Torino conquista un articolo tutto suo
su Forbes, dove l'autrice,
Catherine Sabino, non manca mai di invitare a scoprire le bellezze d'Italia. "Nonostante le numerose attrazioni e
sia diventata una star ospitando le Olimpiadi del 2006, la città
rimane
una destinazione poco conosciuta dai viaggiatori americani"
commenta la giornalista, ricordando che è stata la
prima
capitale d'Italia (e tra parentesi sottolinea che lo è
ufficiosamente anche del cioccolato),
sede dei Savoia e delle
prime
industrie automobilistiche. Insomma, un passato intenso e misto di
storie che oggi permette "un'intrigante mix di offerte
culturali". Di qui la proposta di
sette musei da non perdere.
Si inizia con
Palazzo Reale, che " come Roma, non fu
costruito in un giorno, ma piuttosto nel corso di decenni da una
serie di architetti che eseguivano le loro commissioni durante il Barocco e
poi negli stili neoclassici popolari all'epoca". Tra le cose da
non perdere, oltre al Palazzo, anche l'
Armeria Reale, la
Galleria
Sabauda, che " ospita le importanti collezioni d'arte della
famiglia Savoia, con opere di Van Dyck, Botticelli, Tiepolo, Fra
Angelico e Bellini", e il
Museo di Antichità. A
Palazzo Madama,
la visita è come "seguire un corso di indagine sulla storia
dell'arte"; ci sono cimeli e oggetti dal Medioevo al Barocco, ma
soprattutto, c'è il ricordo delle "
potenti duchesse sabaude,
che servirono come reggenti fino a quando i loro figli hanno
raggiunto la maggiore età". Lasciando piazza Castello, bisogna
visitare il
Museo Nazionale del Cinema, "una stravaganza visiva
creata dallo scenografo Francois Confino", vero e proprio
"deposito di tutte le cose cinematografiche con una vasta
libreria di film, sezioni dedicate a diversi generi cinematografici,
set ricreati e cimeli storici che vanno da sceneggiature di
riferimento, costumi e accessori come maschere di
Star Wars a oggetti
personali come la sciarpa rossa e le lettere di Federico Fellini";
si trova nella
Mole Antonelliana, quindi il consiglio conseguente è
di prendere " l'ascensore trasparente fino alla cima del museo,
per ammirare viste spettacolari sulla città, sulle Alpi e sulla
campagna".
Palazzo Carignano è da non perdere non solo per
il
Museo del Risorgimento (Torino è pur sempre stata la prima
capitale del Paese!), ma anche perché è un capolavoro barocco
dell'architetto Guarino Guarini, che "si ispirò agli schizzi
del Bernini per il Louvre nel progettarlo"; l'
Appartamento dei
Principi di Carignano è "da esplorare per le sue notevoli
boiserie dorate, le stanze a specchio e gli elaborati affreschi".
Arriva anche l'altro inevitabile
must torinese, il
Museo Egizio, "il più grande archivio dedicato alle antichità egizie fuori dal
Cairo": fu anche grazie ai suoi papiri che
Jean-François
Champollion riuscì a comprendere i geroglifici. La visita ai Musei
torinesi si conclude in una Residenza Sabauda, Patrimonio
dell'UNESCO, la
Reggia di Venaria Reale, "uno dei più grandi
complessi reali d'Europa e capolavoro del Barocco"; qui un
ambizioso restauro ha restituito affreschi, stucchi e la
Galleria
Grande, "uno dei più impressionanti spazi pubblici d'Italia".
Bello l'articolo, bella la proposta. Ma in questi articoli
dedicati a Torino,
inizio a sentire la mancanza di un po' di
creatività: perché non inserire i Musei più giovani negli
itinerari storici di Torino? Perché non mostrare quanto questa città
sia eclettica nelle sue curiosità, nei suoi interessi, nel suo modo
di tutelare la sua ricchezza? Ok Museo Egizio, Museo del Cinema,
Musei Reali, ma perché non aggiungere ogni tanto giovani Musei come
il
Museo Accorsi o il
Museo Fico, che raccontano l'arte contemporanea
e la passione per l'eleganza e l'antiquariato, che hanno forgiato il
gusto della città? Perché non il
Museo dell'Automobile, che spiega
il posto di Torino nella storia mondiale dell'auto, o la
Pinacoteca
Agnelli, che, dall'alto dell'edificio più simbolico del Novecento
torinese, il
Lingotto, racconta addirittura la storia di una famiglia, senza la
quale Torino non sarebbe quella di oggi? Catherine, sono sicura che americani piacerebbe
anche una Torino che sa muoversi tra passato, presente e futuro (e sugli Agnelli farebbero pure una serie tv!).
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