A Torino, la
navigazione sul Po si è sempre divisa tra
necessità e diletto. Basti pensare a chi doveva
attraversare il fiume per lavoro o per viaggio, affidandosi ai
barcaioli; basti pensare alla
grande peota, il magnifico
Bucintoro, voluto dai Savoia per
navigare sulle acque del fiume in occasione delle cerimonie o per
svago, a testimoniare
la magnificenza del loro stile di vita e del Settecento.
Costruiti
numerosi ponti a collegare le due rive della
città, la navigazione di necessità è praticamente scomparsa e, del
resto, il Po
non è più navigabile da tempo a causa della
costruzione della
diga Michelotti, poco più a nord del Ponte
Vittorio Emanuele I: Torino risulta così isolata dal Monferrato e
dalla Bassa, nei secoli scorsi raggiungibili lungo il fiume (anche se
con tratti da percorrere via terra). Fatica ad affermarsi il
loisir,
la navigazione per piacere. Non per mancanza di voglia dei torinesi,
ma, se possiamo chiamarla così,
sfortuna delle imbarcazioni. La
storia di
Valentino e Valentina, danneggiati dall'
alluvione del 2016,
la conosciamo tutti. Meno nota, per chi è nato nella seconda metà
del secolo, è la
storia della motonave Vittoria! (il punto
esclamativo appartiene al suo nome).
Un'imbarcazione di
grandi
dimensioni, la più grande, dicono, che abbia mai navigato il Po
torinese. Poteva trasportare
fino a 300 persone, dai Murazzi fino a
Moncalieri, anticipando, un po' il percorso di Valentino e Valentina.
All'epoca,
siamo negli anni '30 del Novecento, lungo il Po c'erano diverse
spiagge,
dove i torinesi andavano a passare il tempo, non potendo andare al
mare; immaginatevi in un Lido dell'epoca e vedere passare questa
motonave,
con a bordo turisti e torinesi, che scoprivano i punti di
vista inediti della città, con
orchestrina e merende a bordo. Una
Torino sorprendente, che amava divertirsi con cose che in fondo
divertono ancora oggi. Vittoria!, che aveva un passato nelle acque
dell'
Arno, dove era giustamente chiamata
Fiorenza, navigò con
successo per tre anni,
dal 1935 al 1938; poi, a causa del
crescente disinteresse dei torinesi, si decise di interrompere la sua
navigazione.
Fu
trasformata in un ristorante, sulla riva dei
Murazzi,
ma anche in quella veste non ebbe il successo sperato e in poco tempo
anche quell'attività venne chiusa. La storia successiva parla di
spoliazioni e vandalismi, fino alla decisione di vendere quello che
rimaneva del suo scafo a un
traghettatore di Settimo Torinese. Ma
come arrivare a Settimo superando la diga Michelotti? Lì si compì
il destino della Vittoria! Accompagnata da esperti barcaioli,
nonostante una
piena del fiume che aveva permesso di alzare le acque
sulla diga, l'imbarcazione
si incagliò, senza che l'equipaggio a
bordo e i barcaioli riuscissero a sbloccarla. Era il
2 maggio 1940 e
la nave iniziò a imbarcare acqua (il fiume era pur sempre in piena,
grazie alle piogge dei giorni precedenti), il
peso la spinse in
avanti, verso il ponte di Regina Margherita, dove finì
contro uno
dei pilastri; il tempo di salvare gli uomini ancora a bordo, mentre
la furia del fiume continuava a trasportare la nave senza controllo,
che
affondò poco più avanti.
Sempre le acque vorticose del Po,
che
frantumano il sogno di navigare per diletto sulle sue acque:
sembra di rileggere la storia di Valentino e Valentina, danneggiati
dall'alluvione e non più recuperati da allora.
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