A
dicembre ho avuto l'occasione di
assistere a due eventi al Teatro Regio: il
Concerto di Natale del
Gruppo dei Giovani Imprenditori dell'Unione Industriale di Torino e,
grazie al
Black Friday, a una rappresentazione della
Carmen, opera in scena nel
cartellone del Teatro. Per due volte, in pochi giorni, ho
potuto ammirare
la struttura di Carlo Mollino ed è stata inevitabile
la
curiosità sul
Teatro Regio precedente, distrutto
dall'incendio
dell'8 febbraio 1936 (84 anni fa, tra pochi giorni).
Il Teatro
Regio fu
costruito in soli due anni e fu
inaugurato il 26 dicembre
1740 con l'
Arsace di
Francesco Feo. Da allora, per anni, il
26 dicembre fu la data di inizio della stagione del Teatro, aperto da
Santo Stefano fino a Carnevale, con la messa in scena di due opere.
La
costruzione del Teatro Regio è interessante per diversi motivi,
politici e architettonici. Fu collocato sul
lato orientale di piazza
Castello, allora in via di definizione, con l'espansione della città
verso il Po; la monarchia assoluta si era affermata a Torino con
l'imposizione di un'architettura uniforme, dai codici severi e
rigorosi, che hanno finito poi con l'
influenzare il gusto dei
torinesi. Così piazza Castello, la
piazza del
potere cittadino, su cui si affacciavano Palazzo Reale e Palazzo
Madama, allora uniti dalla manica perduta nel XIX secolo, fu voluta
uniforme, per far risaltare il potere dei Savoia:
né la chiesa di
San Lorenzo né il Teatro Regio hanno una facciata (e però entrambi
rappresentano
il trionfo del Barocco, per la
meraviglia inaspettata
che suscitano con i loro interni).
Il Teatro Regio è anche il
primo "braccio" del "pettine" che fu la zona del
comando nella sua espansione verso il Po. Se Palazzo Reale
rappresentava
la residenza vera e propria del sovrano e della sua
famiglia, sul suo lato orientale si sviluppavano gli uffici e le
segreterie dell'Amministrazione dello Stato,
raggiungibili dal
monarca senza dover uscire dal Palazzo. E non solo. Superate le
Segreterie, oggi sede della Prefettura (cambiano le forme dello
Stato, ma non il ruolo del Palazzo, ancora dedicato al Governo), una
lunga manica orientale, in cui trovava posto anche l'
Archivio di
Stato, dava l'accesso ad altri bracci a lei perpendicolari:
il Teatro
Regio, l'Accademia Militare, la Cavallerizza. Una sorta di "pettine",
che permetteva ai sovrani di muoversi
indisturbati nella zona del
comando,
senza essere visti dall'esterno, in piena sicurezza.
I Principi di Piemonte, Umberto e Maria José d'Italia, al Teatro Regio - Foto dell'Istituto Luce
Il
Teatro Regio era la manica più esposta, in piazza Castello:
quasi una dichiarazione e un manifesto,
la cultura come luogo
d'incontro tra il re e i suoi sudditi. Un teatro fu nei progetti di
Vittorio Amedeo II, che sulla
magnificenza aveva le idee chiarissime,
in questo assecondato anche dal suo Architetto di Corte, il gran
Filippo Juvarra, ma non fu il primo re dei Savoia a portare a termine
il progetto. Toccò al figlio
Carlo Emanuele III, che volle un teatro
sontuoso e lo affidò al disegno di
Benedetto Alfieri. L'ingresso
avveniva a nord, dall'attuale piazzetta Mollino, il palcoscenico era
posto a sud, davanti a
139 palchi sistemati su cinque ordini
sovrapposti e a un'ampia platea; in tutto poteva ospitare
fino a 2500
spettatori. Era
uno dei teatri d'opera più grandi d'Europa e fu a
lungo
uno dei più apprezzati, per le opere che metteva in
scena, per i maestri, i musicisti e i cantanti che vi si esibivano.
La sua storia seguì quella dei Savoia:
in epoca napoleonica,
quando furono esiliati in Sardegna, il Teatro seguì i venti della
Rivoluzione e del bonapartismo, con spettacoli che promuovevano quei
valori. Con la
Restaurazione e il ritorno della dinastia, più volte restaurato secondo il gusto dell'epoca, perse
d'importanza:
sempre meno le opere scritte appositamente e sempre di
più quelle di repertorio. Quando Torino perse il titolo di capitale
del Regno d'Italia, in favore di Firenze prima e di Roma poi,
il
Regio passò a essere proprietà del Comune. Alla fine del XIX
secolo, l'esordio di
Arturo Toscanini sulle scene e le
prime mondiali
di
Manon Lescaut e
La Bohéme di
Giacomo Puccini. All'inizio del XX
secolo,
Richard Strauss dirige
Salomè, in prima italiana; poi altre
prime assolute come
Le maschere di
Pietro Mascagni,
Héliera di
Italo
Montemezzi, la
Francesca da Rimini di
Riccardo Zandonai su libretto
di
Gabriele D'Annunzio.
Le
foto degli anni 30 raccontano anche
la
presenza dei Principi di Piemonte,
Umberto e Maria José, che a
Torino trascorsero i primi anni del loro matrimonio, lui con
l'elegante imperturbabilità che lo caratterizzò sempre, lei con la
bellezza inquieta dei suoi occhi chiari.
L'ultima foto, prima
dell'incendio, la prima in quest'articolo, racconta
un teatro affollato e appassionato, mancato
poi per quasi 40 anni (il Teatro Regio di Carlo Mollino fu inaugurato
nel 1973). Da quel devastante incendio si salvò
solo la facciata, la
stessa che ancora oggi nasconde il gioiellino di Carlo Mollino e
preserva la meraviglia.
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