FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

TorineSÌ: Silvia Lanza, Torino e Pixi, i miei sì più importanti


Silvia Lanza, 46 anni, nata a Lubumbashi (Repubblica Democratica del Congo),
laureata in Scienze della Comunicazione, ufficio stampa di Turismo Torino


Sì allo sviluppo, al futuro, agli orizzonti da scoprire; No allo sconosciuto, all'incertezza, alla novità. Se n'è parlato tanto in questi mesi e, guardando le piazze e ascoltando i discorsi, mi è venuto in mente un magico verso di Dante Alighieri, che ha definito l'Italia il Bel Paese dove il sì suona. Mi è sempre piaciuta l'idea di una terra allora divisa in tanti Stati, rivalità e avversioni e unificata dal suo monosillabo più ottimistico, agli albori del volgare. Così è nata l'idea di questa sezione TorineSÌ, per scoprire quando i torinesi dicono sì, uscendo dalle loro zone comfort, e quali forze ed energie trovano per accettare le sfide dei loro sì. Le domande sono uguali per tutti gli intervistati e grazie a tutti i torinesi, nati qui o arrivati per scelta, per le loro risposte.

- Pensa che sia più facile dire sì o no?
Penso che più facile dire di no, perché è come una sorta di protezione a quello che non si conosce, non ti costringe a fare delle scelte e ti lascia tranquillo nella tua routine. Non subisci quei cambiamenti che il sì potrebbe comportare.

- Il sì più folle, quello che ha detto senza pensarci, e quello più faticoso?
Il mio sì più folle è stato quando ho deciso di avere un cane: Pixi mi ha cambiato la vita e sono completamente innamorata di lui. A lui dico sempre di sì, se vuole un biscotto, se vuole uscire, se vuole giocare con la pallina. Avere un cane richiede impegno e organizzazione, non è una cosa semplice, è come avere un bambino che non diventa adulto e che, anzi, invecchiando diventa ancora più bambino, quindi bisogna offrirgli tutte le attenzioni del caso. Un sì folle e carico d'amore.
Il mio sì più faticoso rimane su questo argomento: è il sì che avevo detto a una conoscente alcuni anni fa, per aiutarla in un canile di Torino. Un'esperienza che non dimenticherò mai e che mi ha segnata, considerando la mia passione per gli animali; mi piacerebbe molto portare avanti questo amore per i cani, ma mi comporta una fatica estrema, di cuore, di anima, di testa, per cui arrivo a casa devastata. L'ho fatto una volta e poi non ho più avuto il coraggio perché è più la fatica che l'amore con cui lo faccio: arrivo a casa e sto male.

- C'è un sì di cui si sente orgogliosa e uno che, ripensandoci, non direbbe? Quali sono?
Probabilmente è il sì al mio lavoro. Arrivare a Turismo Torino ha implicato per me cambiare la prospettiva: prima lavoravo in un'agenzia di pubbliche relazioni e ufficio stampa e portavo i giornalisti italiani a scoprire destinazioni estere. Quando ho detto sì a questo lavoro, mi sono trovata a fare l'opposto, a portare i giornalisti a Torino, per fargliela conoscere e apprezzare. Mi sento orgogliosa quando i giornalisti vengono a Torino, ne rimangono incantati e poi ritornano per conto loro e mi chiamano per avere qualche dritta, continuando a considerarmi un punto di riferimento in città. Sono nate belle amicizie di cui sono felice.
I sì che non direi più è a tante amicizie che non si sono rivelate tali. Adesso farei più attenzione: per carattere mi affeziono e mi lancio molto, tendo a credere che il mondo sia buono e generoso e invece non è così e mi scontro con la realtà. Ho detto tanti sì in modo emotivo e adesso non li direi più.

- Ha mai identificato in cosa consista la sua zona comfort? Cosa ha implicato uscirne, le volte che l'ha fatto?
La mia zona comfort è quando posso programmare e organizzare per tempo le cose, si tratti di lavoro, di un viaggio, di un evento, patisco veramente l'improvvisazione e il last minute. Amo sapere cosa devo fare stasera, cosa c'è domani, il vivere alla giornata e decidere cosa fare all'ultimo minuto non fa per me, parlo ovviamente delle cose importanti, non andare a fare una passeggiata o a fare la spesa. Uscire dalla zona comfort mi costringe ad adattarmi, cosa che non faccio volentieri. Poi capitano anche cose belle, come, magari, i viaggi che non avevo programmato. Cito un viaggio a Cuba, una destinazione che non è mai stata nelle mie corde: sono andata all'ultimo momento con una mia cara amica e un gruppo di persone che appena conoscevo ed è stata una vacanza splendida. In particolare è stato bello il clima che si era creato con le persone con cui avevo viaggiato: un'uscita dalla zona comfort che ha lasciato un bel ricordo.

- Ci sono dei sì detti da Torino, durante la sua storia, di cui si sente orgogliosa e in cui si riconosce?
Certamente sì, direi quando ha finalmente iniziato a dire al mondo che esisteva, che non era solo la città della Fiat e della Juventus e che aveva tutte le carte in regola per farsi conoscere e apprezzare. Quello è stato davvero un gran bel sì! "Sì, siamo qui venite a trovarci" è stato il concetto che ormai vent'anni fa abbiamo iniziato a diffondere nel mondo. Il coraggio di quel sì ha avuto grandi risposte e la nostra città è entrata nei circuiti internazionali, finalmente, e si è rivelata come una città da scoprire. È stata una grande sfida anche per me, per il cambio di prospettiva che, come ho raccontato, Turismo Torino ha rappresentato, un sì importante, per dire "Venite a Torino!"

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