La chiesa di San Lorenzo custodisce una
delle cupole più belle di Torino, la più bella, si potrebbe
definire, insieme alla "sorella", la cupola della Cappella
della Sindone, non a caso dello stesso architetto, Guarino Guarini. Di
lei si sa tutto o quasi da un punto di vista statico, sono meno
chiare le influenze culturali, che ispirarono il frate teatino: cosa
gli ispirò l'idea di una cupola formata da otto archi
intersecantisi, a formare una stella a otto punte e un ottagono su
cui impostare la lanterna? Le influenze culturali sono una delle
parti più interessanti dell'architettura, che non si limita a
metterci un tetto sulla testa, ma è prodotto di idee, tradizioni,
contaminazioni e racconta anche il modo di vivere e di pensare, i
valori di una società.
La cupola della chiesa di San Lorenzo a Torino (sin), la cupola sul mihrab delal Mezquita di Córdoba (des)
entrambe le foto, da Wikipedia Una delle ispirazioni più chiare di
San Lorenzo è la cupola della
maqsura, lo spazio riservato al Califfo davanti al
mihrab, della Moschea di Córdoba. Ho
avuto occasione di visitare molte volte la Mezquita andalusa e tutte
le volte mi sono fermata davanti a questa meraviglia d'architettura, pensando alla cupola
guariniana. Il
mihrab è il luogo che nelle moschee indica La Mecca,
direzione verso la quale si dirige la preghiera musulmana; in genere
è una nicchia nel muro, ma a Córdoba non solo è una piccola sala, ma è anche preceduto da una serie di ambienti
fastosi, di archi polilobati, colonne sottili e preziosi
mosaici. Come amano dire in Spagna, per realizzarlo si sono
incontrati l'eredità dell'architettura romana, la perizia degli
artigiani bizantini, il ricordo dell'arte visigota e, ovviamente, le
esigenze della religione islamica. La cupola di questa sala della
maqsura è
formata da otto archi intersecantisi, a formare un ottagono centrale
sul quale è impostata una cupola con costoloni, che precede di un secolo analoghi tentativi dell'architettura gotica; al di sotto della cupola, incorniciate negli archi, le piccole finestre che danno luce alla sala sottostante, inondando di riflessi i mosaici dorati degli artigiani
bizantini.
Da dove l'architettura
andalusí prese l'idea degli archi
intersecanti per le cupole? Non che gli archi fossero una novità, ma nell'architettura occidentale si sono sempre mossi verso il centro della cupola, dividendola in spicchi, mai erano stati realizzati per disegnare un poligono centrale, come nella Moschea. Recenti studi sulla grande Mezquita
cordobese non hanno svelato l'arcano; ne
scriveva il quotidiano ABC
tempo fa: "Un'ipotesi è che fossero gli artisti che provenivano
da Bisanzio, ma la tradizione del loro paese non utilizzava questo
elemento. La Córdoba islamica aveva soluzioni simili a quel tempo, ed
è per questo che gli architetti parlano di alcuni esempi di Medina
Azahara. Sarebbe stato un architetto del califfato di Córdoba ad
avere l'idea del "grande progresso di archi intersecanti".
Ma si lancia anche una nuova terza ipotesi: gli archi incrociati
sarebbero derivati da una tradizione orientale nata in Mesopotamia
con i cosiddetti archi diaframma, che riducono la luce. Gli artisti
bizantini li avrebbero portati, ma anche gli Omayyadi li conoscevano
e li applicavano a diversi edifici. Da lì potrebbero essere passati
nell'Europa cristiana, dove compaiono già nella cattedrale di
Durham, alla fine dell'XI secolo. Cioè, un secolo dopo la sua
apparizione nel monumento di Córdoba".
E poi, attraverso
l'architettura gotica, sarebbero potuti arrivare a Torino, grazie ai
viaggi di Guarino Guarini, prima di stabilirsi nella capitale dei
Savoia. Plausibile? Non è ancora chiaro, come si diceva all'inizio,
dove l'architetto abbia conosciuti gli archi incrociati per le
cupole, sconosciuti alla tradizione romana in cui si era formato.
Probabile che i suoi viaggi, la stessa appartenenza all'Ordine
Teatino e allo scambio di esperienze, lo abbiano messo in contatto
con queste nuove forme d'architettura e le abbia fatte proprie nella
cupola di San Lorenzo.
La scelta estetica degli archi che si incrociano per disegnare un ottagono al centro è l'unica cosa in comune tra le due cupole. Quella torinese, infatti, è prodotto della Controriforma: la luce gioca un
ruolo essenziale, per simbolizzare la grazia divina che scende
dall'alto, a illuminare l'umanità avvolta nel buio. Proviene dai
grandi finestroni affiancati dai pilastri su cui si impostano gli
otto archi;
proviene anche, indirettamente, dai "petali" del grande
fiore intorno all'ottagono e poi, ulteriormente, dalle finestre della
lanterna, impostata sull'ottagono. La cupola della
maqsura, poggia su colonne e archi polilobati, all'apparenza sottlissimi, ma rinforzati per reggerne il peso; le spinte di quella di San Lorenzo sono dirette sui quattro grandi pilastri, svuotati in basso dalle cappelle. E affida la propria decorazione
alla luce e ai delicati affreschi, mentre la cupola andalusa è
impreziosita dai ricchi mosaici degli artigiani bizantini, che
ricoprono anche gli archi e portano l'Oriente nell'estremo più
occidentale dell'espansione araba (testimoniando anche gli stretti rapporti di Al Andalus con la capitale dell'Impero Romano d'Oriente). Da una parte il messaggio rigoroso
della Controriforma, dall'altra la ricchezza della decorazione
islamica: l'architettura, lo si diceva già all'inizio, non mette
solo un tetto in testa, ma parla di ciò che siamo e dei valori che
esprime la società che la produce.
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