A quest'articolo, una
premessa. Non ho l'automobile e mi muovo soprattutto grazie al
trasporto pubblico, autobus e treni
in primis. Anche per questo sono
convinta che sia necessario un investimento vero nei cosiddetti rami
secchi, abbandonati a favore del trasporto su gomma (penso
soprattutto alle valli alpine piemontesi), affinché tanti borghi e
paesini possano vivere, senza costringere i propri abitanti ad
abbandonarli o a usare l'auto, e affinché possano essere mete di turismo facilmente raggiungibili anche da chi vuole lasciare a casa l'auto, possibilmente senza orari
da pendolari. Premesso questo, vi racconto la bella esperienza che mi
è stata offerta dal Gambero Rosso e dalla Fondazione FS Italiane,
che gestisce il patrimonio storico delle Ferrovie dello Stato
Italiane, tra cui anche 10 linee ferroviarie un tempo sospese e oggi
recuperate, inserite nel progetto turistico "binari senza
tempo". L'idea di base è portare turismo e nuove occasioni economiche
in territori ricchi di cultura, bellezza paesaggistica ed
enogastronomia, attraverso i treni storici. Ed è una gran bella idea.
Un paio di settimane fa sono
stata invitata a un breve viaggio sulla linea Torino-Canelli a bordo di un
treno storico, che nel 2022 diventerà un servizio turistico con un
apposito calendario di date. Partenza da Porta Nuova su vagoni che
riportano indietro di decenni, con panchette e portabagagli di legno,
piccoli ed eleganti salottini, che ricordano certi viaggi dell'infanzia nel profondo Sud.
La locomotiva è una littorina, che corre via a una velocità
gradevole, mentre la guida racconta il vagone cento porte, così
chiamato perché ogni salottino aveva la propria porta di ingresso e
uscita. Il restauro filologico è fascinosissimo: non solo sono stati
rinnovati i salottini, ma si è prestata attenzione anche ai dettagli
come le tendine di velluto, perché il viaggio fosse anche allora un'esperienza piacevole, con i comfort del caso.
Ad Asti, una sosta di circa
mezz'ora per assistere al cambio di locomotiva: la littorina lascia
il posto alla locomotiva a vapore. Ed è subito emozione: il carbone,
gli addetti al fuoco, il fumo denso che sale, ad annunciare il treno,
sembra di nuovo di essere tornati indietro di decenni, stavolta a un tempo mai
vissuto. Di ritorno sul treno, la prima sorpresa: un cofanetto di
Stratta per uno spuntino, con Rosalba Graglia, una delle più
apprezate giornaliste piemontesi di enogastronomia, che racconta
curiosità e aneddoti sui vari prodotti della confezione (panino con
prosciutto crudo, tortino di mele, cioccolatini di Stratta, tra cui
un gianduiotto, un succo di frutta, che era parte di uno
storytelling, sulle bottiglie di uno, parte di una storia che
proseguiva su bottiglie di un altro gusto). Enogastronomia e trenino
storico uniti per illustrare un territorio, l'alleanza tra Gambero
Rosso e Fondazione FS Italiane spiega così tutte le sue potenzialità
per raccontare l'Italia profonda, lontana dai Frecciarossa e
dall'alta velocità, ma non per questo meno vivace e meno
autentica.
Poi si entra nelle Langhe, con la foschia del primo
autunno e con il foliage. Fare fotografie o godersi il panorama è il
dilemma. Perché il trenino storico fa riscoprire un modo di viaggiare
slow, senza fretta in cui veramente il viaggio è quasi più importante della meta. Sembra di stare davvero
su un trenino che fa ciuff ciuff, si scoprono colline e paesaggi che
sfuggono all'alta velocità e alle autostrade, i tempi più lenti non solo del viaggio, ma anche della vita che scorre intorno; strade bianche chiuse dai passaggi a livello, le auto ferme e le persone con il cellulare in mano pronte a scattare la foto alla
locomotiva a vapore, fotografi nei campi attrezzati con i trepiedi
per immortalare il trenino storico, e poi gli ampi saluti dai contadini, prontamente ricambiati dai finestrini.
Da quanto tempo non succedeva più una cosa del genere? Da quanto
tempo il passaggio di un treno non era un evento? E quanto è stato
bello scoprire i ritmi lenti della vita lontana dalle città?
Un'Italia che non può andare perduta e con cui non si può tenere
contatto solo attraverso l'auto.
Dopo una sosta a Castagnole
delle Lanze, perché si cambia direzione e bisogna spostare la
locomotiva, si arriva finalmente a Canelli, la patria dello spumante.
D'obbligo la visita alle Cattedrali Sotterranee delle Cantine Bosca,
grandiose architetture Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO (ancora
prima che lo diventasse il paesaggio vitivinicolo delle Langhe, Roero
e Monferrato), in cui si prepara con metodi contemporanei e artigiani
uno degli spumanti più famosi del mondo (e per chi non beve, come
me, c'è anche un succo di uva con bollicine studiato per i Paesi
musulmani, a testimoniare quanto anche l'ultima generazione dei Bosca
sia attenta alla conquista di nuovi mercati, intercettando e
anticipando nuove tendenze e necessità, proprio come i
predecessori). Le Cattedrali dei Bosca si distinguono dalle altre anche per la sapiente mescola con l'arte: installazioni artistiche firmate da Ugo Nespolo e un'illuminazione studiata subito dopo il riconoscimento dell'UNESCO le rendono fascinose e contemporanee. Dopo la sosta per il pranzo, a base di prodotti
locali, nell'Osteria dei Meravigliati, si torna sul treno e si scende poi ad Asti.
Il capoluogo è una piccola, deliziosa sorpresa. Ci sono sempre
passata rapidamente, per appuntamenti veloci e invece merita davvero
un viaggio. I suoi palazzi e i suoi scorci medievali (ma quante torri
ha?), le mostre di Palazzo Mazzetti, la bellezza di Palazzo Alfieri e del
suo giardino; la sua cattedrale, anche lei medievale ma dall'interno
esuberante, il culto del Palio durante tutto l'anno. Ogni cosa mi ha
detto "devi tornare e dedicare una giornata a questa città"!
Il trenino storico serve anche a questo, a dare
input su quanto
abbiamo di bello intorno e su quanto possiamo dedicarci al nostro
territorio, scoprendo storie e tradizioni millenarie, senza le quali
non saremmo quello che siamo.
Ci sono passaggi della
Torino-Canelli migliorabili, ma quest'unione preziosa
tra il trenino storico, l'enogastronomia e il territorio rimasto in
secondo piano, nonostante il suo fascino e il suo significato
economico (le Cantine Bosca e le Langhe esportano i loro prodotti in
tutto il mondo!), è davvero una bella idea di viaggio. Soprattutto
per chi vuole riscoprire i ritmi lenti e vuole saperne di più di quel paesaggio che
scorre via, dietro al finestrino.
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