FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

La domus del delfino e il suo bel mosaico, nel cuore di Augusta Taurinorum

Quando si parla di Torino com'era si pensa sempre alla Torino barocca, a quella ottocentesca, raramente a quella medievale, mai a quella romana. Del resto abbiamo poche tracce di Augusta Taurinorum, colonia romana fondata il 30 gennaio del 9 avanti Cristo. Di tanto in tanto i lavori nel centro cittadino, in particolare nel cosiddetto Quadrilatero Romano, rivelano antiche domus e inaspettati mosaici, che raccontano la città, prima che diventasse Torino. Una città piccola, di insulae, isolati regolari, come ancora oggi nel centro storico, ma dotata anche di case di sorprendente eleganza (Augusta Taurinorum era pur sempre una colonia lontana dalla Caput Mundi, incastonata nell'angolo di Nord Ovest a controllare la via delle Gallie, ma non certo di splendente ricchezza).

Mosaico con amorino Mosaico con amorino
Le foto, da museotorino.it (sin) e dal twitter dei Musei Reali @museirealito (des)

Una trentina di anni fa, quando il Quadrilatero Romano era ancora un quartiere popolare, considerato anche "pericoloso", non ancora meta prediletta della movida, gli scavi per un parcheggio hanno rivelato in via Bellezia 11, una grande domus di circa 200 metri quadrati, risalente al II secolo dopo Cristo e costruita su un edificio più piccolo di un secolo prima. Nella nuova domus c'erano almeno undici ambienti, "un lungo corridoio d'ingresso scoperto e lastricato di mattoni, affiancato da un vano forse porticato, si apriva su una corte quadrangolare coperta da tetti con le falde spioventi verso il centro del cortile in modo da permettere una razionale raccolta dell’acqua piovana" si legge su museotorino.it. Tutti gli ambienti avevano un pavimento di malta e frammenti di laterizi e pietra, con l'eccezione del soggiorno e di una grande stanza rettangolare. Qui c'erano preziosi mosaici conservati oggi al Museo d'Antichità di Torino, nei Musei Reali.

Il più famoso è quello dell'amorino che cavalca un delfino: è stato trovato nel soggiorno, riservato ai pasti e al ricevimento degli ospiti. Lo si deduce proprio dal pavimento, "decorato da un motivo geometrico di stelle a otto losanghe con quadrati e rettangoli di risulta riempiti da nodi di Salomone. Le stelle sono disposte in modo da ricavare uno spazio centrale per due pannelli figurati (emblemata). Il pannello superiore, più piccolo, è quasi completamente scomparso. Quello inferiore reca nel disco centrale la raffigurazione policroma di un amorino alato che cavalca un delfino, tenendo nella mano destra un'asta. L'intera decorazione è inquadrata da una fascia nera abbellita da una cornice di rombi che si inserisce soltanto su un lato breve e su una piccola porzione di quello lungo. La banda non decorata doveva essere nascosta dai letti (triclini) che servivano per il banchetto, mentre la fascia decorata era in corrispondenza della porta di ingresso alla stanza".

"Nessuna fantasia sarebbe bastata allora a immaginare che, sotto lo zoccolo dei cortili interni di quelle case, avremmo potuto trovare una dimora signorile di età romana, con più di dieci stanze distribuite lungo un corridoio d'ingresso affiancato da un vano, forse porticato. Una casa prestigiosa, dotata di attrezzature per raccogliere l'acqua piovana al centro di un cortile interno e di altre comodità tipiche delle classi più agiate" scrive Carla Piro Mander sul numero 7 della Rivista Museo Torino. E più avanti ricorda l'emozione, perché di questo si tratta, allo scoprire il passato: "Tre metri sotto il piano di calpestio di quella casa fatiscente in un quartiere popolare di Torino, ma lontano nel tempo centinaia di anni". Il passato di Torino, la storia di secoli di persone, volti e vite che non ci sono più, che tornano a parlarci attraverso un mosaico e ricordano saperi, stili di vita, gusti, che sono nel nostro DNA, in qualche modo, anche se non ne siamo consapevoli. Non è emozionante?


Una città che non c'è più, ma che racconta ancora di sé e che è tutta da (ri)scoprire non appena riapriranno i Musei.


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