Sul sito della Reggia di Venaria Reale,
questo bel racconto del triste inverno del 1716, firmato da Andrea
Merlotti, direttore del Centro studi delle Residenze Reali Sabaude.
L
'annus horribilis non è invenzione moderna nelle Case Reali da
Elisabetta II d'Inghilterra, provata dagli scandali dei figli, a
Felipe VI di Spagna, alle prese con gli scandali del padre.
La Reggia di Venaria Reale con la neve, dal sito lavenariareale.it
Anche in
passato i monarchi hanno vissuto periodi bui e, racconta Merlotti,
a Vittorio Amedeo II e sua moglie Anna Maria toccò nell'inverno tra
il 1715 e 1716. Nel giro di pochi mesi si susseguirono lutti
dolorosissimi, non solo per la dinastia: a marzo 1715, il vaiolo si
portò via l'erede al trono, il sedicenne Vittorio Amedeo Filippo,
quindi, a settembre 1715 scomparve Luigi XIV, il Re Sole, che fu il
grande nemico del sovrano sabaudo, ma anche suo prozio (e zio di Anna
Maria, figlia di suo fratello Philippe); ancora, a settembre 1715,
morì il giovanissimo Tomaso di Carignano, che i sovrani
consideravano come un figlio. Ancora prima, nel febbraio 1714, era
morta l'ultimogenita Maria Gabriella, regina di Spagna (e al suo
posto sarebbe salita al trono Elisabetta Farnese, nemica dei Savoia).
Una serie di lutti terribili, uno dietro l'altro, che spinsero
Vittorio Amedeo e Anna Maria a lasciare Torino sin da maggio 1715,
dopo la morte del primogenito. Prima furono a Venaria e quindi in
Savoia, da dove tornarono nell'ottobre 1715, senza però riuscire
ancora a mettere piede nel Palazzo Reale torinese, latore di troppi
ricordi tristi e dolorosi. Si trasferirono a Venaria e vi rimasero
per quasi un anno, fino a novembre 1716. "Per un anno e mezzo,
Venaria fu, quindi, il luogo in cui la coppia cercò di elaborare un
lutto troppo grande per viverlo a Torino, dove tutti vedevano tutto.
Ben diversamente avevano immaginato gli anni successivi alla
conquista della corona reale. Nello stesso tempo, però, la reggia
sulla Ceronda fu anche il luogo dove costruirono il futuro che ancora
restava. Nelle sue sale Anna e Vittorio ricevevano, infatti, non solo
ministri e diplomatici, ma anche Juvarra che presentava loro i suoi
progetti per trasformare Torino. E in quelle stesse sale iniziarono
ad occuparsi dell'educazione del secondogenito, quel Carlo Emanuele
III che sino allora avevano un po’ trascurato. Forse anche per
questa ragione, questi avrebbe avuto un rapporto particolarmente
stretto con Venaria" scrive Merlotti.
Cose a cui non si pensa
quando si visitano questi palazzi sfarzosi e magnifici, quanta vita
reale, quanti dolori, pensieri, emozioni, quelle sale piene di luce
hanno visto e protetto.
Non perdetevi il bel testo di Andrea
Merlotti, a questo link
www.lavenaria.it.
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