Si torna (prudentemente) a viaggiare e
Torino, dotatasi finalmente di una base aerea low-cost, che la mette in collegamento con tante città d'Europa, si affaccia
nuovamente al mercato internazionale. Parla di lei
il quotidiano
britannico The Guardian, che, nella rubrica
Local's guide (La guida di
una persona locale), intervista la giornalista Silvia Ceriani, attiva
tra Slow Food e dintorni. Quali sono le 5 cose da fare nella Torino
post-pandemia secondo Silvia?
Per il Food, consiglia di non
perdersi "lo spettacolo di Porta Palazzo, il sabato mattina," senza
dimenticare il Mercato Centrale e l'Antica Tettoia dell'Orologio; la
città "è fantastica per scoprire la cucina piemontese"
spiega Ceriani e i due luoghi cult sono il Consorzio e Antonio Chiodi
Latini. Per scoprire i grandi spazi verdi, il suggerimento è salire
al Faro della Vittoria, una salita particolarmente emozionante
durante la pandemia, perché il Faro è in ricordo dei Caduti della
Prima Guerra Mondiale. Il posto da cui prendere ispirazione? Lontano
dalla pazza folla, Silvia invita a visitare il Museo dell'Uomo, in
corso Massimo d'Azeglio, nel quale emerge "una città oscura e
macabra di fanatici collezionisti, in contrasto perfetto con il mondo
esterno, in cui ognuno è perso dietro il proprio smartphone".
Bello il quartiere indicato: il Lingotto,
che si raggiunge in metropolitana e che si sta forgiando una nuova
identità, dopo i decenni della Fiat. Non solo lo storico edificio,
coronato adesso da un giardino che verrà presto aperto al pubblico,
ma anche la Carpano diventata Eataly e Green Pea, primo centro
commerciale 100% sostenibile.
E la notte? Torino è al città
dell'aperitivo, Ceriani non apprezza la sua trasformazione in
apericena, perché sostiene che la qualità del cibo è povera; così
suggerisce un posto come il Lanificio San Salvatore, un "bar
genuino", dove fanno il proprio vermouth.
Per dormire in
città,
The Guardian propone il San Giors, storico
albergo-ristorante alle spalle di Porta Palazzo e nei pressi del
Balon. Idee di una Torino lontana dai classici schemi, che valgono anche per i torinesi in giro per la propria città.
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