Sono gli ultimi giorni della mostra
China goes urban, al Museo d'Arte Orientale (via San Domenico 11) e
se nel weekend siete in centro e avete voglia di vedere qualcosa di
insolito e sorprendente, mettetela nella lista. L'avevo vista poco
prima del lockdown di novembre 2020 e parlarne allora non avrebbe
avuto senso, ma, adesso che sta per chiudere, mi è tornata alla mente
e la propongo a chi vuole conoscere nuovi mondi con nuovi strumenti.
China goes urban racconta la rapida urbanizzazione della Cina e
quello che ha comportato per economia, società, cultura. Lo fa con
strumenti multimediali, che coinvolgono continuamente il visitatore e
lo mettono davanti alle domande e alle possibili risposte. Ci sono
tantissimi video, foto, infografiche, numeri e pochissimi oggetti; l'informazione è schematica, le emozioni sono affidate alla forza delle immagini, che corrono via, da un
treno, dalla metropolitana, dalle finestre.
La cosa che ricordo
di più, a parte l'uso continuo e intelligente degli strumenti
multimediali, è il forte contrasto che queste immagini avevano messo
in evidenza: la vita urbana e la vita contadina che convivevano a
pochi metri l'una dall'altra. Gli alti grattacieli delle nuove città
e le piccole case sopravvissute della Cina rurale. Le moderne
infrastrutture con auto e treni che corrono via veloci e i contadini
nei loro campi, con i ritmi millenari della Cina periferica. La
mostra non propone solo contrasti, però, quanto i temi e i problemi
di una rapida urbanizzazione, che si può riassumere in pochi numeri:
nel 1978, il 18% dei cinesi viveva nelle aree urbane, adesso lo fa il
60% della popolazione. Un vero e proprio esodo di popoli dalle
campagne alle città, alcune delle quali letteralmente ridisegnate
per accogliere milioni di nuovi cittadini. E le nuove città
significano nuovi modelli di sviluppo e di vita, nuove infrastrutture
da costruire, nuovi servizi da garantire, nuove culture da
accogliere.
La mostra cerca di raccontare tutto questo e lo fa
senza prendere una posizione definita, ma limitandosi a mostrare, nel
modo più completo possibile, tutto quello che implica per un Paese
la sua rapida urbanizzazione. Ultimamente poche mostre mi hanno
lasciato il senso di inquietudine che mi ha lasciato
China goes
urban; un senso di inquietudine bello, perché racconta fenomeni
epocali non sempre controllabili e gestibili e, allo stesso tempo,
l'enorme sforzo che viene fatto per costruire nuove realtà. Ci sono
video e foto che mi sono rimasti dentro, perché parlano, al di là
dello choc culturale rappresentato dal trasferimento dalla provincia
alla città, anche di grandi solitudini: la vista delle luci della
città dal finestrino di un treno che corre nella notte, ancora un
treno, che corre via, mentre un contadino in primo piano ara il suo
campo e sullo sfondo ci sono i grattacieli della città incombente.
Sono contraddizioni di mondi conviventi che spngono tutti, non solo i
cinesi, a interrogarsi sul futuro prossimo. Bella mostra.
China
goes urban è al Museo d'Arte Orientale, in via San Domenico 11, fino
al 10 ottobre 2021. L'orario di apertura è martedì,
mercoledì, venerdì, sabato e domenica ore 10-18, giovedì ore
13-21, lunedì chiuso. Il biglietto costa 10 euro, ridotto 8 euro per
studenti under 25, e per 6-18 anni, gratuito per under 6, possessori
delle tessere Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card; biglietto
mostra+collezione permanente 14 euro, ridotto 12 euro. Tutte le info
su
www.maotorino.it.
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