FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Il Teatro Regio di Torino, prima di Carlo Mollino

A dicembre ho avuto l'occasione di assistere a due eventi al Teatro Regio: il Concerto di Natale del Gruppo dei Giovani Imprenditori dell'Unione Industriale di Torino e, grazie al Black Friday, a una rappresentazione della Carmen, opera in scena nel cartellone del Teatro. Per due volte, in pochi giorni, ho potuto ammirare la struttura di Carlo Mollino ed è stata inevitabile la curiosità sul Teatro Regio precedente, distrutto dall'incendio dell'8 febbraio 1936 (84 anni fa, tra pochi giorni).

Incendio del Teatro Regio Incendio del Teatro Regio

Il Teatro Regio fu costruito in soli due anni e fu inaugurato il 26 dicembre 1740 con l'Arsace di Francesco Feo. Da allora, per anni, il 26 dicembre fu la data di inizio della stagione del Teatro, aperto da Santo Stefano fino a Carnevale, con la messa in scena di due opere. La costruzione del Teatro Regio è interessante per diversi motivi, politici e architettonici. Fu collocato sul lato orientale di piazza Castello, allora in via di definizione, con l'espansione della città verso il Po; la monarchia assoluta si era affermata a Torino con l'imposizione di un'architettura uniforme, dai codici severi e rigorosi, che hanno finito poi con l'influenzare il gusto dei torinesi. Così piazza Castello, la piazza del potere cittadino, su cui si affacciavano Palazzo Reale e Palazzo Madama, allora uniti dalla manica perduta nel XIX secolo, fu voluta uniforme, per far risaltare il potere dei Savoia: né la chiesa di San Lorenzo né il Teatro Regio hanno una facciata (e però entrambi rappresentano il trionfo del Barocco, per la meraviglia inaspettata che suscitano con i loro interni).

Il Teatro Regio è anche il primo "braccio" del "pettine" che fu la zona del comando nella sua espansione verso il Po. Se Palazzo Reale rappresentava la residenza vera e propria del sovrano e della sua famiglia, sul suo lato orientale si sviluppavano gli uffici e le segreterie dell'Amministrazione dello Stato, raggiungibili dal monarca senza dover uscire dal Palazzo. E non solo. Superate le Segreterie, oggi sede della Prefettura (cambiano le forme dello Stato, ma non il ruolo del Palazzo, ancora dedicato al Governo), una lunga manica orientale, in cui trovava posto anche l'Archivio di Stato, dava l'accesso ad altri bracci a lei perpendicolari: il Teatro Regio, l'Accademia Militare, la Cavallerizza. Una sorta di "pettine", che permetteva ai sovrani di muoversi indisturbati nella zona del comando, senza essere visti dall'esterno, in piena sicurezza.

Incendio del Teatro Regio Incendio del Teatro Regio
I Principi di Piemonte, Umberto e Maria José d'Italia, al Teatro Regio - Foto dell'Istituto Luce

Il Teatro Regio era la manica più esposta, in piazza Castello: quasi una dichiarazione e un manifesto, la cultura come luogo d'incontro tra il re e i suoi sudditi. Un teatro fu nei progetti di Vittorio Amedeo II, che sulla magnificenza aveva le idee chiarissime, in questo assecondato anche dal suo Architetto di Corte, il gran Filippo Juvarra, ma non fu il primo re dei Savoia a portare a termine il progetto. Toccò al figlio Carlo Emanuele III, che volle un teatro sontuoso e lo affidò al disegno di Benedetto Alfieri. L'ingresso avveniva a nord, dall'attuale piazzetta Mollino, il palcoscenico era posto a sud, davanti a 139 palchi sistemati su cinque ordini sovrapposti e a un'ampia platea; in tutto poteva ospitare fino a 2500 spettatori. Era uno dei teatri d'opera più grandi d'Europa e fu a lungo uno dei più apprezzati, per le opere che metteva in scena, per i maestri, i musicisti e i cantanti che vi si esibivano.

Incendio del Teatro Regio Incendio del Teatro Regio

La sua storia seguì quella dei Savoia: in epoca napoleonica, quando furono esiliati in Sardegna, il Teatro seguì i venti della Rivoluzione e del bonapartismo, con spettacoli che promuovevano quei valori. Con la Restaurazione e il ritorno della dinastia, più volte restaurato secondo il gusto dell'epoca, perse d'importanza: sempre meno le opere scritte appositamente e sempre di più quelle di repertorio. Quando Torino perse il titolo di capitale del Regno d'Italia, in favore di Firenze prima e di Roma poi, il Regio passò a essere proprietà del Comune. Alla fine del XIX secolo, l'esordio di Arturo Toscanini sulle scene e le prime mondiali di Manon Lescaut e La Bohéme di Giacomo Puccini. All'inizio del XX secolo, Richard Strauss dirige Salomè, in prima italiana; poi altre prime assolute come Le maschere di Pietro Mascagni, Héliera di Italo Montemezzi, la Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai su libretto di Gabriele D'Annunzio.

Incendio del Teatro Regio

Le foto degli anni 30 raccontano anche la presenza dei Principi di Piemonte, Umberto e Maria José, che a Torino trascorsero i primi anni del loro matrimonio, lui con l'elegante imperturbabilità che lo caratterizzò sempre, lei con la bellezza inquieta dei suoi occhi chiari. L'ultima foto, prima dell'incendio, la prima in quest'articolo, racconta un teatro affollato e appassionato, mancato poi per quasi 40 anni (il Teatro Regio di Carlo Mollino fu inaugurato nel 1973). Da quel devastante incendio si salvò solo la facciata, la stessa che ancora oggi nasconde il gioiellino di Carlo Mollino e preserva la meraviglia.


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