Le grandi riqualificazioni urbane non sono solo una caratteristica
del nostro tempo. Torino, come molte città europee, conta
sventramenti e risanamenti che anche in centro hanno profondamente
modificato la sua immagine. Una delle più
importanti operazioni di risanamento del XX secolo ha riguardato via
Roma, la principale arteria del centro storico.
Nata nel XVII
secolo, con il nome di Contrada Nuova, era l'asse principale che da
piazza Castello, centro del potere ducale, portava verso la Porta
Nuova e, di lì, verso sud. A metà strada tra
piazza Castello e la Porta Nuova, la via Nuova veniva interrotta
dalla Piazza Reale, una piazza chiusa ispirata alle tendenze
francesi, che si sarebbe poi chiamata piazza d'Armi e piazza
Napoleone, prima di arrivare al nome attuale. Costruita da Ascanio
Vittozzi, la via Nuova ebbe un aspetto uniforme, così come preteso
dal duca Carlo Emanuele I, che, nell'omogeneità dell'architettura
della sua capitale, vedeva esaltato l'assolutismo del suo potere. Gli
edifici erano alti tre piani e la composizione architettonica offriva
balconi in ferro battuto, finestre sormontate da cornici a triangolo alternate a cornici ad arco e abbaini di richiamo parigino, secondo
il modello che può essere apprezzato ancora oggi in piazza San Carlo
e che il suo autore, Carlo Castellamonte, seppe imporre dal Seicento
ai secoli a venire.
All'inizio del XX secolo via Roma, che aveva
già assunto questo nome nel 1871, a riconoscere Roma come nuova
capitale d'Italia, era cambiata poco, rispetto al disegno di
Vittozzi. Era sì aumentato il traffico, con la presenza di ben due
linee tranviarie. Era sì aumentata la sua vocazione commerciale, con
la presenza di numerosissimi negozi, ristoranti, sale
cinematografiche. Gli edifici seicenteschi, inoltre, non rispondevano
più ai canoni igienici che si erano imposti alla fine del XIX secolo
e in molti casi avevano bisogno di radicali ristrutturazioni. Così
il Comune decise di approvare un grandioso progetto di
riqualificazione: non si sarebbero ripulite le facciate barocche, ma si sarebbero
addirittura abbattuti gli edifici di interi isolati, per ricostruirli
secondo canoni più moderni, e, allo stesso tempo, per adattare la
principale arteria del centro storico alle esigenze della
modernità.
I lavori procedettero in due fasi. Nella prima, tra
il 1931 e il 1933, si abbatterono e ricostruirono gli edifici del
segmento tra piazza Castello e piazza San Carlo. Data la
significativa importanza di questa parte della via,
trait d'union tra
le due principali piazze barocche torinesi, entrambe chiuse e di
stile uniforme, si decise che le facciate degli edifici avessero echi
barocchi: furono dunque realizzati ampi portici e le facciate
conservarono il ritmo barocco, con eleganti finestre sormontate da
cornici triangolari alternate a cornici ad arco e affiancate da
semicolonne slanciate. Le facciate neo-barocche di via Roma
contrastano con la costruzione
della Torre Littoria, sull'isolato
all'angolo con piazza Castello. Una costruzione a metà tra
speculazione edilizia e avanguardia architettonica che suscitò
feroci polemiche all'epoca e che ancora oggi lascia perplessi circa
il suo risultato, su piazza Castello.
Nella seconda fase, tra il 1936 e il 1938, i
lavori riguardarono il tratto della via tra piazza San Carlo e piazza
Carlo Felice. A guidare la riqualificazione fu chiamato Marcello
Piacentini, architetto prediletto del regime fascista e cantore
italiano del razionalismo (suo è anche il grattacielo dell'EUR di
Roma). E in questo tratto l'aspetto di via Roma fu totalmente
stravolto: abbandonati i riferimenti barocchi, Piacentini
rispettò l'idea di un'architettura uniforme e l'introduzione dei
portici, ma i suoi edifici furono dichiaratamente razionalisti e, di
fatto, il secondo tratto di via Roma può essere considerato emblema
del razionalismo italiano. Essendo stati rispettati, però
proporzioni e altezze esistenti, questa introduzione del razionalismo
nell'impianto barocco della via non è così traumatico come ci si
potrebbe aspettare. Anche perché, a fare da cerniera tra i due
tratti della via, ci sono le chiese barocche di San Carlo e Santa
Cristina, su piazza Castello, e, subito dopo, la piazzetta CLN, che
introduce già nello spirito razionalista, con i suoi colori e la sua
severità.
Molto più ampia, con una larghezza di 14,80 metri,
escludendo i portici, via Roma assunse così un aspetto più moderno
e più aderente alle esigenze del XX secolo. I portici diedero
maggiore spazio alla sua vocazione commerciale e turistica,
inserendola negli itinerari porticati della città; le nuove
dimensioni diedero maggiore spazio al traffico di quella che stava diventando la capitale
italiana dell'automobile. L'impatto della nuova via Roma sui torinesi fu tale che ai giovani soldati, pronti per le campagne d'Africa, fu vietato passeggiare sotto i portici con gli scarponi, perché avrebbero potuto rovinare le pavimentazioni marmoree.
I progettisti di
via Roma non si limitarono a risanarla e a reinventarla, ma andarono
oltre, vagheggiando addirittura una possibile linea metropolitana
(già allora Torino parlava della metropolitana, che sarebbe arrivata
solo una settantina d'anni dopo, con i Giochi Olimpici Invernali del
2006!); al di sotto della via venne costruito un tunnel, in grado di
ospitare una possibile futura metropolitana. Si dice possa essere
utilizzato per la linea 2, al momento rimandata sine die.
Via Roma
è stata la prima grande operazione di risanamento cittadino, una
sorta di Spina ante litteram. Anche il suo sventramento, come le
riqualificazioni attuali, suscitò grandi polemiche, anche per
l'inserimento delle architetture razionaliste, che il nostro Paese
collega inevitabilmente al regime fascista. Asse di collegamento tra
ben tre piazze monumentali, nel breve spazio di circa 600 metri
(piazza Castello, piazza San Carlo, piazza Carlo Felice), possiamo
considerare che il XX secolo è stato all'altezza dell'eredità
lasciatagli dal XVII secolo? Dell'antica via Roma rimangono solo
pittoresche cartoline d'epoca e i rapporti che denunciavano il
degrado dei cortili interni. E, considerando l'attuale assetto di
piazza Castello e piazza San Carlo, quest'ultima pedonale,
considerata la passione dei torinesi per le passeggiate sotto i
portici, considerata, infine, la capacità di reggere
affollamento, manifestazioni e affetto dei torinesi, si potrebbe dire
di sì, che tutto sommato, questa via Roma è una bella via Roma.
Da youtube, un video dell'istituto Luce sui lavori in corso in via
Roma, con i numeri e l'entusiasmo dell'epoca.
il progetto iniziale per la creazione della " citta' nuova " fu opera dell'Arc..Mensa..come da alcune sue piante di inizio 600..poi subentro' Vittozzi--che peraltro fu sovente impiegato da Carlo Emanuele in diversi lavori di consolidamento e modifiche alle numerose fortezze Sabaude esistenti nel Ducato..in special modo durante la campagna per l'invasione della Provenza
RispondiEliminaho scritto Arch. Mensa in realta'il nome esatto e' Monsa..!!!
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