Vi ricordate quando
da corso Orbassano a corso Grosseto c'era la
ferrovia? Che fosse più in basso o
più in alto rispetto alla superficie stradale,
condizionava
fortemente i movimenti cittadini, con tanto di sopraelevate e ponti
per attraversarla. Per ragioni familiari (casa a Mirafiori Sud con
nonno in Barriera di Milano), ho percorso mille volte il tratto di
corso principe Oddone, con la ferrovia che correva accanto,
leggermente più in alto, impedendo di vedere cosa ci fosse
dall'altra parte. Edifici e attività a pochi metri di distanza,
giusto dall'altra parte della via, ma che potevano essere raggiunti
solo attraverso ponti o tunnel;
una ferita nel cuore e nel tessuto
della città e del suo sviluppo.
Quando, negli anni 70, la
Regione Piemonte iniziò a pensare a un
nuovo Piano dei Trasporti,
l'interramento della ferrovia che attraversava la città da nord a
sud fu una delle
priorità indicate. I lavori, come troppo spesso
succede in Italia, iniziarono solo qualche tempo dopo (e non sono
ancora terminati). Il primo tratto interrato fu quello della
cosiddetta Spina 1, tra largo Orbassano, corso Mediterraneo e corso
Castelfidardo, fino a corso Vittorio Emanuele II. Non fu solo
l'interramento della ferrovia, fu
una vera e propria fioritura.
Sul
tunnel della ferrovia, il cosiddetto passante ferroviario, fu
realizzato
un ampio viale, abbellito da uno degli
igloo di Mario Merz
e ritmato dagli
scenografici lampioni bianchi. Anche lungo la
Spina 1 si potrebbe dire "qui una volta erano tutte fabbriche"
e non si riconoscono più. A poca distanza dall'igloo di Mario Merz e
a pochi passi dalla spina, la
Materferro è diventata un
parco, sulla
ex Fergat è stato costruito l'impianto minimal della
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Poco più avanti, già in corso Castelfidardo, il
ponte del
Politecnico segna il passaggio a una nuova Torino,
all'
avanguardia internazionale per cultura e ricerca: non solo
l'ampliamento dello stesso Politecnico, ma anche la
rinascita delle
OGR. Quante volte ci siete passati e non capivate cosa fossero, così grandiose e abbandonate? Oggi sono
uno dei centri culturali più
attivi d'Italia, con contaminazioni tra discipline artistiche, e
uno
dei centri di ricerca e sviluppo più interessanti, grazie ai
rapporti internazionali che la
Fondazione CRT, sua proprietaria,
continua a stringere nel mondo. Un
riuscito esempio di intervento
privato su una struttura che sarebbe altrimenti andata perduta. Poco
più avanti, il
lugubre carcere Le Nuove, è diventato un Museo e un
luogo d'incontro.
È stato solo l'interramento della
Torino-Milano? Non necessariamente, ma
la realizzazione di quel viale
ha cambiato il volto della città, dando nuovi stimoli al suo
sviluppo e alle sue vocazioni di futuro. Fa impressione vedere le
foto di quando c'era la ferrovia in superficie e quanto tutt'intorno
sia cambiato, con il suo interramento.
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