Il
progetto di riqualificazione dei Murazzi, annunciato nei giorni scorsi, riporta
l'attenzione su queste splendide architetture ottocentesche, sulla
riva sinistra del Po. Furono costruite nella seconda metà del XIX
secolo, per rispondere a diverse esigenze. Da una parte il controllo
delle piene del Po, dall'altra la riqualificazione e il risanamento
del Borgo del Moschino, sorto spontaneamente nel tempo e diventato
ricettacolo non solo del malaffare, ma anche di malattie e pericoli,
a causa della mancanza di igiene, dall'altra ancora, la sistemazione,
possibilmente definitiva dell'incontro di Torino con il suo fiume,
raggiunto proprio nell'Ottocento (la città romana era attestata
all'altezza dell'attuale Palazzo Madama, con il secondo ampliamento,
nel Seicento, la porta orientale fu spostata fino alla fine
dell'attuale via Po, prima dell'attuale piazza Vittorio Veneto).
Quando, dopo l'età napoleonica, venne studiato il disegno
definitivo dell'area tra via Po e il ponte Vittorio Emanuele I, con
la realizzazione di piazza Vittorio Veneto, divenne urgente la
sistemazione della riva del Po, ancora abitata dalla miseria del
Borgo del Moschino e dai panni stesi al sole dai lavandai. Si affermò
l'idea di una passeggiata elegante che da piazza Vittorio Veneto
permettesse di godere della vista della collina e del fiume. "Questa
passeggiata si configurava come la prosecuzione del tratto dei
quais
e della strada alzaia, costruiti negli anni '30, riproponendo il
sistema delle cale di imbarco a pianta semiellittica. Il murazzo vero
e proprio, invece, non avrebbe dovuto essere costituito da un
paramento continuo, ma presentare la ripetizione di un modulo
costituito da un'arcata dietro la quale si apriva una profonda
nicchia. È possibile ritenere che questa soluzione tipologica sia
stata pensata sia per poter ridurre i riempimenti di terra sia al
fine di ottenere una struttura maggiormente resistente alle spinte
del terreno. Il progetto, inoltre, prevedeva la possibilità di
realizzare in alcuni tratti, al posto delle nicchie dei grossi locali
sotto il corso lungo Po da adibire a lavatoi, chiudendo le antistanti
arcate con delle vetrate. La sponda sinistra del fiume, infatti, in
quel tratto era ricca di sorgenti e la maggior parte delle case del
residuo borgo Po erano abitate prevalentemente da lavandaie, che
avrebbero potuto così continuato ad esercitare la loro professione"
si legge nell'articolo La storia della costruzione dei Murazzi del
Po, pubblicato da
www.comune.torino.it/.
I
progetti di costruzione dovettero fare i conti, però, con l'epidemia
di colera che devastò il Borgo del Moschino, alla fine degli anni '60, dopo la Terza Guerra d'Indipendenza, e spinse la città ad
abbatterlo per riqualificare l'area e dotarla di dignitose condizioni
igieniche. La vista dei lavori di costruzione dei Murazzi tra il ponte e
l'attuale via Napione, spinse alcuni privati a interessarsi alla
loro realizzazione tra il ponte e l'attuale via Giolitti, successiva
di qualche anno. Resisi conto che i Murazzi avrebbero aumentato il
valore delle loro proprietà alcuni privati, come, per esempio, il
pittore Carlo Bossoli, diedero un contributo cospicuo alla loro
realizzazione, a patto che arrivassero fino ai loro terreni. Con
questa commistione pubblico-privato, la risistemazione della riva del
Po arrivò fino all'attuale corso Vittorio Emanuele; e, dunque, la
passeggiata che sopra vi venne costruita (ovvero, l'attuale corso
Cairoli), mise in collegamento piazza Vittorio Veneto con il
Parco del Valentino, allora luogo prediletto del tempo libero dei
torinesi.
I Murazzi vennero costruiti con profonde arcate
concluse da nicchie per questioni statiche ed economiche: da una
parte la forma curva avrebbe retto meglio le spinte del terreno,
dall'altra lo svuotamento permetteva risparmiare sul
riempimento e offriva nuovi locali per le piccole attività, dalle
lavanderie e tintorie alla pesca. I muri ebbero un trattamento
monumentale; sul lato a valle, un doppio scalone simmetrico scendeva
dalla passeggiata superiore al fiume, "i pilastri esterni, i
gradini, gli zoccoli, le fasce le cornici, le cimase ed i pilastrini
vennero realizzati utilizzando la pietra proveniente dalle cave del
Malanaggio (frazione del comune di Porte, in Val Chisone): è uno
gneiss dioritico fine, tenace, resistente allo schiacciamento ma
sfalsabile sotto l’azione di agenti esterni; questo materiale fu
impiegato a Torino per la costruzione delle colonne e della gradinata
della Gran Madre di Dio, per la costruzione del ponte Mosca e per le
colonne della facciata della Basilica Magistrale dei Santi Maurizio e
Lazzaro" si legge ancora al link già indicato. Nei Murazzi a
monte, le grandi arcate si affacciavano direttamente sulla
passeggiata inferiore e qui nella seconda metà del Novecento hanno
trovato posto i locali che hanno riempito le notti di diverse
generazioni di torinesi e che oggi, restaurati e ripuliti dopo anni
di abbandono, dovrebbero riportare nuova vitalità all'area.
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