Saluzzo e il suo antico Marchesato si
candidano a Capitale Italiana della Cultura 2024. È la prima volta
di una cittadina ai piedi delle Alpi, spiega il comunicato stampa che
annuncia la candidatura: "A cavallo tra Italia e Francia,
Saluzzo vuole accendere i riflettori sulla montagna, intesa non solo
come meta di svago e
loisir, ma come luogo di innovazione e cultura,
dalle tante vocazioni e opportunità soprattutto per i giovani".
La candidatura è infatti come la chiusura del cerchio del
progetto Terres Monviso, che negli ultimi anni ha lavorato alla
rivalutazione del rapporto tra Saluzzo e le sue valli, creando "una
rete di 68 comuni su un territorio di 2.600 kmq e quasi 136mila
abitanti, e VéloViso, che ha unito le valli italiane e francesi del
Monviso attraverso la valorizzazione dell'offerta cicloturistica".
Da Terres Monviso sono arrivati anche importanti eventi culturali, il
più noto dei quali è il Festival Occit'Amo, "una
manifestazione identitaria, dalla forte caratterizzazione
territoriale, che ha contribuito notevolmente all'aggregazione delle
vallate ai piedi del Monviso e la pianura saluzzese, riscoprendo
valori e tradizioni antiche legati alla cultura occitana e
rappresentando un'importante vetrina per il patrimonio
storico-artistico, quello naturalistico e quello agroalimentare con
le sue tipicità".
Terres Monviso ha ottenuto numerosi
finanziamenti europei, per realizzare i suoi progetti, attualmente è
in corso d'attuazione il Piano Integrato Territoriale, che "tocca
simultaneamente diverse tematiche: sicurezza e infrastrutture,
economie verdi, inclusione sociale e turismo. Un grande
riconoscimento ad un'area alpina transfrontaliera, che ha saputo
mettere a sistema i suoi punti di forza per attuare strategie di
sviluppo sinergiche e coese". A chiudere il cerchio, e a
sottolineare tutto questo lavoro di valorizzazione del territorio,
delle sue culture, delle sue tradizioni e delle sue capacità
innovative, la candidatura a Capitale Italiana della Cultura,
istituita nel 2014 dall'allora (e attuale) Ministro della Cultura
Dario Franceschini, che volle così premiare le candidate italiane a
Capitale Europea della Cultura, rimaste senza riconoscimento finale.
Lo scopo della Capitale Italiana della Cultura è "sostenere,
incoraggiare e valorizzare l'autonoma capacità progettuale e
attuativa delle città, affinché venga recepito in maniera sempre
più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale,
l'integrazione, la creatività, l'innovazione, la crescita e lo
sviluppo economico". Nel 2015, furono capitali Cagliari, Lecce,
Perugia, Ravenna e Siena, che "persero" la gara europea
vinta da Matera, nel 2006 toccò a Mantova, seguita da Pistoia (2017)
e Palermo (2018); nel 2019, Matera fu contemporaneamente Capitale
Europea e Italiana della Cultura, quest'anno sarebbe toccata a Parma,
ma, essendo andata come è andata a causa del covid-19, il suo titolo
è stato confermato anche per il 2021; nel 2023 saranno capitali
della Cultura Bergamo e Brescia, per promuovere il loro rilancio dopo
la tempesta del coronavirus, abbattutasi sul loro territorio con una
violenza che ne ha scosso l'impianto socio-economico. E per il 2024
la gara è appena iniziata: Saluzzo renderà noti presto obiettivi e
progetti della sua candidatura, contando sin da adesso sul sostegno
di enti locali e associazioni, Unioni Montane e Fondazioni,
personalità provenienti dai settori più diversi come Stefania
Belmondo, Sergio Berardo, Paolo Pejrone. A coordinare la
candidatura, una garanzia: quel Paolo Verri che ha portato al
successo Matera 2019, che sta lavorando per Volterra 2022 e che torna
in Piemonte per Saluzzo 2024.
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