I Conti, Duchi e Re
partivano per le guerre e toccava alle loro
energiche consorti governare e mediare tra tante
istanze diverse, fosse per le loro assenze o per le loro morti
premature. È una storia che si è ripetuta diverse volte,
nei mille
anni della dinastia sabauda. Sin dagli inizi, in fondo.
Adelaide di
Susa, nata a Torino in qualche anno,
tra il 1010 e il 1016, da
Olderico Manfredo, conte di Torino e marchese di Susa, e da
Berta
d'Este, è stata
la prima volitiva signora dei Savoia, colei che ha
permesso loro di affacciarsi in Italia e di
annettere Torino e la sua
contea ai loro territori. 500 anni prima che la trasformassero nella
loro capitale.
Le origini di Adelaide sono avvolte nella
leggenda, causa incertezza sulla sua data di nascita. Ma è certo che
la sua famiglia fu
nobile e prestigiosa, tra la Valle di Susa e la
grande Pianura, fino a Torino; basti pensare che era
pronipote di
Arduino il Glabrione, che nel 976
liberò la Valle dai Saraceni. Per
lei ci furono ben
due matrimoni, prima di arrivare al figlio del
leggendario
Umberto Biancamano, fondatore della dinastia sabauda. Non
più giovanissima, nel 1035 (quindi in un'età compresa tra i 19 e i
25 anni), sposò
Ermanno di Svevia, ma rimase presto vedova, a causa
della peste, si risposò dunque con
Arrigo del Monferrato, rimanendo
di nuovo vedova, nel 1044. Non c'è due senza tre e la Marchesa di
Susa, che dal padre Manfredo II aveva ereditato
la Valle, la Contea di
Torino, il Canavese e diversi castelli liguri, sposò finalmente
Oddone, il figlio di Umberto Biancamano. È un'
unione storica, che
trasformò i piccoli territori di qua e di là delle Alpi nel
primo
embrione di quello che sarà poi il
Ducato di Savoia e, in seguito,
il
Regno di Sardegna: Oddone possedeva infatti la Savoia e
controllava tre valichi alpini, il Moncenisio e i due San
Bernardo, ovvero gli ingressi al Piemonte e alla Valle d'Aosta; ai suoi territori si aggiunsero quelli di Adelaide, che
aprivano alla Pianura Padana e ai suoi orizzonti. Fu
l'unico Stato
transalpino a resistere per secoli, fino alla cessione della Savoia
alla Francia, durante il Risorgimento italiano, in seguito agli
accordi di Plombières, tra il
Camillo Benso di Cavour e
Napoleone III.
Da Oddone, Adelaide ebbe
cinque figli: Pietro,
Amedeo, Oddone, Berta e Adelaide. I figli maschi furono
sovrani, le figlie femmine furono
pedine matrimoniali per le alleanze internazionali. La Marchesa di Susa, tosta
e determinata, fu però piuttosto
sfortunata come moglie: anche il
terzo marito la lasciò vedova, intorno al 1060. E lei, avendo gli
eredi che le garantivano la continuità dinastica,
non ebbe più
voglia di matrimoni, dedicandosi al
governo dello
Stato nel nome del figlio Pietro, ancora minorenne. E durante la
reggenza, Adelaide mostrò tutto il suo
talento politico e l'abilità
del governo. La leggenda vuole che
cavalcasse come un uomo e che
fosse molto abile con le armi, ma
si distinse soprattutto nelle arti
diplomatiche.
Grazie ai matrimoni delle figlie seppe legare la
Contea di Savoia alle potenze del tempo, il Sacro Romano Impero, in
lotta con il Papato per la supremazia politica, e la Svevia:
Berta
sposò l'imperatore Enrico IV,
Adelaide fu la seconda moglie di
Rodolfo di Svevia. Il capolavoro
diplomatico di Adelaide fu però
l'incontro a Canossa di Enrico IV,
che aveva tentato di
ripudiare Berta nel Concilio di Magonza, con
papa Gregorio VII. Per arrivare a Canossa, Enrico e Berta dovettero
passare nei territori di Adelaide e così racconta
Gemma Giovannini
tutta la vicenda, in
Le donne di casa Savoia dalle origini dellafamiglia fino ai giorni nostri: "Adelaide, riabbracciando la
figlia derelitta, e vedendola tanto deperita e con traccie ormai
indelebili dei sofferti patimenti, giurò
odio eterno al genero
infame; ed è facile immaginare quale accoglienza a lui fece questa
donna integra, da lui offesa e colpita in quanto aveva di più caro
al mondo. Essa non voleva neppure riconoscerlo come membro della sua
famiglia, non voleva accoglierlo e molto meno aiutarlo!... Eppure
finì col riconoscerlo, accoglierlo, aiutarlo; e il miracolo lo compì
la dolcissima Berta. Essa, per intercessione di lei,
si decise ad
accompagnare Enrico, in un col figlio
Amedeo II, dal Papa a Canossa.
E l'umiliato Imperatore, dovè
a quest'energica donna, alla sua
fermezza, alla nobiltà del suo dire, se riuscì
meglio che non
riuscisse alla stessa potente contessa Matilde di Toscana, anch'essa
presente, a strappare a Gregorio VII
patti, se non equi, almeno
eseguibili". Come nota ancora Giovannini, "il fatto di
Canossa è il
primo grande atto di politica internazionale, a cui la
Casa di Savoia abbia partecipato". Il prestigio e la stima di
cui Adelaide già godeva furono tali che le permisero di
mediare nella
successiva lotta tra i suoi due generi, Enrico, deposto dai principi
tedeschi al suo ritorno in patria, e Rodolfo, scelto come suo
successore, in una guerra familiare che si concluse con la morte del
secondo, nella
battaglia di Elster.
Durante la sua Reggenza
non
furono solo guerre e arti diplomatiche, Adelaide governò
con pugno
di ferro, per difendere le sue prerogative di signora medievale
contro le aspirazioni di Comuni e Vescovi (le lotte tra Papato e
Impero si riflettevano anche nel successo dei Comuni, con cui Papi e
Imperatori cercavano di indebolirsi vicendevolmente). Ma fu anche una
generosa mecenate e fece
numerose donazioni a chiese e conventi, spesso
strategici per il controllo delle sue valli e, dunque, per il
vero
potere che in quei secoli avevano i Savoia,
il
passaggio dei valichi alpini.
Non fu fortunata nei matrimoni e
neanche nella continuità dinastica: Pietro morì senza lasciare
eredi maschi, Amedeo II morì prematuramente, lasciando però un figlio,
Umberto, su cui Adelaide pose
sguardo e attenzioni, essendo l'unica
speranza di futuro per i Savoia. Erano però gli
ultimi anni di vita
della gloriosa Marchesa di Susa:
stanca di guerre e di equilibri,
consapevole degli anni difficili in arrivo a causa dell'
instabilità
dinastica (Pietro aveva lasciato una figlia, Amedeo aveva lasciato Umberto,
dalla Germania Enrico IV si rifece vivo per rivendicare i presunti
diritti di suo figlio Corrado, figlio di Berta), si ritirò nel
Canavese, a
Cenischio, dove morì,
nel 1091.
Di lei rimangono i
documenti che testimoniano la sua generosità e
il suo Castello, a
Susa. Domina la città, è stato
rimaneggiato nei secoli successivi
per adattarlo al gusto e alle esigenze che si sono succeduti, ma,
nelle bifore sopravvissute, c'è ancora un po' di lei e
non è
difficile immaginarla mentre guarda dall'alto
la Valle,
che seppe
mantenere, per assicurare ai suoi discendenti
il passaggio a Torino e
all'Italia.
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