Alberto Lazzaro, 37 anni, nato a Torino, laureato in Ingegneria Biomedica,
è Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Torino
Sì allo sviluppo, al futuro, agli orizzonti da scoprire; No allo sconosciuto, all'incertezza, alla novità. Se n'è parlato tanto in questi mesi e, guardando le piazze e ascoltando i discorsi, mi è venuto in mente un magico verso di Dante Alighieri, che ha definito l'Italia il Bel Paese dove il sì suona. Mi è sempre piaciuta l'idea di una terra allora divisa in tanti Stati, rivalità e avversioni e unificata dal suo monosillabo più ottimistico, agli albori del volgare. Così è nata l'idea di questa sezione, TorineSÌ, per scoprire quando i torinesi dicono sì, uscendo dalle loro zone comfort, e con quali forze ed energie accettano le sfide di quei sì. Le domande sono uguali per tutti gli intervistati e grazie a tutti i torinesi, nati qui o arrivati per scelta, per le loro risposte.
- Pensa che sia più facile dire di sì
o di no?
Non penso sia questione di facilità ma
di opportunità e scelta personale. Dire di no forse è più facile,
ci mantiene nella nostra zona comfort, ma la vera opportunità del
nostro tempo è scegliere di dire di si, mai a cuor leggero e sempre
a fronte di una visione chiara e lungimirante. Il si è un impegno,
una responsabilità, è la volontà di assumersi un rischio per un
bene più grande.
- Il sì più folle, quello che ha
detto senza pensarci, e quello più faticoso?
Il sì più folle è stato, ed è
tutt'oggi, quello alle mie figlie Giulia e Giorgia: per sola
razionalità, non si sceglierebbe mai di abbandonare una vita
semplice e leggera come quella che si ha prima di diventare genitori,
con minori responsabilità, più divertimento e sonno libero.
Fortunatamente la nostra componente emozionale ci permette di fare
scelte irrazionali, che ci spingono verso l'ignoto, ma è spesso
questo viaggio irrazionale ci fa raggiungere mete impensabili e
arricchisce la nostra vita di esperienze impagabili. Sì più
faticoso? Lo sono tutti, quando ci spingono a cambiare ed è proprio
questo il motivo per cui devono essere detti per diventare, ogni
giorno di più, migliori, per il bene della propria comunità di
appartenenza personale, sociale e aziendale.
- C'è un sì di cui si sente
orgoglioso e uno che, ripensandoci, non direbbe? Quali sono?
I sì di cui sono più orgoglioso li ho
detti entrambi nel 2010. A mia moglie Chiara, che mi completa e mi dà
equilibrio; sono orgoglioso di potermi confrontare costantemente con
lei, con cui ho condiviso la mia vita da quando avevo 8 anni. L'altro
sì è alla mia azienda, la Wisildent srl: nel 2010, ero un
dipendente con contratto a progetto di 3 anni; a 6 mesi dalla
scadenza, mi è stato chiesto di diventare un titolare; sono
orgoglioso di aver fatto sentire ai miei attuali soci il valore del
mio impegno. Non c'è un sì che non direi più, conoscendomi, se
anche cambiassi le motivazioni, ne troverei altre per ridire sì.
- Ha mai identificato in cosa consista
la sua zona comfort? Cosa ha implicato uscirne, le volte che l'ha
fatto?
Mi piace molto imparare cose nuove e
vivo ogni giorno con un obiettivo preciso: andare a dormire con la
consapevolezza di avere imparato una cosa nuova, il minimo per poter
dire di aver speso bene la giornata. Penso di spingermi ogni giorno
un passo oltre la mia zona comfort, così supero i miei limiti senza
grandi scossoni, che penso siano più difficili di accogliere e
sopportare... questo è il mio segreto.
- Ci sono dei sì detti da Torino,
durante la sua storia, di cui si sente orgoglioso e in cui si
riconosce?
Torino è una grande città, riesce
sempre a trovare una risposta forte ai suoi problemi. Quando la capitale
venne spostata a Firenze, la classe dirigente trasformò la città in
capitale dell'industria e, più di recente, quando la
delocalizzazione ha intaccato l'economia locale, abbiamo saputo
promuovere l'immagine di Torino città olimpica e capitale culturale.
Nell'anima di Torino c'è il sì al cambiamento, la capacità di uscire fortificata da problemi che sembrano
insormontabili. Mi riconosco nel carattere della città e dei suoi
abitanti: siamo futurabili, capaci di partire dalle nostre abilità
per costruire un futuro di opportunità. Ne parliamo spesso nel blog
del nostro Gruppo Giovani Imprenditori
www.futurabile.org.
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