Con
settembre si riparte e in questo indimenticabile 2020 sembra più
vero che mai: dopo l'isolamento, dopo le vacanze estive, riprendono
fiato anche gli enti culturali e nuove mostre sono in arrivo in
città. Ad aprire le danze, la Fondazione Merz, che nelle sale di
via Limone 24, proporrà
Push the limits (Spingi il i limiti), una
mostra che "raccoglie le voci di 17 artiste: una polifonia
di segni ed esperienze la cui immaginazione ci parla della capacità
di far transitare sulle soglie del pensiero tutte quelle realtà che
sono 'oltre'".
Dal 7 settembre 2020 al 31 gennaio 2021,
Push
the limits indagherà sulla capacità dell'arte di arrivare
costantemente al limite, per sfidare il mondo precostituito, offrendo
nuovo elementi di riflessione. "Quali sono questi limiti da
spingere via?" si chiede il comunicato stampa "Culturali,
geografici, identitari, sessuali, sociali e di visione. Ogni fase
storica ne ha conosciuti e forse oggi il più grande e che li
raggruppa tutti è la mancanza di un linguaggio capace di raccontarli
per superarli. Ecco quindi che la pratica artistica ci torna ancora
in aiuto poiché è costitutivo dell’arte operare lo sconfinamento
tra i linguaggi, le immagini, i saperi e oltrepassare ora
strabicamente, ora frontalmente, il proprio tempo e la storia. Ogni
opera in mostra è una spinta in avanti in uno spazio in cui i codici
correnti di comportamento sono sospesi e la trasformazione diviene
possibile; dove il come se e la quasi realtà consentono un flusso di
più visioni e vocabolari rapportandoli a modi differenti di vivere,
sperimentandoli e trovando nuovo senso".
"Installazioni
di grandi dimensioni concorrono alla definizione di una scrittura
espositiva in grado di restituire al visitatore un'esperienza di
senso totalmente immersiva, tra atmosfere, suoni, parole, tessiture
materiche e cromatiche differenti. Dalla dimensione politica a quella
simbolica, dall'ispirazione filosofica a quella poetica: un
allestimento che sintetizza visivamente l’urgenza espressiva del
nostro tempo e che invita il visitatore a definire una propria
traiettoria in questo paesaggio continuo" spiegano dalla
Fondazione.
Le artiste che partecipano alla mostra, curata da Claudia Gioia e Beatrice
Merz, arrivano da tutto il mondo: Rosa Barba (1972, Agrigento,
Italia), Sophie Calle (1953, Parigi, Francia), Katharina Grosse
(1961, Friburgo, Germania), Shilpa Gupta (1976, Mumbai, India), Mona
Hatoum (1952, Beirut, Libano), Jenny Holzer (1950, Gallipolis, Ohio,
USA) Emily Jacir (1972, Betlemme, Palestina), Bouchra Khalili (1975,
Casablanca, Marocco), Barbara Kruger (1945, Newark, New Jersay, USA),
Cinthia Marcelle (1974, Belo Horizonte, Brasile), Shirin Neshat
(1957, Qazvin, Iran), Maria Papadimitriou (1957, Atene, Grecia),
Pamela Rosenkranz (1979, Uri, Svizzera), Chiharu Shiota (1972, Osaka,
Giappone), Fiona Tan (1966, Pekanbaru, Indonesia), Carrie Mae Weems
(1953, Portland, Oregon, USA), Sue Williamson (1941, Lichfield, Regno
Unito).
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