Valentina Stella, nata a Torino, 44 anni, scrittrice, vive a Lussemburgo
Hanno lasciato Torino per amore, lavoro, avventura, ma non si sono liberati di lei. Per questo raccontano la loro Torino da lontano: cosa amano e cosa detestano della città, in cosa si riconoscono e a cosa si ribellano, quali sono i posti che non smettono di frequentare quando tornano e quanto si rimane torinesi inside, anche vivendo altrove. Grazie a tutti loro, per il loro tempo e per il loro affetto che non muore per questa città. C'è bisogno anche di loro, per ripensarla.
- Torinesi inside per sempre? Cosa
senti di aver conservato di torinese nel tuo bagaglio personale?
Ho delle difficoltà a rispondere a
questa domanda perché, nonostante il mio amore grande per la città,
non mi sono mai sentita "torinese" al cento per cento. Un
po' sicuramente per le mie origini: sono mezza veneta e molto
affezionata a quella regione. In generale però sì, penso che le
radici rimangano sempre, al massimo ne nascono di nuove grazie ai
luoghi in cui si va a vivere. La cosa più torinese del mio bagaglio
personale credo sia l'incapacità di promuovere bene ciò che faccio:
sai come siamo noi torinesi (e in generale credo i piemontesi) quando
puntiamo tutto sulla modestia e fatichiamo a raccontare le cose belle
che facciamo perché sembra che "ci vantiamo"? Ecco, io
sono proprio così.
- Torino vista da fuori: la qualità e
il difetto che non avresti detto e in cui magari ti riconosci.
Come qualità ti dico subito la
capacità di reinventarsi: Torino ha dimostrato più volte di saperlo
fare, e anche molto bene.
Come difetto forse quello di cui ho
parlato nella prima risposta - il non sapersi promuovere - ma anche
la freddezza di quando ci si incrocia per strada: hai presente il
verso della canzone dei Subsonica, Strade, quando dice "Ti
guardo se mi guardi, non so se salutarti o fare finta che non sia già
tardi"? Ecco, quello è il tipico torinese che incontra per
strada una persona che conosce e non sa se salutarla. Io quando sono
a Torino, soprattutto da quando vivo fuori, ho sempre paura che le
persone si siano dimenticate di me, o che non mi riconoscano – il
tempo passa per tutti - e quindi spesso, molto più spesso di quanto
il mio carattere socievole vorrebbe, non saluto, proseguo e faccio
finta che sia già tardi.
- Tre qualità della sua storia e della
sua gente da cui Torino può ripartire dopo le crisi di questi anni.
Sono più di tre: l'orgoglio, il
sapersi reinventare, l'amore per l'arte, l'energia creativa, una sana
follia.
Quando andavo in vacanza durante il
liceo - erano gli anni '90 – incontravo stranieri che non sapevano
nemmeno dove si trovasse la mia città e italiani che mi dicevano "A
Torino ci sono solo fabbriche". Dieci anni dopo uscivo di casa
nel centro storico e incontravo comitive di turisti stranieri e
parlavo con italiani che mi dicevano "Torino è bellissima".
Non so quante città possano dire di aver preso il proprio destino
fra le mani e averlo trasformato così in fretta, con così tanta
energia e con così tanta umiltà. Torino ce l'ha fatta, Torino ce la
farà sempre, nonostante tutto. Forse una qualità importante sarà
anche il saper ascoltare e valutare chi si proporrà per
amministrarla: ci vuole qualcuno che sappia sfruttare l'energia
creativa dei torinesi ma mantenendo ben piantati i piedi per terra,
qualcuno che prometta di lavorare per le periferie con programmi
concreti e realizzabili, e soprattutto che poi lo faccia davvero.
- Una qualità della città in cui vivi
che Torino dovrebbe avere (e anche una qualità di Torino che ti
manca dove vivi).
Parto dalla qualità di Torino, e in
generale dell'Italia, che mi manca qua: il calore. Il tipico calore
degli italiani, il saperti accogliere con un sorriso. Qua c'è molta
gentilezza ma non c'è quel calore.
Una qualità di Lussemburgo che Torino
dovrebbe avere è l'attenzione per i bambini. Qua tutto è a misura
di bambino/a: dall'area giochi negli uffici pubblici al contributo
mensile per ogni figlio o figlia passando per i parchi chiusi di
notte e puliti alla perfezione ogni mattina. Questa è una città, e
più in generale un paese, che punta tantissimo al benessere dei più
piccoli, forse su questo argomento Torino potrebbe imparare qualcosa.
- Un posto di Torino in cui torni tutte
le volte che vieni per sentire che wow, sei di nuovo a Torino.
Da amante del cibo e del vino, c'è un
punto preciso di Torino in cui mi sento davvero a casa, in cui sento
che il mio cuore non fa fatica: è via IV marzo angolo via Porte
Palatine, fra la vineria Host e il ristorante giapponese Dai Chi.
Avendo abitato in quella zona per quasi dieci anni prima di
trasferirmi in Lussemburgo, sono due luoghi in cui vado da sempre, i
proprietari sono cari amici, le mie figlie e io ritroviamo sorrisi e
abbracci, insomma, lì sono davvero a Torino.
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