Quando non c'era ancora la chiesa della
Gran Madre, a catalizzare tutti gli sguardi di chi da piazza Vittorio Veneto guarda alla collina, c'era un asse visuale
ben definito, che dall'estremità orientale della Contrada di Po
(l'attuale via Po) conduceva direttamente in Villa della Regina. Se
fate attenzione, l'asse è ancora visibile una volta che si ha la
chiesa della Gran Madre alle spalle e inizia la salita verso la
residenza sabauda più panoramica di Torino. Intorno a quell'asse
visuale (e simmetrico) sono stati costruiti la villa, i suoi Giardini
e persino le sontuose fontane che si succedono ad altezze diverse, fino al
culmine del Belvedere, da cui si gode uno dei panorami più preziosi
sulla città.
L'asse è particolarmente visibile quando dalla Villa
si esce verso i giardini superiori. Si viene accolti da un'esedra
semicircolare, chiusa da un muro che maschera il dislivello e che è
abbellito da nicchie, molte delle quali con statue. E si pensa subito
quanto questa villa debba a tutte le epoche di Roma, da quella
imperiale fino alla barocca. Il principe Maurizio, che nel XVII secolo volle la villa in collina, visse a lungo nella Città Eterna,
impregnandosi della sua cultura, così, tornato a Torino e dovendo
disegnare la propria residenza, si ispirò ad analoghe ville
romane, in particolare alla Villa Aldobrandini di Frascati, il cui
schema (viale d'accesso, scale a tenaglia, Villa, giardini ad
anfiteatro) ripete. Al centro di quest'esedra, le scale, che portano
a una delle fontane più originali, chiamata Grotta del Re Selvaggio: è
costituita da una vasca su cui si affaccia una galleria parallela,
aperta con tre archi verso l'esterno e decorata da un mosaico di pietre
policrome che esaltano i riflessi dell'acqua; nell'arco centrale, la
statua del Re Selvaggio, che tanto deve alle sculture ispirate dai
miti greci.
Da qui inizia ad apprezzarsi l'impianto semicircolare su
tre livelli dei giardini posteriori alla Villa: siamo al livello
mediano, muovendosi lungo la passeggiata semicircolare si inizia a
scoprire il panorama straordinario su Torino e il forte legame tra la
vegetazione, la geometria, la collina e i giardini. Al livello superiore,
la fontana più sontuosa, quella del Mascherone, ai piedi del
Belvedere, costruzione barocca che chiude degnamente l'asse aperto in
piazza Vittorio Veneto e che corona i giardini, con la sua forma
ancora a esedra, le nicchie con le statue e la balaustra.
Ai lati della villa, una
breve passeggiata conduce da un lato verso il padiglione
dell'Accademia dei Solinghi, in cui Maurizio si riuniva con gli altri
accademici per discutere di filosofia, letteratura, storia e temi
aulici che riportano all'
otium dei Romani, usato per arricchirsi di
cultura e sapere; oggi è un complesso semi abbandonato, spoglio
all'interno, con poche indicazioni della sua antica bellezza.
Sull'altro lato, la Rotonda regala una delle migliori viste
su Torino, con la Mole Antonelliana in primo piano; una vista
arricchita dal vigneto sottostante, che ricorda l'antica funzione
delle ville seicentesche in collina, non a caso chiamate vigne. A
lungo abbandonata, la Vigna di Villa della Regina è stata
reimpiantata in occasione dei restauri dello scorso decennio, con uno
studio filologico che ha riportato in questi terreni il Freisa;
gestita da Balbiano, produce un Freisa che può essere acquistato anche
nel negozio della residenza, al termine della visita. Su questo lato, il passo al sentiero che saliva verso la parte alta della collina è stato a lungo sbarrato e magari verrà riaperto a breve: dava la possibilità di vedere da vicino la villa in cui vivevano Cristiano Ronaldo e famiglia.
L'attuale
ingresso della villa, direttamente nel piazzale della Villa da strada Comunale Santa Margherita 79, e il
percorso di visita trascurano il Grand Rondeau. Un tempo si arrivava
alla Villa dal lungo viale di accesso, da via Villa della Regina, la
cui visuale era chiusa dalla scenografica Fontana di Nettuno, sui cui
lati due scale simmetriche e a tenaglia conducevano al livello della
Residenza sabauda (i bassi gradini della scalinata potevano essere percorsi anche dalle carrozze). L'effetto barocco di questo avvicinamento in
salita, che doveva produrre meraviglia, è andato perduto e speriamo
che venga prima o poi recuperato. Ed è andata perduta l'importanza
della Fontana del Nettuno, che, rimanendo a un livello più basso, viene
generalmente trascurata, perché non visibile. Restituitele
l'importanza che merita e scendete a visitarla. L'acqua e le fontane
sono uno degli elementi del fascino di Villa della Regina.
Ho
visitato i Giardini ad agosto, in una delle
Passeggiate del Venerdì
organizzate per scoprirli (l'ultima della stagione è il 17 settembre, alle ore 11 e alle ore 15, per informazioni e prenotazioni, scrivere a
drm-pie.villadellaregina@beniculturali.it o telefonare al numero 011 8195035), poi sono entrata nella Villa e ho
passeggiato nelle sue sale, nella penombra, necessaria per proteggerle dalla forte luce estiva e dalla calura. Una delle cose
più belle, chissà se altrettanto possibile nelle stagioni più
fredde, è stato quando, passando nelle sale affacciate su Torino,
con le finestre aperte, si è sentito il
gorgoglio dell'acqua della sottostante fontana della Sirena, ai piedi
della facciata principale della villa. Nel caldo dell'estate, è
stato un'immaginazione di fresco e benessere e sono tornate in mente
la lezione della
domus romana, ripresa dagli Arabi, esaltata
dall'Alhambra e dagli altri giardini aulici andalusi e ritornata nel
Barocco in Italia, in un cerchio magico che rende il Mediterraneo ancora
Mare Nostrum.
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