Maurizia
Rebola, nata a Carignano (TO), 49 anni, laureata in Lettere Moderne,
è Direttore
della Fondazione Circolo dei Lettori
Sì allo sviluppo, al futuro, agli orizzonti da scoprire; No allo sconosciuto, all'incertezza, alla novità. Se n'è parlato tanto in questi mesi e, guardando le piazze e ascoltando i discorsi, mi è venuto in mente un magico verso di Dante Alighieri, che ha definito l'Italia il Bel Paese dove il sì suona. Mi è sempre piaciuta l'idea di una terra allora divisa in tanti Stati, rivalità e avversioni e unificata dal suo monosillabo più ottimistico, agli albori del volgare. Così è nata l'idea di questa sezione, TorineSÌ, per scoprire quando i torinesi dicono sì, uscendo dalle loro zone comfort, e con quali forze ed energie accettano le sfide di quei sì. Le domande sono uguali per tutti gli intervistati e grazie a tutti i torinesi, nati qui o arrivati per scelta, per le loro risposte.
- Pensa che sia più facile dire sì
o no?
Per me è più facile dire sì, sempre. Per la mia indole e
propensione a cercare di anticipare i tempi e guardare avanti, il sì
è molto più facile. Il no mi pesa molto.
- Il sì più folle,
quello che ha detto senza pensarci, e quello più faticoso?
Il
sì più folle è stato quando mi hanno proposto di andare a fare il
giro del Monviso in giornata e io sono andata, senza essere
allenata; sono tornata stanca morta, ma felice. Il sì più faticoso
non riesco a identificarlo, dire di sì non mi costa fatica,
altrimenti non lo dico.
- Un sì di cui si sente orgoglioso e
uno che, ripensandoci, non direbbe? Quali sono?
Il sì di cui
sono più orgogliosa è quello che ho detto a mio figlio, dopo aver
saputo in gravidanza che sarebbe nato disabile. Il sì che oggi non
direi... di nuovo non riesco a ricordarlo, proprio perché se non ci
credo non lo dico e i sì che magari poi hanno avuto gestazioni più
lunghe e più complicate, hanno avuto però soddisfazioni. No, non
trovo un sì che non direi di nuovo.
- Ha mai identificato in
cosa consista la sua zona comfort? Cosa ha implicato uscirne, le
volte che l'ha fatto?
Ho un perimetro di zona comfort piuttosto
ampio. Per di più adoro i cambiamenti, sono la mia linfa vitale.
Uscire dalla zona comfort è necessario, non mi costa fatica né
sacrifici
- Ci sono dei sì detti da Torino, durante la sua
storia, di cui si sente orgoglioso e in cui si riconosce?
Il sì
alle Olimpiadi, assolutamente. Sono nata negli anni 70, quindi ho
visto Torino cambiare in quegli anni, con le Giunte di Castellani e
Chiamparino. I sì detti in quegli anni, alla cultura, alle
Olimpiadi, alle trasformazioni, al reinventare una città che stava
irreversibilmente cambiando, sono i sì che fanno di me una
cittadina felice.
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