Una Torino creativa, che ama le
contaminazioni e l'innovazione e che difficilmente viene raccontata
così. Su Living di maggio, magazine del Corriere della Sera dedicato ad architettura, interior design, arte
contemporanea e luoghi post-industriali, architettura e start-up, studi di creativi che si
muovono tra la città e il mondo, e cinque punti per scoprire dove il
capoluogo piemontese sta andando (cinque punti che possono essere
altrettanti chiavi turistiche per torinesi e turisti). Ad aprire
l'articolo, intitolato Torino in movimento, un'immagine che mi piace molto e che sintetizza la sua
storia millenaria della città: le Porte Palatine in primo piano, Palazzo
Chiablese, dal complesso di Palazzo Reale e relativi Musei, e, sullo
sfondo, la cupola di San Lorenzo e la Torre Littoria; da Roma al
Novecento, passando per il Barocco.
Arte è il primo punto che
individua Barbara Passavini per raccontare Torino nel suo articolo. E
ci ricorda che "la prima raccolta pubblica d'arte moderna in
Italia fu inaugurata a Torino nel 1863". Da allora, spiega, la
città ha mantenuto sempre l'interesse per l'arte, dimostrato anche
nel recupero di luoghi storici a lei assegnati, da quello che resta dell'Accademia Militare, affidato a Paratissima da novembre
2019, alle OGR, che la Fondazione CRT, ha trasformato in uno "startup
village" (bella definizione!).
Si parla molto di futuro nell'articolo, che
guarda a Torino come una città inquieta, aperta e persino
internazionale nei suoi contatti e nella sua capacità di muoversi.
L'architetto Carlo Ratti, con studio in città e a New York, è un
esempio; non solo sta lavorando alla ristrutturazione della
Fondazione Agnelli e della nuova sede del Gruppo Sella. "Ma l'apertura
verso l'estero resta costante" spiega a
Living, raccontando
come molti collaboratori del suo studio torinese arrivino da altri
Paesi e "qui abbiano trovato non solo un luogo in cui sperimentare
su progetti innovativi, ma anche una città stimolante e
accogliente". Altri esempi di studi creativi, in cui
l'architettura si contamina con altre arti sono lo Studio Lamatilde,
"progettazione architettonica, concettuale e visuale procedono
insieme condividendo un costante scambio culturale. Ne è un esempio
lo spazio multifunzionale Edit" e lo studio PlaC, che si propone
come "una piattaforma che si avvale non solo delle competenze
degli architetti ma anche di artisti, sociologi e urbanisti, nella
convinzione che proprio dalla collaborazione e dal confronto possano
nascere le idee migliori. Torino, palestra per idee trasversali".
Una città accogliente, insiste spesso Living
nell'articolo. E infatti dedica uno dei paragrafi proprio
all'ospitalità, che è protagonista delle trasformazioni di Torino e
dei suoi luoghi. L'Hotel Double Tree by Hilton al posto della catena
di montaggio del Lingotto, Combo nell'ex caserma dei vigili del fuoco
di Porta Palazzo, EDIT, per cui Passavini ha una passione, in una
fabbrica in disuso di Barriera di Milano, fino al ristorante delle
Fonderie Ozanam, "collocato in un edificio anni Trenta ispirato
al Futurismo, attinge molti ingredienti del suo menu dall’orto sul
tetto e propone corsi di alta cucina molto apprezzati dagli abitanti
del quartiere". E c'è una citazione anche per Mara dei Boschi,
il cui gelato "è entrato di diritto nell'Olimpo dei migliori
della città".
Si parla ancora di futuro nel paragrafo
dedicato all'architettura, il mio preferito, non solo perché si apre
con una bella citazione di Renzo Piano ("Il futuro è l'unico
posto dove possiamo andare"), autore del grattacielo Intesa San
Paolo, con cui Torino è entrata nel futuro e che è "sì di
grandi dimensioni, ma sostenibile e improntato a una totale
integrazione tra spazi di lavoro e altri aperti al pubblico", ma
anche per l'idea di "architettura al servizio della comunità".
Si citano così le Gallerie d'Italia di Michele De Lucchi, di
prossima inaugurazione, la riqualificazione della scuola Enrico Fermi
di studio BDR, la Nuvola Lavazza di Cino Zucchi, con ristorante,
museo e piazza aperti alla città, o Green Pea, il primo green
retail park del mondo. Però la citazione che mi è piaciuta di più
e che mi tengo come conclusione è per 25 Verde, "progettato da
Luciano Pia nel 2010, è meno noto del Bosco Verticale milanese, ma
sicuramente più ribelle e naturale. In linea con l’anima della
città". Ribelle e naturale: avreste mai definito Torino così?
Probabilmente no, ma, pensandoci, è facile riconoscersi.
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