La scorsa settimana, su
Rotta su Torino si è parlato del Teatro Regio, primo braccio del "pettine" formato nella
zona di comando dalle galleria delle Segreterie dello Stato, da cui partivano i bracci del Teatro Regio, dell'
Accademia Reale, della
Cavallerizza Reale e della
Zecca Reale. Le guerre, gli incendi, le trasformazioni richieste dal gusto e dal cambiamento di funzioni hanno lasciato
pochi edifici originari. Dell'Accademia Reale, un po' per incendi e soprattutto per i
danni causati dalla Seconda Guerra Mondiale,
rimane poco o niente.
L'Accademia Militare e l'Archivio di Stato in piazzetta Mollino (sin), da museotorino.it
Piazzetta Mollino con l'Archivio di Stato, oggi (des), da Street View di Google
Alle spalle del Teatro Regio, andando verso il Po, l'Accademia Reale formava con lo stesso Teatro
un cortile interno: le maniche meridionale, sull'attuale via Verdi, e orientale erano state costruite da
Amedeo di Castellamonte, con un
loggiato interno, sostenuto dalle classiche colonne binate care al grande architetto di Conte. Sul cortile si affacciavano le
aule per le lezioni e i dormitori dei giovani studenti, provenienti dalle più importanti famiglie d'Europa: qui studiarono
Vittorio Alfieri,
Camillo Benso di Cavour,
il conte Axel di Fersen (sì, l'aristocratico svedese che amò la regina
Maria Antonietta di Francia), il principe
Federico Guglielmo di Brandeburgo-Schwedt, il principe ereditario
Federico di Sassonia-Gotha, il langravio
Carlo Emanuele d'Assia-Reinfels-Rothemburg.
L'Accademia Militare dopo i bombardamenti, durante la Seconda Guerra Mondiale
A volere l'Accademia Reale fu il
duca Carlo Emanuele II, che, sempre nell'ambito di quella
politica di sopravvivenza che caratterizzò lo Stato transalpino, stretto tra la Francia e il Milanesato spagnolo, intuì la necessità di una
classe dirigente debitamente formata, sia per la gestione dello Stato che come
nerbo dell'esercito. L'Accademia Reale, che sarebbe diventata Militare qualche tempo dopo, in origine era una scuola che preparava i suoi giovani studenti a dirigere lo Stato, con
solidi studi umanistici, affiancata da una
necessaria formazione nelle arti militari, il tutto condito con un
forte senso del dovere e della fedeltà, senza i quali non ci sarebbero stati le richieste
stabilità e solidità delle strutture statali. Alla morte del Duca, fu la moglie, la seconda Madama Reale
Maria Giovanna Battista di Nemours a prendere saldamente in mano la situazione e a preparare il programma dell'Accademia: fu lei a inviare gli
inviti alle diverse Corti europee e ad approvare i programmi di studio. Il successo dell'Accademia torinese
spinse le altre capitali europee a imitarne il modello, nei decenni successivi: Russia (1723), Regno di Napoli (1737), Regno Unito (1741), Francia (1751), Prussia (1745) e Stati Uniti (1802) si dotarono di proprie Accademie di preparazione delle classi dirigenti.
Quello che resta dell'Accademia Militare (da View Street di Google)
I
bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale danneggiarono severamente il complesso dell'Accademia, le foto successive alle incursioni aeree
spezzano davvero il cuore per lo scempio che mostrano (e chissà cosa dev'essere stato, per chi conosceva quel complesso e il suo valore aulico, vederlo così distrutto).
Non ci fu ripresa: l'Accademia fu spostata
temporaneamente a Modena, dove si trova tuttora; i resti del complesso, in attesa di un recupero, furono
demoliti per fare posto al
Teatro Regio di Carlo Mollino. Se per l'Accademia non c'è stata speranza, manca anche una
risistemazione dell'area: nessuna
conclusione aulica per la piazzetta Mollino, delimitata dall'
Archivio di Stato, dalla
facciata curvilinea e moderna del Teatro Regio, dai
portici di piazza Castello e priva, però, di una facciata altrettanto significativa al posto dell'Accademia Reale. Un'assenza che
perde il senso della piazza (a mio gusto già
compromesso dalla
presenza ingombrante del Teatro Regio di Mollino, con materiali, colori e curve estranei alla sua concezione) e che si fa ancora più pesante alle spalle del Teatro, nella piazzetta dell'Accademia Militare, dove
facciate monche e pareti cieche danno il
senso dell'incompiuto in cui è rimasta sospesa quella che fu l'Accademia Militare, una delle prime in Europa.
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