In spagnolo si dice ancora oggi, ben
450 anni dopo la famosa battaglia, "¡Se va a armar la de San
Quintín!", equivalente più o meno al nostro "Facciamo un
48!", che ricorda un altro momento storico, sebbene del XIX
secolo. San Quintino è la località francese in cui la Spagna di
Felipe II ottenne quella vittoria che le avrebbe dato, un paio di
anni dopo, nel 1559, nel Trattato di Cateau-Cambrésis, il predominio
sull'Europa del XVI secolo. In questi giorni è tornata d'attualità
perché il pittore Augusto Ferrer-Dalmau ha appena terminato un
quadro che immortala l'istante in cui il re spagnolo arriva
all'accampamento, scortato da Emanuele Filiberto di Savoia,
artefice di quella vittoria, dai Conti di Pembroke e di Egmont e da Guglielmo
d'Orange. Non ci sono tanti quadri su quella storica battaglia, uno
dei pochi è conservato nel Salone degli Svizzeri del Palazzo Reale
di Torino, per questo c'è grande curiosità intorno a questa nuova
opera.
Ferrer-Dalmau è noto per il rigore storico dei suoi
quadri e questo sulla Battaglia di San Quintino non fa eccezione,
essendo stato preceduto da profondi studi e documentazione su arme,
armature, selle, bandiere. Il pittore ha ricostruito minuziosamente
l'accampamento dell'esercito spagnolo davanti a San Quintino e
l'incontro con gli alti nobili francesi fatti prigionieri dal duca
Emanuele Filiberto di Savoia, a cominciare dal Contestabile Anne de
Montmorency. Per sottolineare la cura dei dettagli del quadro, il
sovrano spagnolo è ritratto con l'armatura di Aspas, oggi conservata
nell'Armeria Reale del Palazzo Reale di Madrid e forgiata nel 1551,
per l'allora 24enne Principe delle Asturie; con l'immagine
dell'Immacolata Concezione sul pettorale e di Santa Barbara sul
retro, l'armatura ha una decorazione di croci e anelli del Toison de
Oro, la massima onoreficenza della monarchia spagnola ancora oggi,
che ha un profondo significato dinastico e allude al potere e al
prestigio degli Asburgo spagnoli.
Il quadro sulla battaglia
ha riportato d'attualità la personalità di Felipe II sui media
spagnoli ed è curioso leggere di San Quintino non più con gli occhi
sabaudi, a cui siamo abituati, ma con quelli spagnoli. Il 10 agosto
1557 fu la vittoria della Spagna contro la Francia, Emanuele
Filiberto, che condusse gli eserciti del sovrano spagnolo viene
appena citato. Le analisi riguardano la personalità di Felipe,
pacata e silenziosa, paragonata a quella vulcanica del padre, Carlo
V, che fu spesso presente sul campo di battaglia. Anche a San
Quintino, il re arrivò un paio di giorni dopo, a raccogliere il
trionfo per il quale non aveva combattuto. Si limitò a guidare
l'assedio di San Quintino, rifiutando la marcia su Parigi
suggeritagli da Emanuele Filiberto, che, se realizzata, chissà quali
altre conseguenze avrebbe avuto per l'Europa. "Ancora oggi di
studia per capire quali fossero le sue ragioni e i suoi obiettivi"
scrive l'
ABC in uno degli articoli dedicati al quadro.
Per
ricordare la vittoria, Felipe II fece costruire il Monastero di El
Escorial, intitolato a San Lorenzo e, nell'esaltazione del trionfo
spagnolo, nessun articolo cita l'analogo ex voto di Emanuele
Filiberto di Savoia, i cui discendenti costruirono
la più bella chiesa di Torino, San Lorenzo, in piazza Castello, firmata da Guarino
Guarini.
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