, per raccogliere
immagini private della vita quotidiana degli abitanti, azioni e
situazioni difficilmente raggiungibili da un fotografo esterno".
Per chi ha abitato a lungo lì e riconosce la parrocchia, gli scorci,
le scuole, è un bel colpo al cuore, è casa e affetto, nonostante
tutto (tornare tutte le volte e rivedere il "muro di Berlino"
è dire, "sto arrivando"). Anche i
bambini hanno
partecipato a questo fotoracconto del quartiere, coinvolti
dall'associazione Kallipolis: in mostra due cartelloni sulla
Mirafiori che immaginano, molto
green e anche un po' futuristica,
come un grande parco.
Grandi pannelli raccontano
il lungo cammino
del quartiere,
dal Castello di Miraflores, per l'Infanta Catalina Micaela, moglie di Carlo Emanuele I, fino
alla grande fabbrica della
FIAT, con i mutamenti sociali: dal piccolo
Borgo Mirafiori, mano a
mano circondato da anonimi palazzoni di periferia, alla conquista dei
prati con i
grandi casermoni dell'emergenza abitativa; dall'arrivo
degli immigrati
dalle regioni più povere d'Italia, Veneto compreso, fino alle
grandi immigrazioni dall'Europa Orientale e dall'Africa,
con i
romeni a guidare le comunità straniere più numerose del
quartiere; c'è anche
l'utopia delle città-giardino del primo
Novecento, con i graziosi villini di via Plava, anche loro
inghiottiti dalle case operaie, tutt'intorno. Un quartiere che ha
perso la FIAT, ma che ha interessanti realtà produttive come
Boeris,
negozio di biciclette dal 1910,
Tecnocad, società di innovazione
tecnologica dal 1986, il vivaio
Gonella dal 1973; che punta sulle nuove
tecnologie
Loop, studio di registrazione, e sul nuovo interesse per
il verde
Orti Generali, impresa sociale di orticoltura urbana.
Saranno loro il futuro di Mirafiori Sud?
Se ne parlerà in
tre
incontri pubblici, organizzati nei giorni della mostra al Polo del
Novecento, per raccontare passato e presente del quartiere:
PRU: la
storia di una riqualificazione (17 ottobre 2019, ore 18),
Costruire
un Futuro possibile per le nuove generazioni (18 ottobre 2019, ore
18),
DETROIT. Viaggio nella città degli estremi (22 ottobre 2019,
ore 18.15, con l'autore del libro Giuseppe Berta). Il
programma completo di eventi e incontri previsti durante la mostra è su
www.fondazionemirafiori.it
Tutto il
materiale raccolto in
Mirafiori dopo il Mito, sarà poi caricato
sulla
piattaforma digitalemirafioridopoilmito.it, insieme all'archivio dei
materiali di ricerca prodotti nell'ultimo ventennio (letteratura,
tesi di laurea, articoli, video e film, studi e progetti) raccolti
dal gruppo di ricerca del
Politecnico di Torino - Dipartimento di
Architettura e Design, coordinato da
Francesca De Filippi.
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