Al centro della nuova mostra, appena
aperta nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, c'è l'affascinante
figura della fotografa Vivian Maier, considerata una delle massime
esponenti della
street photography. Nata nel 1929 a New
York, da madre francese e padre austriaco, Vivian passò la
giovinezza in Francia e tornò negli USA solo nel 1951, per iniziare
a lavorare come tata. Una professione che avrebbe mantenuto per tutta
la vita e che contribuì alla sua instabilità economica e abitativa.
Ma che non avrebbe fatto venire meno la sua passione per la
fotografia.
Non usciva mai di casa senza la macchina fotografica e
scattava foto a qualunque cosa la incuriosisse. All'inizio del
secolo, i suoi negativi andarono all'asta, a causa delle sue
difficoltà economiche, e furono acquistati in parte dall'agente
immobiliare John Maloof, che si appassionò tanto al lavoro della
sconosciuta fotografa da arrivare a conservare un archivio di oltre
120mila immagini. Da questo tesoro, la scoperta di Vivian Maier, che
arriva ai Musei Reali come una star tutta da conoscere. "Fu una
fotografa amatoriale che cercava nella fotografia uno spazio di
libertà; benché il suo lavoro sia passato inosservato per tutto
il corso della sua vita, si ritrova nella storia della fotografia a
fianco dei più grandi maestri quali Robert Doisneau, Robert Frank o
Helen Levitt" commenta Anne Morin, la curatrice della mostra.
Nella
Sala Chiablese, oltre 250 immagini, molte delle quali inedite o rare,
video Super 8 e oggetti personali di Vivian. Lungo il percorso
espositivo, gli autoritratti, con il suo sguardo severo, e la
street
photography che l'ha resa celebre, nelle strade di New York e
Chicago. "L'
American way of life, come un mostro tentacolare
animato dagli spasimi del capitalismo, si propaga e sfida tutto ciò
che intralcia il suo cammino. L'informazione diviene frenetica, le
immagini eccedono e ingombrano il presente, gli schemi intellettuali
mutano costantemente sullo sfondo della guerra fredda, del Vietnam,
dell'assassinio di John Kennedy, della violenza della segregazione
razziale. È l'epoca della sovrabbondanza, dell'esuberanza,
dell'espansione, dell'eccesso e dell'estasi. È l'epoca della
modernità sovraesposta, il cui rovescio è una faccia oscura, un
mondo invisibile che darà spessore all'opera di Vivian Maier. Quando
scatta le sue foto in questo tessuto urbano, proprio al centro del
grande frastuono del mondo, Maier privilegia gli istanti residuali
della vita sociale cui nessuno presta attenzione. Fotografa il
disotto, l'accanto, 'quello che generalmente non si nota, quello che
non si osserva, quello che non ha importanza: quello che succede
quando non succede nulla, se non lo scorrere del tempo, delle
persone, delle auto e delle nuvole'. La città è il suo teatro e la
strada una storia al cui interno cammina cancellando i suoi passi" si legge nel catalogo ed è forse la miglior sintesi del suo lavoro
nelle strade, senza un progetto fotografico in mente e con lo sguardo
attento.
Vivian Maier. Inedita è ai Musei
Reali, nelle Sale Chiablese, in piazza San Giovanni 2, fino al 26
giugno 2022. Gli orari d'apertura sono: martedì-venerdì ore 10-19, sabato e
domenica ore 10-21, chiuso lunedì. Il biglietto costa 15 euro,
ridotto 12 (over 65, 18-25 anni), 6 euro (12-17 anni), pacchetto
famiglia (fino a due adulti 12 euro cadauno e ogni ragazzo tra 12 e i
17 anni 6 euro cadauno); gratis possessori tessera Abbonamento Musei
Piemonte Valle d’Aosta, Torino+Piemonte card, under 11 anni. Tutte
le info su
www.museireali.beniculturali.it.
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