Oggi
bagnarsi nelle acque dei fiumi di Torino è
severamente
vietato dalle leggi (e dovrebbe esserlo anche dal buonsenso). Ma
tutti i torinesi hanno probabilmente un genitore o un nonno che
ricorda
quando si andava sulle rive della Stura, del Sangone o del Po e si passava la giornata come se si fosse in spiaggia. Si
faceva anche il bagno, facendo molta attenzione, a causa dei
mulinelli. La mia famiglia materna usava andare sulla Stura,
su Rotta suTorino si è parlato del tram 41, che portava i torinesi sulle rive
del Sangone, cantante anche da
Gipo Farassino.
Ma i torinesi
raggiungevano anche il Po, dove c'erano anche
veri e propri
stabilimenti balneari, collocati prima del Parco del Valentino, verso
Moncalieri. Più a valle, in città, c'erano le attività del grande
fiume, i canottieri, i pescatori, le lavandaie e, si può immaginare,
anche le fogne cittadine. Questo spiega perché
i bagni si facessero
a monte. Le spiagge erano in genere
non attrezzate, ma c'erano anche
veri e propri lidi, i più famosi dei quali, sul lato di corso Moncalieri, erano i
Bagni Lido
Savoia, dotati di ogni comfort, cabine e docce compresi. Sul lato
opposto, all'altezza di corso Spezia, c'era il
Lido Spezia, anch'esso
dotato di cabine e docce. Quest'ultima è stata la spiaggia torinese
sul Po che ha resistito più a lungo, addirittura fino a dopo
Italia
61, per la cui costruzione le altre spiagge furono mano a mano
cancellate.
Negli anni 60, però, in pieno boom economico, presenza o
non presenza delle spiagge in città, i torinesi iniziarono a
frequentare
le spiagge liguri, grazie anche alle
automobili, che
iniziarono a essere
uno degli status symbol irrinunciabili del nuovo
benessere.
Ma l'idea di una spiaggia in città
non ha mai
lasciato l'immaginario torinese: l'anno scorso il Comune ha tentato
l'esperimento ai
Murazzi, con una spiaggia artificiale dotata di
sdraio e docce e con il divieto assoluto di balneazione, perché il
Po non è quello di 50 anni fa.
Torino come Parigi scrissero i media
lo scorso anno, per lanciare la spiaggia dei Murazzi.
No, niente
Parigi,
Torino come la Torino di buona parte del XX secolo.
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