Una delle cose belle che gli ultimi
mesi hanno restituito a Torino è il Teatro Romano. Se ne parla poco,
forse la contemporanea riapertura dei Giardini Reali ha un po' messo
in ombra questo monumento magnifico, visibile da via XX settembre,
uno dei pochi che possono testimoniare la storia millenaria di
Augusta Taurinorum. Il peccato del Teatro Romano è che si "infila" sotto la Manica Nuova di Palazzo Reale e dunque è difficile averne
una lettura completa. A complicare la comprensione, anche la sistemazione di inizio Novecento, in comparti non comunicanti, tra il giardino della Manica Nuova di Palazzo Reale, i sotterranei dello stesso edificio e ancora l'area verde al di là del lungo ponte carrabile aperto da Via XX Settembre. Rimane, facilmente leggibile anche per i profani, la cavea; ed è
decisamente emozionante, tutte le volte, quando si passa tra via XX
settembre e il Duomo.
I restauri hanno provveduto a riunire, in qualche modo, il monumento
romano, facilitando il collegamento tra le diverse parti.
L'intervento è stato fortemente conservativo, ovvero non sono state
aggiunte parti di ricostruzione degli elementi mancanti, ma si è
consolidato l'esistente, compresi i restauri di inizio Novecento.
Interessante lo studio fatto delle fondazioni della
proedria, la
prima fila degli spettatori del teatro, una fascia apparentemente in
leggera pendenza, tra l'orchestra e la cavea che, riporta il
comunicato stampa, "ha consentito di comprendere l'esistenza di
almeno tre fasce a terrazza dove anticamente si collocavano i sedili
per le autorità, di cui la prima ora molto ben leggibile grazie alla
pulizia e alla semplice ricollocazione dei ciottoli". I
consolidamenti hanno riguardato anche la cavea, con l'uso di muratura
scenografata, che ha permesso di "fissare nella corretta
posizione gli elementi di seduta preservando anche meglio la loro
fondazione dagli inevitabili ruscellamenti d'acqua che si verificano
nei periodi di pioggia".
Il Teatro Romano è adesso
visitabile grazie a una serie di passerelle dal disegno minimal, che permettono di
osservarlo da vicino e di avere un'idea della sua struttura, la cavea,
l'orchestra, il rapporto con la Torino contemporanea, con i suoi
suoni e le sue architetture. Per facilitare la lettura dei caratteri
architettonici dell'antico teatro, è stata ricostruita una parte
dell'antico parapetto, il
balteus, che divideva cavea e
proedria,
tutti dettagli che rendono più viva la struttura. Si passa poi
all'interno dell'ambulacro, che in passato distribuiva il pubblico
nella cavea, passando sotto le gradinate; si vede anche una delle
scalette che portavano verso i posti a sedere.
Un edificio
emozionante, da alcuni mesi restituito alla città, che potrebbe
essere usato anche per spettacoli. A questo scopo è stato realizzato
un pavimento galleggiante, "formato da un telaio metallico
modulare adeguato alla forma dell'orchestra. Nei mesi di spettacolo
potrà essere facilmente assemblato con un minimo impatto sulle
strutture antiche, consentendo di accogliere oltre 200 spettatori".
Anche per questo, la nuova illuminazione, che "consente di
selezionare lo scenario di illuminazione monumentale serale, quello
di sicurezza per eventi serali all'interno dell’edificio, o quello
adatto all’esecuzione di spettacoli". Un Festival del Teatro
Classico, sul modello di quello di Mérida, in Spagna, magari in
scala più ridotta, per ovvie ragioni, magari ce lo meritiamo anche a
Torino.
Le foto sono di Daniele Bottallo per i Musei Reali di Torino.
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