Passato il grande caldo estivo,
l'autunno è la stagione delle gite fuori porta, per godersi i tepori
che preparano all'inverno. E il Castello di Racconigi, a poco più di
mezzora di treno (comodissimo, linea 7 del SFM), è un'escursione
altamente consigliabile. Della più meridionale delle delizie che
circondavano Torino per il tempo libero dei Savoia, ho sempre sentito
parlare, naturalmente; per qualche tempo ho lavorato nei suoi pressi,
scoprendo la figura riformista di re Carlo Alberto, che qui si
dedicò alla sua passione per l'agricoltura e iniziò a sperimentare
colture e metodi che ancora oggi influenzano la produzione agricola
della Granda; qui è anche nato l'ultimo re d'Italia, Umberto II, che
vi trascorse molte villeggiature estive. Una residenza sabauda da non
perdere, insomma, per chi ama la storia, l'architettura, la natura,
il bello.
L'occasione per rompere gli indugi e raggiungere finalmente Racconigi, in uno dei primi sabati tiepidi di settembre, me l'ha offerta
Vita privata di un re,
un itinerario guidato nei luoghi del Castello non aperti al pubblico, recentemente restaurati e appartenenti alla vita quotidiana di Carlo Alberto. Volendo conoscere meglio la figura di questo sovrano, che a scuola si conosce solo per il contributo contraddittorio al Risorgimento e che invece per queste terre è stato una sorta di pietra miliare, per capacità visionarie e riformistiche, non potevo non approfittare di questo nuovo percorso. Ho avuto la fortuna di avere la guida, il prezioso Giorgio, tutta per me e per chi mi accompagnava, non essendoci altri prenotati (la visita è solo su prenotazione, ma non è detto che siate così fortunati, ci sono stati anche sabati da
sold out, quindi prenotate appena decidete!) ed è stato lui a guidarci in questi posti privati e segreti della vita del re.
Il primo luogo è la sua biblioteca,
una piccola stanza aperta sul parco, praticamente rivestita di libri,
e con due scrivanie di legno, di rigoroso gusto ottocentesco un po'
borghese, poste sotto le finestre, a guardare il parco; per
consultare i libri sugli scaffali più in alto c'è una scala, che,
si trasforma eventualmente in un'ulteriore libreria, in poche abili
mosse, come se fosse un elemento d'arredo di qualche sala
contemporanea in cerca di spazio. La cosa bella non è solo
l'atmosfera raccolta (lo spazio è davvero piccolo, pensando che era
destinato a un sovrano), ma anche pensare che quei libri
racchiudevano i reali interessi di Carlo Alberto e parlano ancora
oggi di lui e della sua personalità. Sono oltre 5mila, sugli
argomenti più diversi, dalla storia naturale alla religione, dalla
letteratura ai viaggi; in parte sono stati digitalizzati e sono
consultabili online; sul sito
www.bibliocarloalberto.it, sono anche un bel pretesto di partenza per itinerari nei dintorni di
Racconigi. La biblioteca si trova alle spalle di una delle più
eleganti sale di rappresentanza del Castello: il re riceveva i suoi
ospiti nella sua dimensione regale e poi apriva una porticina ed
entrava nel suo universo personale; due lati della sua vita in pochi
metri quadrati.
Lasciate le sale di rappresentanza, si scende al
piano terra per raggiungere, sulla facciata, la galleria che ospita
il grandioso Fregio Palagiano, realizzato in gesso e destinato alla
Sala del biliardo del Castello. È lungo 34 metri, composto da 34
lastre, e raffigura
Il trionfo del console Lucio Paolo Emilio sul re
Perseo. È di chiara ispirazione neoclassica, colpisce per la sua
grandiosità e meriterebbe una sala d'esposizione più consona alla
sua raffinata eleganza; speriamo gli venga trovata non appena sarà
possibile esporre tutte le lastre, trovate casualmente durante un
sopralluogo alla Margaria, nella parte meridionale del Parco.
Dalla galleria che ospita il fregio, si arriva, attraverso una
serie di sale di servizio (vedrete anche una stiratrice
ante
litteram!), nella sala da bagno di Carlo Alberto, uno dei posti più
raffinati del Castello. Si trova al piano terra, sul lato del Parco,
così da permettere al sovrano, ci ha spiegato il sempre prezioso
Giorgio, di raggiungere le sale del relax direttamente dal Parco,
dove passava ore con i suoi consulenti a controllare i progressi
delle sue sperimentazioni agricole. Circondato da una serie di sale
minori, dedicate ai dignitari e agli ospiti, tutte elegantemente
decorate (sono arrivati a noi solo frammenti di decorazioni, che però
danno un'idea di quanto dovessero essere raffinati), il bagno del re
è ispirato chiaramente all'antica Roma: l'elegante vasca è in una
sorta di nicchia, al centro una fontana che ingentilisce la sala,
come la volta, decorata con preziose grottesche (un tipo di
decorazione ispirata alla Domus Aurea, creduta a lungo una grotta,
che torna spesso nel castello sabaudo). L'illuminazione degli affreschi e della vasca sottolinea la raffinatezza di quest'ambiente così intimo e privato.
A completare la visita, ci sono una serie di specchi "parlanti", da cui lo stesso Carlo Alberto o persone a lui vicine, raccontano la vita di corte, il perché delle scelte compiute, attraverso la lettura di lettere o ricostruzioni del pensiero del sovrano. Sono momenti che accompagnano il visitatore nelle diverse sale e che aiutano a inquadrare meglio il sovrano, lo stile di vita, i posti che si stanno visitando.
Vita privata di un re è
un bel completamento della visita alla residenza di Racconigi, testimone anche delle potenziaità del castello, attraverso i possibili itinerari tematici di approfondimento. Ho
visitato prima questo percorso e poi quello tradizionale, forse è
meglio il contrario, ma anche quest'ordine non ha tolto niente alla
bellezza di entrambi. Le residenze sabaude conservano tante sale non
visitabili e custodiscono tesori preziosi per ricostruire la vera
vita dei sovrani, al di là dei libri di storia; ci vorrebbero più
percorsi che mostrano anche il privato dei sovrani e delle loro
famiglie, così da far comprendere la complessità delle loro vite e
delle loro personalità. Questo percorso è un esperimento
riuscito per raccontare l'altro volto di re Carlo Alberto, senza il
quale non si potrebbe comprendere la sua figura storica; è stato
realizzato grazie
al progetto transfrontaliero Duchi delle Alpi, uno
dei diversi progetti culturali tra Italia e Francia finanziato
dall'Unione Europea.
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