Eirini Giannakopoulou, nata ad Atene, in Grecia, 38 anni, laureata in Architettura, architetta e co-fondatrice di SCEG Architetti
Sono arrivati a Torino per scelte sentimentali, familiari, professionali o magari perché un giorno ci sono passati, se ne sono innamorati e hanno fatto di tutto per non andare via. Il loro sguardo racconta aspetti della città che chi è nato e vissuto qui non vede, magari per abitudine, e offre muovi stimoli e nuovi suggerimenti (vedrete, mano a mano, diversi fili conduttori, nelle loro parole). Sono i TorineSÌ per scelta, quelli che hanno lasciato le loro zone comfort per aprire una nuova pagina di vita in città.
E grazie a tutti loro per il tempo, lo sguardo, le idee sulla Torino che vedono e quella che potrebbe essere.
- Quando e perché ha scelto Torino? La
prima immagine e la prima impressione della città, all'arrivo
Sono
arrivata a Torino da Atene per amore; avevo conosciuto mio marito in
un Laboratorio di architettura ad Atene e abbiamo deciso di sposarci
e vivere a Torino. Era febbraio 2010 e per me è stato un po' uno
choc, per diverse ragioni. Arrivando da Atene, città caotica e
rumorosa, mi sono trovata in una dimensione diversa, spazi grandi,
comodi, vuoti! La mia idea di densità, sia di costruito-non
costruito, pieno-vuoto, anche di auto, era un'altra. Le proporzioni
erano molto diverse, molto denso e pieno ad Atene, qui largo e vuoto per meno gente. Quando i torinesi si lamentavano per il traffico io
rimanevo stupitissima! La mia prima impressione di Torino è questo vuoto,
tipo il lunedì mattina girare in città, con i negozi chiusi, la
gente al lavoro e nessuno in giro.
Un'altra cosa che nessun torinese capisce: la regolarità
dell'impianto ortogonale mi confondeva e mi perdevo, non avevo punti di
riferimento; ad Atene sai che devi andare su o giù, hai una
topografia movimentata, hai riferimenti chiari, a Torino ogni angolo era
uguale; ho fatto fatica ad abituarmi.
- Una cosa che non avrebbe mai detto di
Torino e che l'ha invece
piacevolmente sorpresa, vivendoci; e invece la conferma, positiva o
negativa, di un'idea che aveva già della città
Non avrei mai
detto avesse un lato underground. Torino è un misto molto interessante;
ha un'eleganza rivisitata con approccio urbano; non è la vecchia signora elegante, ha quest'inquietudine underground che ti sorprende. La conferma è stata il freddo, sono arrivata a febbraio e
quel febbraio lì aveva poi nevicato diverse volte; ci ho messo tempo a regolarmi con l'abbigliamento!
- Cosa vorrebbe avesse
Torino della sua città d'origine e, viceversa, cosa la sua città
d'origine dovrebbe avere di Torino
Ragiono sempre con le velocità
e vorrei uno scambio: Atene dovrebbe rallentare, Torino velocizzare.
Quando torno ad Atene mi angoscia questa velocità, anche il modo di
camminare più veloce, la velocità produttiva; invece qui è tutto
molto più lento, a volte mi esaspera. Dovrebbero fare
uno scambio e trovare entrambe un equilibrio diverso nel ritmo di vita.
-
Il posto in cui ha iniziato a capire Torino, da consigliare
anche a chi visita la città
Una piazza. Le piazze mi fanno sentire
sempre in Italia, hanno un fascino sia geometrico che di velocità,
con le persone che vanno e vengono; sono vuoti urbani che mi
affascinano.
- Tre cose da cui Torino può ripartire dopo la
crisi di questi anni e dopo la pandemia
Non tre, una: gli eventi. Torino ha perso molto negli ultimi anni, mentre con gli eventi era un bel
riferimento anche internazionale. Ha una bella capacità di
organizzare eventi e ha ottenuto bei risultati. Deve tornare a fare eventi, non le mancano strumenti né capacità.
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