Luig Fassi, nato a Torino, laureato in Filosofia, vive in Sardegna, direttore del MAN Museo d'Arte Provincia di Nuoro
Hanno lasciato Torino per amore, lavoro, avventura, ma non si sono liberati di lei. Per questo raccontano la loro Torino da lontano: cosa amano e cosa detestano della città, in cosa si riconoscono e a cosa si ribellano, quali sono i posti che non smettono di frequentare quando tornano e quanto si rimane torinesi per sempre, anche vivendo altrove. Grazie a tutti loro, per il loro tempo e per il loro affetto che non muore per questa città. C'è bisogno anche del loro sguardo, per ripensarla.
- Torinesi inside per sempre? Cosa
sente di aver conservato di torinese nel suo bagaglio personale?
Un senso di dovere e di riflessione
etica che per i torinesi ha le radici in due tradizioni, quella della
storia della cultura socialista-liberale della città e quella della
sua anima cattolico-sociale.
- Torino vista da fuori: la qualità e
il difetto che non avrebbe detto e in cui magari si riconosce.
Un difetto di Torino che registro è la
cronica insicurezza dei suoi ultimi anni, certificata dalla ricerca
di un consenso e di una legittimazione dall'esterno che pare
anteposta a un desiderio di fare più autonomo, libero e cosmopolita. La qualità è il
suo essere un avamposto, un luogo che nelle occasioni migliori è
fertile all'anticipazione della scoperta e delle intuizioni.
- Tre qualità della sua storia e della
sua gente da cui Torino può ripartire dopo le crisi di questi anni
Guido Gozzano come noto ritraeva Torino
nella figura del Gianduia ridarello, che teme gli orizzonti troppo
vasti. Torino è stretta tra la cruna della provincia e la visione
della metropoli, una tensione irrisolta che attraversa la sua storia
e la stringe tra essere una città detonatrice di idee e un luogo
periferico in cui avvertire tutti i limiti della marginalità.
Un'immagine di straordinario ottimismo ed efficacia a cui amo tornare
è narrata da un torinese come Primo Levi ne La chiave a stella. È
quella del protagonista del libro Libertino Faussone, che vive per
scoprire il mondo, per gettarsi in imprese professionali sempre
diverse e lontane, da cui tornare a casa arricchito e ancora smanioso
di ripartire nuovamente all'avventura.
- Una qualità di Torino che le manca
nella città in cui vive.
Vivendo in Sardegna, mi mancano le
camminate per le strade di Torino, la linearità e lo stile che
ispirano la città, come scriveva Calvino (che era sardo di madre).
- Un posto in cui torna tutte le volte
che viene in città per sentirsi finalmente di nuovo a Torino
Il parco della Pellerina, un pezzo di
campagna in città, un luogo discreto e appartato, fatto di laghi,
declivi e lievi colline, un confortevole riparo da cui gustare il
piacere di Torino e, dai suoi confini urbani, intravedere già la
ripartenza per l'altrove.
Complimenti per la descrizione e per i suoi commenti che condivido sulla sua e mia città
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