Diventato
re nel 1713, dopo il
Trattato di Utrecht, primo Savoia a cingersi
della corona reale,
Vittorio Amedeo II ebbe l'esigenza di
adeguare la
sua capitale al nuovo status. Ad aiutarlo, uno degli architetti più
visionari del suo tempo, il siciliano
Filippo Juvarra, che disegnò
alcuni degli
edifici più emblematici del Settecento e che ancora
adesso sono segni forti e indispensabili del territorio. La
Basilica
di Superga,
ex voto dopo la vittoria contro i Francesi nell'assedio,
che guarda al
Castello di Rivoli, il cui progetto juvarriano rimase
incompleto, fino, a sud della città, a quella magnifica danza di curve
che è la
Palazzina di Caccia di Stupinigi. Nella città storica,
Filippo Juvarra realizzò numerosi progetti, ma
il più significativo
rimane, probabilmente
la nuova facciata di Palazzo Madama, che tanta
influenza avrebbe esercitato negli anni seguenti, non solo in
Piemonte. Bisogna immaginare che all'epoca il Palazzo era
collegato a
Palazzo Reale dalla Galleria Grande, andata oggi perduta, dunque il
disegno juvarriano arrivato a noi è
incompleto (palazzo Madama
sarebbe dovuto essere l'elemento centrale, per questo enfatizzato
da una facciata sontuosa, di una manica lunga da Palazzo Reale fino
all'attuale via Roma).
La
nuova facciata del Palazzo è
una
trovata geniale del grande architetto siciliano
per dare una
scala d'onore all'edificio. La
ristrutturazione interna, voluta dalle
due Madame Reali, prima
Cristina e poi
Maria Giovanna Battista, aveva
dato
nuova concezione barocca alla fortezza degli Acaja. La
copertura del cortile interno e la realizzazione, al piano nobile, della
grande sala centrale, aveva permesso una
nuova distribuzione dei percorsi e la realizzazione di
sontuosi appartamenti privati delle padrone di casa che si succedettero.
Ma come raggiungere quegli appartamenti così eleganti, se non attraverso la costruzione di uno
scalone di altrettanto fascino? Juvarra, dopo aver tentato diverse soluzioni
"interne", senza cioè cambiare i volumi dell'edificio,
si
inventò una nuova facciata, creando, tra quella antica e quella da
costruire,
lo spazio sufficiente per realizzare lo scalone d'onore
adeguato al palazzo e alle ambizioni della sua abitante, quella Maria
Giovanna Battista che il figlio Vittorio Amedeo aveva ormai messo da
parte dagli affari politici, ma che non si arrendeva al nuovo
status.
Sarebbe stato "
un progetto più ambizioso, in grado di
risolvere il problema dell'accesso di rappresentanza con il duplice
vantaggio di limitare gli interventi sul preesistente,
senza
interferire con il complesso impianto del Castello, dotando il
palazzo di una nuova e moderna facciata per maggior decoro della
piazza e della città" scrive
Roberto Caterino su
Costruire e rappresentare la maestà del sovrano. Atri, scaloni e saloni nei progetti di Filippo Juvarra per residenze reali. Con il suo progetto,
"Juvarra
sfruttava al meglio i già pochi spazi esistenti,
addossando alla facciata seicentesca un corpo di fabbrica che ne
rispettava la partitura compositiva, per articolare lo spazio interno
di
uno scalone monumentale a due rampe contrapposte". Un
progetto che entusiasmò Maria Giovanna Battista e che la riempì
d'orgoglio per il legato che avrebbe lasciato a Torino.
Le due scale prendono il via
sui lati opposti di un atrio a tre
campate, sostenute da sottili e slanciate colonne e sotto il quale potevano fermarsi le carrozze; di lì
salgono,
con due rampe parallele, fino
al luminoso atrio che dà
accesso al salone centrale. La loro grandiosità è data anche dai numeri:
occupano
ben sette delle nove campate della facciata (le due laterali
sono occupate dalle cosiddette verande, due luminosissimi spazi che
guardano a piazza Castello dagli ampi finestroni della facciata. Si
sale su queste due rampe parallele e ancora oggi
ci si sente principi
nel farlo, avvolti
dall'atmosfera leggera ed elegante in cui si
trovano, soprattutto quando, salendo la prima rampa,
si apre mano a mano lo sguardo alla meraviglia dello spazio a
tutt'altezza, creato dietro alla facciata. Tutto colpisce e stupisce: gli stucchi,
i loro colori chiari, la decorazione raffinata e, soprattutto,
la
luce, che invade lo spazio dalle ampie finestre, rivelando
il suo
ruolo nel disegnare gli spazi e spiegando finalmente
il segreto della
facciata, "svuotata" dalle grandi aperture.
Lo scalone
di Palazzo Madama fu
una novità per Torino e una sorpresa per
l'Europa, dove, soprattutto in area tedesca, le
monarchie assolute
stavano chiedendo
nuovi elementi di meraviglia, per sottolineare il
potere del sovrano. Gli scaloni d'onore, che introducevano nelle
residenze dei monarchi, assunsero così un nuovo protagonismo,
sempre
più audaci e aerei; molti di loro, a cominciare da quello del
Castello di Würzburg, tanto devono a Filippo Juvarra e a Palazzo
Madama.
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